Economia della Repubblica Democratica Tedesca: differenze tra le versioni
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Le ragioni del ritardo economico della Germania orientale erano molteplici. Mentre ingenti somme di denaro, principalmente provenienti dagli [[Stati Uniti d'America]], venivano investite nella [[Germania Ovest]], l'[[Unione Sovietica]] non solo non finanziò l'economia della sua zona d'occupazione, ma utilizzò le risorse locali per coprire i costi delle riparazioni e dell'occupazione. Tra il 1946 e il 1953, il costo complessivo delle riparazioni, dirette e indirette, sostenuto dalla [[Germania Est]] ammontò a 14 miliardi $ (cambio del 1938).<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 19}}.</ref>
La riforma agraria (''Bodenreform'') prevedeva l'esproprio delle terre possedute dai nazisti, dai criminali di guerra e, in generale, delle proprietà superiori a 1 km².<ref name=":2" /> Alcune delle 500 proprietà degli ''[[Junker]]'' furono trasformate in fattorie collettive del popolo (''[[Landwirtschaftliche Produktionsgenossenschaft]]'', LPG), I governi locali confiscarono 13 700 aziende agricole per una superficie totale di 30 000 km², di cui 22 000 furono distribuiti tra più di 500 000 contadini, braccianti, piccoli proprietari terrieri e rifugiati.<ref name=":2" /><ref name=":14">{{Cita libro|autore-capitolo=AA.VV.|titolo=Большая советская энциклопедия|edizione=3|data=1969-1978|editore=Советская энциклопедия|città=Mosca|volume=tomo 6|capitolo=Германская Демократическая Республика}}</ref>
Le industrie del Reich e dei gerarchi nazisti furono confiscate, rappresentando circa il 60% dell'intera produzione della zona sovietica.<ref name=":2">{{Cita|Burant 1988|p. 44}}.</ref> Le fabbriche pesanti, che costituivano il 20% della produzione totale, furono sfruttate dall'URSS per il pagamento delle riparazioni, con la creazione delle aziende congiunte sovietiche (''Sowjetische Aktiengesellschaften'', SAG).<ref name=":2" /> Il restante patrimonio industriale confiscato fu nazionalizzato, lasciando solo il 40% della produzione in mano ai privati.<ref name=":2" /> Tali politiche penalizzarono la Repubblica Democratica Tedesca nella competizione economica con la controparte occidentale.▼
Mentre lo smantellamento della capacità industriale ebbe un impatto rilevante, il principale fattore alla base della divergenza economica iniziale fu la separazione della RDT dal mercato tedesco occidentale.<ref name="ritschl14" /> L'economia della Germania Est, dominata dall'industria di consumo, dipendeva in gran parte da materie prime e beni intermedi reperibili solo in Occidente. La RDT era priva di giacimenti di carbone e riusciva a soddisfare appena la metà del fabbisogno interno di carburante.<ref name="ritschl14" /> Nel 1943, la produzione dell'est rappresentava solo lo 0,5% di [[Coke (carbone)|coke]], l'1,6% di ferro e il 6,9% di acciaio della produzione tedesca postbellica.<ref name="ritschl14" /> Dopo la guerra, il commercio tra est e ovest subì una riduzione del 35%.<ref name="ritschl14" />▼
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▲Mentre lo smantellamento della capacità industriale ebbe un impatto rilevante, il principale fattore alla base della divergenza economica iniziale fu la separazione della RDT dal mercato tedesco occidentale.<ref name="ritschl14" /> L'economia della Germania Est, dominata dall'industria di consumo, dipendeva in gran parte da materie prime e beni intermedi reperibili solo in Occidente.
Il commercio al dettaglio fu completamente monopolizzato dallo stato attraverso due organizzazioni dai privilegi speciali: le ''[[Konsum]]'' e le ''[[Handelsorganisation]]''. Il 2 gennaio 1949 fu introdotto un piano economico biennale con l'obiettivo di aumentare dell’81% il livello produttivo rispetto al 1939, incrementare i salari dal 12% al 15% e ridurre del 30% i costi di produzione. Inoltre, il piano prevedeva un miglioramento delle razioni alimentari quotidiane, portandole da 1 500 a 2 000 calorie.
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Nel 1948 fu creata la Commissione economica tedesca (''Deutsche Wirtschaftskomission'') che assunse l'autorità amministrativa e il 7 ottobre 1949 proclamò la Repubblica Democratica Tedesca.<ref>{{Cita|Burant 1988|p. 45}}.</ref>
Nel 1949, si stima che il 100% dei trasporti, tra il 90% e il 100% delle industrie chimiche e il 93% delle aziende di carburanti fossero di fatto sotto il controllo sovietico. Alla fine del 1950, la Germania dell'Est aveva già versato 3,7 miliardi $ dei 10 miliardi richiesti dall'URSS come riparazioni di guerra. Dopo la morte di [[Stalin]] e i [[Moti operai del 1953 in Germania Est|moti operai del 1953]], l'Unione Sovietica restituì al governo della Germania dell'Est le aziende precedentemente confiscate.
