Economia della Repubblica Democratica Tedesca: differenze tra le versioni

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Al plenum del SED del luglio 1956, fu confermata la leadership di [[Walter Ulbricht]].
 
Il regime annunciò lo sviluppo del settore dell'[[energia nucleare]], e nel 1957 venne attivato il primo reattore nucleare della RDT.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 47-48}}.</ref> Contestualmente, le quote di produzione industriale vennero incrementate del 55%, con un rinnovato focus sull'industria pesante.<ref name=":5">{{Cita|Burant 1988|p. 48}}.</ref> In politica estera, strinse accordi di cooperazione economica all'interno del [[blocco orientale]] con [[Repubblica Popolare di Polonia|Polonia]], [[Repubblica Socialista Cecoslovacca|Cecoslovacchia]], [[Repubblica Popolare d'Ungheria|Ungheria]] e [[Repubblica Popolare di Bulgaria|Bulgaria]].<ref name=":14" />
 
Il piano quinquennale intensificò la collettivizzazione agricola e accelerò la completa nazionalizzazione del settore industriale.<ref name=":5" /> Nel 1958, l’agricoltura della RDT era composta principalmente da 750&nbsp;000 fattorie private, che coprivano il 70% delle terre coltivabili, e da sole 6&nbsp;000 fattorie collettive.<ref name=":5" /> Tra il 1958 e il 1959, il SED stabilì delle quote per i contadini privati e inviò gruppi nei villaggi per promuovere la collettivizzazione volontaria. Tuttavia, nei mesi di novembre e dicembre 1959, la [[Stasi]] arrestò alcuni contadini che si opponevano al processo.<ref name=":5" />
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Alla fine degli anni Cinquanta, le imprese private controllavano solo il 9% dell’industria, mentre le cooperative di produzione (''Produktionsgenossenschaften'', PG) avevano assorbito un terzo del settore artigianale tra il 1960 e il 1961, con un aumento del 6% rispetto al 1958.<ref name=":5" /> L’apertura del nuovo [[porto di Rostock]] nel 1960 contribuì a ridurre la dipendenza dal [[porto di Amburgo]].<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 89}}.</ref>
 
Nel luglio 1961 fu creato il Consiglio economico del popolo della RDT (''Volkswirtschaftsrat der DDR'') scorporando dalla Commissione per la pianificazione il Dipartimento principale dell'industria e il Dipartimento pprincipaleprincipale per l'approvvigionamento dei materiali. Il Consiglio doveva essere un organo indipendente per la gestione dell'industria a livello centrale e locale e per la “regolamentazione delle questioni di base relative ai mestieri specializzati e alle industrie dei servizi”.<ref>{{Cita|Ludz e Kuppe 1979}}.</ref>
 
Il secondo piano quinquennale incontrò difficoltà e fu sostituito da un piano settennale (1959–1965) che puntava a raggiungere entro il 1961 lo stesso livello di produzione pro capite della Germania Ovest, prevedendo quote più elevate e un aumento dell’85% della produttività.<ref name=":5" /> L’emigrazione aumentò da 143&nbsp;000 persone nel 1959 a 199&nbsp;000 nel 1960, con una forte incidenza di giovani sotto i 25 anni e colletti bianchi. Tra il 1949 e il 1961, oltre 2,5 milioni di lavoratori avevano lasciato la RDT.<ref name=":5" />
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L'importanza data alle competenze tecniche permise alla nuova élite tecnocratica di accedere ai vertici della burocrazia, precedentemente dominati da politici ideologicamente ortodossi. I dirigenti delle VVB venivano selezionati principalmente per merito professionale, più che per adesione ideologica.<ref name=":7" /> Anche nelle singole imprese aumentò la domanda di personale qualificato: Il SED indirizzò l’istruzione verso le scienze applicate e la gestione, rendendola un mezzo per l’avanzamento sociale, l’accesso a benefici materiali e il miglioramento delle condizioni di vita. Tra il 1964 e il 1967, gli stipendi crebbero e aumentò la disponibilità di beni di consumo, compresi articoli di lusso.<ref name=":7" />
 
