Papa Leone I: differenze tra le versioni
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A febbraio del 450 l'imperatore d'Occidente Valentiniano III e sua madre [[Galla Placidia]] compirono un pellegrinaggio a Roma, e Leone approfittò dell'occasione per supplicarli di intervenire presso Teodosio II al fine di convocare un [[Concilio di Calcedonia|nuovo concilio]] che, morto Teodosio nel luglio di quell'anno, si tenne a [[Calcedonia]] nel 451, sotto il nuovo imperatore [[Marciano (imperatore)|Marciano]]. Il concilio accettò solennemente l'epistola dogmatica che Leone aveva inviato a Flaviano (morto nel frattempo in esilio) e che non era stata letta nell'occasione precedente, quale espressione della Fede cattolica sulla Persona di Cristo. Furono abrogate le leggi che Teodosio II aveva promulgato sulle risultanze del concilio precedente, Eutiche fu esiliato e il papa confermò le delibere del nuovo Concilio<ref>C. Rendina, cit., pp. 110 e seg.</ref>. Leone, in seguito, inviò a Ravennio (ep. LXVII), per comunicarlo anche ai vescovi di Gallia, la sua lettera a [[Flaviano di Costantinopoli]] sull'[[Incarnazione]]. Ravennio, allora, convocò un sinodo nel quale si riunirono quarantaquattro vescovi. Nella loro lettera sinodale del 451 questi ultimi affermarono di accettare la lettera del papa quale simbolo di fede (ep. XXIX ''inter ep. Leonis''). Nella sua risposta Leone parlò ancora della condanna di [[Nestorio]] (ep. CII).
Dopo aver eliminato il canone che elevava il Patriarcato di Costantinopoli al secondo posto dopo la Sede di Roma, diminuendo i privilegi degli antichi patriarchi
=== Gli affari italiani ===
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