Sant'Antioco (Italia): differenze tra le versioni

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Storia: simboli
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== Storia ==
[[File:Sant'Antioco Archaeological Museum, Sardinia (16153210624).jpg|thumb|left|upright=0.6|Bronzetto di arciere, ([[Museo archeologico comunale Ferruccio Barreca]])]]
===Età prenuragica e nuragica===
La storia di Sant'Antioco è antichissima. Una trentina di [[nuraghi]], un certo numero di cosiddette "[[Tombe dei giganti]]" e di "[[Domus de janas]]" testimoniano che l'isola non fosse priva di insediamenti stabili già in epoca preistorica. Notevole la presenza di numerosi nuraghe costieri, tra i quali si segnalano il [[nuraghe]] multitorre [[nuraghe S'Ega Marteddu|S'Ega Marteddu]], a ridosso della spiaggia di Maladroxia, il [[nuraghe Sa Cipudditta]] situato in un promontorio a picco sul mare in località Su Portu de su Casu e il sito di [[Complesso nuragico di Grutti 'e Acqua|Grutti 'e Acqua]], composto da un nuraghe multitorre polilobato e da uno dei villaggi nuragici più grandi della Sardegna, all'interno del quale sono presenti opere idrauliche e urbanistiche, templi a pozzo e tombe dei giganti. Il villaggio termina tra la spiaggia e la scogliera di Portu Sciusciau dove è probabile fosse presente un porto nuragico. Numerosi anche i reperti di cultura materiale di epoca nuragica rinvenuti in questo territorio tra i quali non mancano i [[Bronzetto nuragico|bronzetti]], come il famoso [[arciere]] nuragico di Sant'Antioco.
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=== Dall'età medievale a quella contemporanea ===
[[File:Castello Sant'Antioco.jpg|thumb|Resti del castello bizantino, disegno da "Viaggio in Sardegna" di Alberto Della Marmora]]
Dopo la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] (la data convenzionale è il [[476]] d.C.) Sulci, come il resto dell'isola, passò sotto il dominio dei [[Vandali]], una popolazione [[germani]]ca stabilitasi in [[Nord Africa]]; il loro passaggio nell'isola di Sant'Antioco è testimoniato da una particolare sepoltura al cui interno erano presenti i resti di un uomo sepolto insieme al proprio [[cavallo]]<ref>A cura di Silvia Lusuardi Siena -(a cura di), ''Fonti archeologiche e iconografiche per la storia e la cultura degli insediamenti nell'Altomedievo'', (pg2003, pp. 306-310) - 2003.</ref>. Nel [[534]], a seguito della vittoria del generale [[Belisario]] a [[Battaglia di Ticameron|Tricamari]] (presso l'antica città di Cartagine) sui Vandali, la Sardegna passò in mano ai [[Bizantini]], che vi rimasero alcuni secoli e che costruirono a Sulky un castello i cui ruderi erano ancora visibili nel [[XIX secolo]] secondo le testimonianze di [[Vittorio Angius]] e [[Alberto Della Marmora]]<ref>[http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=19898&v=2&c=2659&t=7 SardegnaCultura.it, ''Il Castello Castro'']</ref>. A causa delle frequenti scorrerie dei [[saraceni]], iniziate nel corso dell'[[Alto medioevo]], in particolare a partire dall'[[VIII secolo]], [[Bisanzio]] fu però costretta ad abbandonare progressivamente l'isola.