Nel giugno 1964, la Repubblica Democratica Tedesca e l'Unione Sovietica firmarono un trattato di amicizia, assistenza reciproca e cooperazione. A questo seguì, nel dicembre 1965, un accordo commerciale a lungo termine che fissava il volume degli scambi per il periodo 1966-1970 a oltre 13 miliardi di rubli.<ref name=":14" />
I risultati della riforma si rivelarono inferiori alle aspettative del partito, poiché la crescita fu trainata principalmente dall'aumento degli investimenti, piuttosto che dall'efficacia del nuovo sistema di controllo.<ref name=":1">{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 30}}.</ref> Di conseguenza, tra il 1967 e il 1968 il piano fu rivisto con l’introduzione del [[Sistema economico del socialismo]], che individuava i settori strategici prioritari nell'accesso a fondi e risorse.<ref name=":1" /><ref name=":8">{{Cita|Burant 1988|p. 51}}.</ref> Inizialmente, questi settori comprendevano l’industria chimica, ingegneristica ed elettronica, ma a seguito delle pressioni esercitate dalle imprese per includere altri progetti strategici, l’elenco si ampliò.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 31}}.</ref> Furono costituite partnership industriali integrate verticalmente per coordinare le filiere produttive nei settori chiave, mentre vennero reintrodotti sussidi per ridurre i costi e accelerare la crescita nei settori favoriti.<ref name=":8" /> Il piano annuale del 1968 stabilì quote di produzione nei settori determinanti superiori del 2,6% rispetto agli altri, e obiettivi ancora più ambiziosi furono fissati per l’alta tecnologia nel biennio 1969–1970. Il Sistema Economico del Socialismo verrà dismesso nel 1970.<ref name=":8" /> Ciò indebolì la posizione di Ulbricht all'interno del partito.<ref name=":8" />
 
I risultati della riforma si rivelarono inferiori alle aspettative del partito, poiché la crescita fu trainata principalmente dall'aumento degli investimenti, piuttosto che dall'efficacia del nuovo sistema di controllo.<ref name=":1">{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 30}}.</ref> DiNell'aprile conseguenza1967, tra il 1967VII eCongresso ildel 1968SED ildefinì pianoun funuovo rivistopiano conper l’introduzionela costruzione del socialismo e venne introdotto il [[Sistema economico del socialismo]] (''Ökonomische System des Sozialismus''), che individuava i settori strategici prioritari nell'accesso a fondi e risorse.<ref name=":14" /><ref name=":1" /><ref name=":8">{{Cita|Burant 1988|p. 51}}.</ref><ref>{{Cita web|lingua=de|url=https://library.fes.de/FDGB-Lexikon/texte/sachteil/o/%25D6konomisches_System_des_Sozialismus_(%25D6SS).html|titolo=Ökonomisches System des Sozialismus (ÖSS)|sito=FDGB-Lexikon|accesso=2025-05-01|urlarchivio=http://web.archive.org/web/20240715153705/http://library.fes.de/FDGB-Lexikon/texte/sachteil/o/%D6konomisches_System_des_Sozialismus_(%D6SS).html|dataarchivio=2024-07-15}}</ref> Inizialmente, questi settori comprendevano l’industria chimica, ingegneristica ed elettronica, ma a seguito delle pressioni esercitate dalle imprese per includere altri progetti strategici, l’elenco si ampliò.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 31}}.</ref> Furono costituite partnership industriali integrate verticalmente per coordinare le filiere produttive nei settori chiave, mentre vennero reintrodotti sussidi per ridurre i costi e accelerare la crescita nei settori favoriti.<ref name=":8" /> Il piano annuale del 1968 stabilì quote di produzione nei settori determinanti superiori del 2,6% rispetto agli altri, e obiettivi ancora più ambiziosi furono fissati per l’alta tecnologia nel biennio 1969–1970. Il Sistema Economico del Socialismo verrà dismesso nel 1970.<ref name=":8" /> Ciò indebolì la posizione di Ulbricht all'interno del partito.<ref name=":8" />
Nel frattempo, verso la fine degli anni Sessanta, la scoperta del [[giacimento di gas naturale di Altmark]] aprì nuove opportunità commerciali con l’estero e contribuì a un significativo incremento delle entrate in valuta estera per lo Stato.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 89-90}}.</ref>
 
