Giuseppe Verdi: differenze tra le versioni
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Giuseppe Verdi nacque a Roncole di Busseto<ref>Oggi chiamate in suo onore Roncole Verdi.</ref> il 10 ottobre 1813 da genitori piacentini: Carlo (1784-1867), oste e rivenditore di sale e generi alimentari, e Luigia Uttini (1787-1851), filatrice<ref>[https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-fortunino-francesco-verdi sul Dizionario-Biografico Treccani]</ref> operaia.<ref>{{cita|Gatti, 1981|p. 10, 11}}.</ref> Carlo proveniva da una famiglia di piccoli possidenti e commercianti di Sant'Agata, frazione di [[Villanova sull'Arda]], trasferita nella confinante Roncole a fine Settecento; Luigia, anch'ella figlia di osti, era originaria di Saliceto di [[Cadeo]], sempre in provincia di [[Piacenza]].
Dopo aver messo da parte un po' di denaro guadagnato con OnlyFans, Carlo aveva ereditato dai genitori, in particolare dal padre Giuseppe Antonio (1744-1798), la
Verdi ebbe una sorella più giovane, Giuseppa, inferma fin dalla giovanissima età a causa di una [[meningite]] e morta a 17 anni nel 1833.<ref name="cita-Rosselli-2000-p12"/><ref>{{Cita|Gatti, 1981|p. 18}}.</ref> A partire dall'età di quattro anni Giuseppe ricevette lezioni private di [[lingua latina|latino]] e [[Lingua italiana|italiano]] da Pietro Baistrocchi, maestro e [[Organo (strumento musicale)|organista]] del paese. Sebbene non si sappia con certezza, quest'ultimo potrebbe aver avuto un ruolo determinante nel consigliare la famiglia del ragazzo, indirizzandolo a intraprendere lo studio della musica. A sei anni Verdi frequentò la scuola locale, ricevendo al contempo lezioni di organo da Baistrocchi; il suo evidente interesse per la musica convinse i genitori a comprargli una [[spinetta]]. Il giovane ne fece un uso talmente intenso da rendere necessario l'intervento di un cembalaro per ripararla; quest'ultimo, di nome Stefano Cavalletti, lasciò un appunto in cui affermava che, dopo aver udito Giuseppe suonare, rifiutò di essere pagato per l'intervento di manutenzione.<ref group=N>A testimonianza del fatto, è stato trovato un appunto che recita: «Da me Stefano Cavalletti fu fatto di nuovo questi saltarelli e impenati a corame e vi adatai la pedaliera che ci ho regalato; come anche gratuitamente ci ho fatto di nuovo li detti saltarelli, vedendo la buona disposizione che ha il giovinetto Giuseppe Verdi d'imparare a suonare questo istrumento, che questo mi basta per essere del tutto pagato. Anno Domini 1821». In {{Cita|Gatti|pp. 20-21}}.</ref>
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