[[File:Iscrizione greca sant'antioco.png|thumb|Iscrizione [[Lingua greca bizantina|greca]] del X-XI secolo dalla [[Basilica di Sant'Antioco Martire]], sono menzionati il [[Protospatario]] Torchitorio, l'[[arconte]] Salusio e Sinispella]]
Successivamente Sulci fece parte del [[giudicato di Cagliari]], nella [[curatoria]] omonima, ma nel [[XIII secolo]] era ormai disabitata e la sede della [[Diocesi di Iglesias|diocesi di Sulci]] fu trasferita a [[Tratalias]]. L'isola Sulcitana, abbandonata, nel [[1124]] venne donata simbolicamente a Sant'Antioco (di fatto alla diocesi), da cui poi prese il nome, dal giudice di Cagliari [[Mariano II Torchitorio II]] e sua moglie Preziosa e poi dalla giudichessa [[Benedetta di Cagliari]] nel [[1216]]<ref>Luigi Cinesu, ''Donazione dell'isola Sulcitana a S.Antioco''.</ref>. Questa desolazione, proseguirà per tutto il periodo [[Storia della Sardegna aragonese|aragonese]] e [[Storia della Sardegna spagnola|spagnolo]] ([[1324]]-[[1713]]), tra [[XVI secolo|XVI]] e [[XVII secolo]] veniva interrotta eccezionalmente a due settimane di distanza dal giorno di [[Pasqua]] quando, per alcuni giorni, migliaia di persone accorrevano sull'isola per celebrare la festa in onore di Sant'Antioco (detta ''Sa Festa Manna''). Nel [[1615]], in piena [[controriforma]], in un gran fervore di caccia alle reliquie l'[[arcivescovo di Cagliari]] [[Francisco d'Esquivel]] fece ritrovare le reliquie del santo (vere o presunte), collocate presso le catacombe<ref>{{Cita web |url=http://www.comune.santantioco.ca.it/cms/il-santo/il-rinvenimento-delle-reliquie.html |titolo=L'epigrafe del Vescovo Pietro e il rinvenimento delle reliquie del Santo |accesso=19 aprile 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150427143159/http://www.comune.santantioco.ca.it/cms/il-santo/il-rinvenimento-delle-reliquie.html |dataarchivio=27 aprile 2015 |urlmorto=sì }}</ref>.
[[File:Sant’Antioco 331.jpg|left|thumb|Tipica abitazione in grotta, abbandonate solo negli [[anni 1970|anni 70]]]]
Solo nel [[XVIII secolo]], in [[Regno di Sardegna (1720-1861)|epoca sabauda]], iniziò un processo di ripopolamento del territorio, attuato in particolare da famiglie provenienti da [[Iglesias (Italia)|Iglesias]], che diede luce all'odierno abitato di Sant'Antioco il quale si sovrappose alle rovine dell'antica Sulci. Alla metà del secolo si contavano 38 case, 15 botteghe e 164 capanne, delle quali 100 scavate nella roccia, per un totale di circa 300 abitanti<ref>{{Cita|Giorgio Pinna|p. 138|Pinna}}.</ref>. L'incremento demografico proseguì nei due secoli successivi.
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Nel [[1938]] venne inaugurata la vicina città mineraria di [[Carbonia]] il cui [[carbone]] estratto veniva imbarcato nel porto di Sant'Antioco che divenne il primo porto sardo nel [[1940]], con un traffico di circa un milione di tonnellate di merci<ref>{{Cita|Giorgio Pinna|p. 154|Pinna}}.</ref>. Durante la [[seconda guerra mondiale]] Sant'Antioco e il suo porto furono più volte bombardati dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]<ref>{{Cita|Giorgio Pinna|p. 155|Pinna}}.</ref>.
 
===Simboli===
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 22 settembre 1963.<ref>{{Cita web|url=http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/comuni.printDetail.html?3389|titolo=Sant'Antioco|accesso=2 giugno 2025|sito=Archivio Centrale dello Stato}}</ref>
{{Citazione|Inquartato: il primo d'argento, al vascello al naturale, di quattro vele rigonfie, banderuolato di due, accostato da due gabbiani dal volo spiegato e navigante su di un mare ondato d'argento; il secondo d'azzurro, al castello murato di nero, finestrato di sei, fondato su collina di verde; il terzo d'azzurro, alla vite pampinata di sette, fruttata di tre e terrazzata al naturale; il quarto d'argento, al ponte romano di due arcate fondato su campagna al naturale e attraversante uno specchio d'acqua d'azzurro. Ornamenti esteriori da Comune.}}
Il gonfalone è un drappo di azzurro.
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==