Nel frattempo, verso la fine degli anni Sessanta, la scoperta del [[giacimento di gas naturale di Altmark]] aprì nuove opportunità commerciali con l’estero e contribuì a un significativo incremento delle entrate in valuta estera per lo Stato.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 89-90}}.</ref> Nel novembre 1970, fu stipulato un nuovo accordo commerciale tra l'Unione Sovietica e la RDT per il quinquennio 1971-1975, con un fatturato complessivo previsto superiore a 22 miliardi di rubli.<ref name=":14" />
===Anni Settanta e Ottanta===
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1987-0213-002, Trostadt, Poltern von Bruchholz.jpg|thumb|[[Suhl]], 1987: Cooperativa di boscaioli raccoglie la legna dalle foreste della [[Turingia]]. ]]
Nei primi anni Settanta fu avviata una pianificazione a lungo termine, con linee guida di durata compresa tra i 15 e i 20 anni, pensate per garantire coerenza tra i diversi piani quinquennali.<ref name="countrystudy88" />
 
===Anni Settanta e Ottanta===
Nel 1971, il neo eletto segretario [[Erich Honecker]] introdusse il [[Compito principale|Compito]] [[Compito principale|principale]] (''Hauptaufgabe''), che definì la politica nazionale del decennio, riaffermando il [[marxismo-leninismo]] e la lotta di classe internazionalista.<ref name=":9">{{Cita|Burant 1988|p. 52}}.</ref> Il SED lanciò una vasta campagna di propaganda per rafforzare il sostegno al socialismo filo-sovietico e rilanciare la centralità del lavoratore. La politica mantenne come obiettivo lo sviluppo industriale, ma sempre all'interno della pianificazione statale.<ref name=":9" /> Con il "socialismo di consumo" (''Konsumsozialismus''), parte integrante del Compito principale, si puntò a soddisfare i bisogni materiali della classe operaia, intervenendo su salari e ampliando la disponibilità di beni di consumo.<ref name=":9" />
Nei primi anni Settanta fu avviata una pianificazione a lungo termine, con linee guida di durata compresa tra i 15 e i 20 anni, pensate per garantire coerenza tra i diversi piani quinquennali.<ref name="countrystudy88" /> L’VIII Congresso del SED, svoltosi nel giugno 1971, approvò gli obiettivi del Piano quinquennale 1971–1975 con lo scopo principale di migliorare ulteriormente le condizioni di vita materiali e culturali della popolazione, basato su alti tassi di crescita della produzione socialista, maggiore efficienza, progresso scientifico e tecnologico e incremento della produttività del lavoro.<ref name=":14" /> Nel periodo 1971–1975, si prevedeva un aumento del reddito nazionale del 26-28%, un incremento della produzione industriale di beni del 34-36% e una crescita della produttività del lavoro nell'industria del 35-37%. Entro il 1975, i consumi sarebbero dovuti aumentare del 21-23%.<ref name=":14" />
 
Nel giugno 1971, le relazioni economiche e commerciali della RDT si estendevano a oltre 100 Paesi, tra cui molti paesi in via di sviluppo.<ref name=":14" /> I principali partner commerciali restavano i Paesi socialisti, in particolare l’Unione Sovietica.<ref name=":14" /> La RDT dipendeva in larga misura dalle importazioni per coprire il proprio fabbisogno di materie prime: il 90% del petrolio e del minerale di ferro, il 40% dell’acciaio laminato, il 70% dello zinco, il 60% dell’alluminio primario e del piombo, il 40% del legname e l’85% del cotone.<ref name=":14" />[[File:KaffeeMix.jpg|sinistra|miniatura|197x197px|La miscela tedesca orientale ''Kaffee Mix'' costituita al 51% da caffè, prodotto a causa delle carenze]]
Nel 1971, ilIl neo eletto segretario [[Erich Honecker]] introdusse il [[Compito principale|Compito]] [[Compito principale|principale]] (''Hauptaufgabe''), che definì la politica nazionale del decennio, riaffermando il [[marxismo-leninismo]] e la lotta di classe internazionalista.<ref name=":9">{{Cita|Burant 1988|p. 52}}.</ref> Il SED lanciò una vasta campagna di propaganda per rafforzare il sostegno al socialismo filo-sovietico e rilanciare la centralità del lavoratore. La politica mantenne come obiettivo lo sviluppo industriale, ma sempre all'interno della pianificazione statale.<ref name=":9" /> Con il "socialismo di consumo" (''Konsumsozialismus''), parte integrante del Compito principale, si puntò a soddisfare i bisogni materiali della classe operaia, intervenendo su salari e ampliando la disponibilità di beni di consumo.<ref name=":9" />
 