Nel maggio 1949, il ministro degli Esteri sovietico [[Andrej Januar'evič Vyšinskij|Andrej Vyšinskij]] dichiarò che, nel marzo dello stesso anno, la produzione nella zona di occupazione sovietica aveva superato del 96,6% il livello del 1936 e che il bilancio registrava un surplus di 1 miliardo di [[Marco della Repubblica Democratica Tedesca|marchi orientali]], nonostante una riduzione del 30% delle tasse.
===Anni Cinquanta===
Nel maggio 1950, il governo sovietico dimezzò le richieste di riparazioni imposte alla DDR e, a partire dal 1954, ne sospese completamente la riscossione.<ref name=":14" /> Inoltre, l’Unione Sovietica restituì alla Germania Est le imprese precedentemente cedute a titolo di riparazione e ridusse le spese relative alla presenza delle truppe sovietiche sul territorio della RDT, fissandole a un massimo del 5% delle entrate del bilancio statale.<ref name=":14" /> In seguito, l’URSS rinunciò del tutto a tali contributi.<ref name=":14" />
▲La riforma agraria (''Bodenreform'') prevedeva l'esproprio delle terre possedute dai nazisti, dai criminali di guerra e, in generale, delle proprietà superiori a 1 km².<ref name=":2" /> Alcune delle 500 proprietà degli ''[[Junker]]'' furono trasformate in fattorie collettive del popolo (''[[Landwirtschaftliche Produktionsgenossenschaft]]'', LPG), mentre più di 30 000 km² di terreni furono distribuiti tra più di 500 000 contadini, braccianti e rifugiati.<ref name=":2" /> Le compensazioni furono riconosciute solo agli antifascisti e antinazisti. Nel settembre del 1947 l'[[Amministrazione militare sovietica in Germania]] annunciò il completamento della riforma agraria nella zona di occupazione: un totale di 12 355 proprietà e 24 000 km² furono nazionalizzati e ridistribuiti a 119 000 famiglie di contadini senza terra, 83 000 famiglie di rifugiati e altre 300 000 di diverse categorie. Furono inoltre create delle fattorie di stato rinominate ''[[Volkseigenes Gut]]'' ("Proprietà del popolo").
Nel luglio 1950, il III Congresso del [[Partito Socialista Unificato di Germania]] (''Sozialistische Einheitspartei Deutschlands'' - SED) enfatizzò il progresso industriale, settore che impiegava il 40% della forza lavoro.<ref name=":3">{{Cita|Burant 1988|p. 46}}.</ref> In seguito furono nazionalizzate le industrie private e trasformate in "Imprese del Popolo" (''[[Volkseigene Betriebe]]'', VEB), che arrivarono a rappresentare il 75% della produzione industriale.<ref name=":3" /> Il primo piano quinquennale (1951-1955) introdusse la pianificazione centralizzata, fissando alte quote di produzione per l'industria pesante e maggiori richieste di produttività dei lavoratori.<ref name=":3" />▼
Nel 1950, la Repubblica Democratica Tedesca entrò a far parte del [[Consiglio di mutua assistenza economica]].<ref name=":3">{{Cita|Burant 1988|p. 46}}.</ref>▼
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▲Nel luglio 1950, il III Congresso del [[Partito Socialista Unificato di Germania]] (''Sozialistische Einheitspartei Deutschlands'' - SED) enfatizzò il progresso industriale, settore che impiegava il 40% della forza lavoro.<ref name=":3" /> In seguito furono nazionalizzate le industrie private e trasformate in "Imprese del Popolo" (''[[Volkseigene Betriebe]]'', VEB), che arrivarono a rappresentare il 75% della produzione industriale.<ref name=":3" /> Il primo piano quinquennale (1951-1955) introdusse la pianificazione centralizzata, fissando alte quote di produzione per l'industria pesante e maggiori richieste di produttività dei lavoratori.<ref name=":3" />
[[File:Bundesarchiv Bild 183-62752-0001, Plaste.jpg|sinistra|miniatura|Produzione di plastica, in termini pro-capite, dei paesi industrializzati al 1957 e la previsione per la DDR al 1965.]]
Dal 9 al 12 luglio 1952 si tenne la seconda conferenza del SED e fu delineata la nuova politica economica della [[costruzione pianificata del socialismo]] (''Geplante Aufbau des Sozialismus''), finalizzata a rafforzare il settore statale dell’economia. Gli obiettivi successivi furono l’implementazione di una pianificazione socialista uniforme e l’applicazione sistematica di riforme economiche socialiste.
