Bonet: differenze tra le versioni

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Una variante del bonèt molto diffusa tra le famiglie contadine delle Langhe prevede l'uso del [[Fernet]] al posto dell'originario rum da pasticceria: si tratta di una variante che ha precise ragioni storiche. A partire dal 1835 una serie di epidemie di [[colera]] funestò il Piemonte fino al 1893, colpendo con particolare virulenza le campagne delle Langhe, dove l'approvvigionamento idrico era quasi totalmente basato sui pozzi di acqua piovana non di rado captata direttamente dal suolo dei cortili e delle strade. Dopo il 1860 si affermò la credenza che l'aggiunta di qualche goccia di liquore Fernet, già prodotto da distillerie milanesi e torinesi, fosse un metodo efficace per sterilizzare l'acqua e renderla potabile e sicura. Ciò ne comportò una capillare diffusione anche nelle famiglie contadine delle Langhe più povere, dove l'uso profilattico/preventivo ne giustificava la spesa, e dove la bottiglia di Fernet divenne l'unico superalcolico presente nelle loro dispense; al punto da poter essere usato, con molta parsimonia, anche per la preparazione del bonèt al posto di altri liquori che si sarebbero dovuti necessariamente acquistare a parte. Nel 1893 l'Università di Pavia dimostrò l'inefficacia del Fernet per la prevenzione anti-colerosa, ma ciò non gli fece perdere l'aura di "medicinale" a largo spettro, che ad esempio "guarisce le febbri intermittenti, il mal di capo, capogiri, mali nervosi, mal di fegato, spleen, mal di mare, nausee in genere..."<ref>Pubblicità Fernet Branca in "Monitore Industriale Italiano", 15 ottobre 1877.</ref> (pubblicità Fernet Branca in "Monitore Industriale Italiano", 15 ottobre 1877). Presso le famiglie contadine di Langa il suo successo continuò a lungo, e a lungo continuò ad essere l'unico liquore di famiglia, diventando ingrediente specifico per la preparazione del bonèt.
 
== Curiosità ==
Il bonet, tipico dolce al cucchiaio piemontese a base di amaretti, cacao e liquore, era considerato uno dei preferiti da Napoleone Bonaparte durante le sue campagne in Italia. Si racconta che il suo gusto ricco e avvolgente, unito alla consistenza vellutata e alla nota alcolica, fosse particolarmente gradito all’imperatore, che apprezzava la cucina locale per la sua capacità di unire semplicità e intensità di sapori. Inoltre, la presenza degli amaretti – dolcetti molto diffusi all’epoca – e del rum, rendeva il bonet un dolce raffinato ma accessibile, perfetto per conquistare anche i palati più esigenti come quello di Napoleone.
 
== Note ==