Il regime accelerò la costruzione di nuove abitazioni e la ristrutturazione di quelle esistenti, destinando il 60% degli alloggi alle famiglie operaie. Gli affitti, fortemente sussidiati, restavano molto bassi.<ref name=":10">{{Cita|Burant 1988|p. 53}}.</ref> Considerando che le donne rappresentavano il 50% della forza lavoro, furono aperti nuovi asili e introdotti congedi di maternità retribuiti da sei mesi a un anno. Anche le pensioni annuali furono aumentate.<ref name=":10" />
 
Nel 1972, le ultime piccole e medie imprese private ancora parzialmente indipendenti furono nazionalizzate.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 33}}.</ref> L'anno successivo, Honecker comunicò con orgoglio il risultato al nuovo leader sovietico [[Leonid Brežnev]]. In alcuni casi, i vecchi proprietari rimasero alla guida delle aziende, ma in qualità di direttori stipendiati dallo Stato, con una perdita di efficienza. Imprese che avevano mostrato capacità di iniziativa, reattività al mercato e che generavano valuta forte furono sottoposte alla pianificazione e al controllo statale, malgrado la stagnazione economica.
 
[[File:KaffeeMix.jpg|sinistra|miniatura|197x197px|La miscela tedesca orientale ''Kaffee Mix'' costituita al 51% da caffè, prodotto a causa delle carenze]]
Negli anni Settanta, l’aumento globale dei prezzi al consumo colpì anche la RDT, sebbene con ritardo a causa della politica dei prezzi del Comecon.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 34-35}}.</ref> Il caffè, bene molto richiesto, divenne un problema strategico per via della necessità di importarlo con valuta forte. Il forte rincaro del caffè tra il 1976 e il 1977 quadruplicò i costi di importazione, causando la cosiddetta “[[Crisi del caffè della Repubblica Democratica Tedesca|crisi del caffè]]”. In risposta, il Politbüro ritirò molti marchi di qualità, limitandone l’uso nella ristorazione e negli uffici pubblici, e introdusse la ''Mischkaffee'' (o ''Kaffee-Mix''), una miscela composta per il 51% da caffè e per il 49% da additivi come [[Cichorium intybus|cicoria]], [[Secale cereale|segale]] e [[Barbabietola da zucchero|barbabietole da zucchero]], ampiamente criticata per il gusto sgradevole.
 
La crisi si risolse dopo il 1978, con la discesa dei prezzi internazionali e l’aumento dell’importazione grazie a un accordo con il [[Vietnam]].
 
=== Anni Ottanta ===
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1987-0213-002, Trostadt, Poltern von Bruchholz.jpg|thumb|[[Suhl]], 1987: Cooperativa di boscaioli raccoglie la legna dalle foreste della [[Turingia]]. ]]Il crescente debito estero della RDT divenne fonte di instabilità. Dopo la bancarotta della [[Repubblica Popolare di Polonia|Polonia]], i paesi occidentali imposero un boicottaggio finanziario ai membri del blocco orientale, inclusa la Germania Est.<ref name="B35">{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 35}}.</ref> Anche la vendita di petrolio grezzo sovietico, una delle principali fonti di valuta forte, divenne meno redditizia a causa dei mutamenti del mercato globale.<ref name="B35" /> La carenza di investimenti nella ricerca e nella produzione di beni di consumo rese i prodotti della RDT meno competitivi sui mercati occidentali, aumentando la dipendenza economica dall'Unione Sovietica.<ref name="B35" />
 
Nel 1989, il rapporto debito/PIL raggiunse il 20%, un livello ancora gestibile ma sostenuto solo grazie alla capacità della RDT di esportare beni in occidente e ottenere valuta forte per ripagare i debiti.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 37-38}}.</ref> Nell'ottobre dello stesso anno, un documento del Politbüro (lo ''Schürer-Papier'') stimava che, per mantenere la stabilità del debito, il surplus delle esportazioni avrebbe dovuto passare da 2 miliardi di marchi nel 1990 a oltre 11 miliardi nel 1995, obiettivo ritenuto difficilmente raggiungibile senza sforzi straordinari, soprattutto in un contesto politico ormai instabile.