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Nel bilancio del 1953, presentato alla [[Volkskammer]], il tema dominante rimaneva lo sfruttamento economico da parte dell’Unione Sovietica. La legge di bilancio prevedeva una spesa totale di 34,688 miliardi di marchi, con un incremento del 10% rispetto ai 31,730 miliardi del 1952. Gran parte di queste risorse era destinata al rafforzamento dell’economia e della difesa. Nel 1954 l'Unione Sovietica diede maggiore sovranità alla RDT: i costi di riparazione furono pagati interamente e le SAG furono cedute al governo tedesco orientale.<ref name=":3" />
Nel febbraio 1956, durante il [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica]], il [[Segretario generale del PCUS|segretario generale]] [[Nikita Chruščëv]] denunciò lo [[stalinismo]]. Questo clima di apertura portò una parte dell’[[intelligencija]] accademica, insieme ad alcuni membri della leadership del SED, a chiedere riforme.<ref name=":4">{{Cita|Burant 1988|p. 47}}.</ref> Il filosofo marxista [[Wolfgang Harich]] pubblicò un programma che proponeva cambiamenti radicali al sistema della RDT. Tuttavia, verso la fine del 1956, Harich e i suoi collaboratori furono espulsi dal SED e imprigionati.<ref name=":4" />
Al plenum del SED del luglio 1956, fu confermata la leadership di [[Walter Ulbricht]].
Il regime annunciò lo sviluppo del settore dell'[[energia nucleare]], e nel 1957 venne attivato il primo reattore nucleare della RDT.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 47-48}}.</ref> Contestualmente, le quote di produzione industriale vennero incrementate del 55%, con un rinnovato focus sull'industria pesante.<ref name=":5">{{Cita|Burant 1988|p. 48}}.</ref>
Il piano quinquennale intensificò la collettivizzazione agricola e accelerò la completa nazionalizzazione del settore industriale.<ref name=":5" /> Nel 1958, l’agricoltura della RDT era composta principalmente da 750 000 fattorie private, che coprivano il 70% delle terre coltivabili, e da sole 6 000 fattorie collettive.<ref name=":5" /> Tra il 1958 e il 1959, il SED stabilì delle quote per i contadini privati e inviò gruppi nei villaggi per promuovere la collettivizzazione volontaria. Tuttavia, nei mesi di novembre e dicembre 1959, la [[Stasi]] arrestò alcuni contadini che si opponevano al processo.<ref name=":5" />
Nel febbraio 1958, il SED avviò una riforma estensiva della gestione economica, trasferendo numerosi ministri dell'industria alla Commissione di Stato della pianificazione (''Staatliche Plankommission'').<ref name=":5" /> Per accelerare la nazionalizzazione dell'industria, il partito offrì agli imprenditori una partnership del 50% e vari incentivi per trasformare le loro aziende in imprese del popolo.<ref name=":5" />
Alla fine degli anni Cinquanta, il settore socialista assunse un ruolo centrale nell'industria, nei trasporti e nel commercio.<ref name=":14" /> Le autorità dichiararono il successo della cooperazione agricola e l'eliminazione della disoccupazione.<ref name=":14" />
===Anni Sessanta===
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La crescita industriale annuale iniziò a diminuire costantemente dopo il 1959. In risposta, l'Unione Sovietica raccomandò alla Germania Est di adottare le riforme proposte dall'economista sovietico [[Ovsij Liberman]], sostenitore del principio di redditività e dell'introduzione di elementi di mercato nelle economie socialiste.<ref name=":5" />
Con il NÖS, la pianificazione centrale continuava a fissare gli obiettivi generali di sviluppo, ma il potere decisionale venne in parte trasferito dalle autorità centrali — come la Commissione per la pianificazione e il Consiglio economico del popolo — alle organizzazioni affiliate all'Associazione delle Aziende del Popolo (''Vereinigungen Volkseigener Betriebe'', VVB), al fine di favorire la specializzazione nei diversi settori produttivi.<ref name=":6">{{Cita|Burant 1988|p. 49}}.</ref> Le VVB, pur vincolate a quote di produzione stabilite centralmente, gestivano in autonomia le finanze interne, le tecnologie, l'allocazione della manodopera e delle risorse. Agivano anche da intermediarie, sintetizzando e trasmettendo dati e raccomandazioni dalle VEB. Il sistema prevedeva che le decisioni produttive fossero guidate dalla redditività, che i salari riflettessero la produttività e che i prezzi fossero determinati secondo la domanda e l'offerta.<ref name=":6" />
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