Periodo Protodinastico (Egitto): differenze tra le versioni

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== Periodo Protodinastico, Arcaico, o Tinita (3150-2700 a.C. I - II dinastia) ==
[[File:PelermoStoneFragment-PetrieMuseum.png|thumb|La Pietra di Palermo nei registri riguardanti Khasekhemui]]
Le prime due dinastie vengono dette anche ''tinite'', dal nome della città di [[Tini (Egitto)|Thinis]] di cui sarebbero state originarie, città che, in breve, soppianterà, come importanza, quella originaria di Nekhen ([[Ieracompoli]]).
 
La citta di Thinis venne identificata indirettamente dallo storico [[Manetone]] per la provenienza dei primi sovrani della [[I dinastia egizia| I dinastia]] <ref>Edda Bresciani, Grande enciclopedia illustrata dell 'antico Egitto, pag.276</ref>.
 
=== Inizio del Periodo Protodinastico ===
 
Già con la dinastia “0” aveva avuto inizio quella che sarà poi una costante nella storia millenaria delle Due Terre: l'avvento, dall'Alto Egitto (a sud), di un principe ambizioso che pone fine a periodi di [[anarchia]] con la riunificazione del Paese.
 
Così avviene, infatti, nel Periodo Arcaico e la I dinastia, così avverrà con la [[XVII dinastia egizia|XVII]] e [[XVIII dinastia egizia|XVIII dinastia]] dopo la dominazione [[Hyksos]]<ref>{{cita|Aldred 1966|p. 61}}.</ref>.
 
L'unificazione dell'Alto Egitto a cura di un re [[Periodo Predinastico (Egitto)|predinastico]], peraltro ventilata già nella testa di mazza del [[Re Scorpione]], con gli stendardi che rappresentavano città o provincie sottomesse, era sintomatica di poteri centralizzati forti che non esistevano, tuttavia, nel nord del Paese a causa, specialmente, dell'autonomia delle città del [[Delta del Nilo|delta]].
 
Su questa situazione di stabilità al sud, si innesta perciò la figura di quello che viene indicato come il primo unificatore delle Due Terre e il primo sovrano della [[I dinastia egizia|I dinastia]]: il re [[Narmer]]<ref group="N">Usualmente si tende a indicare genericamente i sovrani dell'Egitto antico con il termine ''faraone''.
 
È tuttavia da tener presente che tale termine, derivazione greca da ''Per-Aa'', ovvero ''Grande Casa'', viene adottato solo in tempi relativamente recenti, con la XVIII dinastia e segnatamente con [[Thutmose III]]. Tutti i sovrani dinastici precedenti, perciò, dovrebbero essere indicati come ''re'' essendo di fatto il nome comune loro assegnato ''Neter-Nefer'', ovvero ''Buon Dio'', o anche solo ''Neter'' (Dio). In questa voce si cercherà, perciò, di seguire questa linea, anche se potrebbe essere utile ricorrere talvolta, sia pure impropriamente, al termine più usuale per comodità di scrittura.</ref>.
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=== Caratteristiche del Periodo Protodinastico ===
 
Data l'assenza della scrittura, il cui sviluppo inizia proprio in questo periodo<ref name="Al p64">{{cita|Aldred 1966|p. 64}}.</ref>, la ricostruzione storica non può che essere approssimativa così come frammentari sono i riscontri di innovazioni culturali. Le ceramiche perdono, tuttavia, l'aspetto raffinato del periodo predinastico acquisendo sempre più valore utilitaristico, grazie anche all'avvento della [[ruota del vasaio]], essendo sostituite, in campo decorativo, da vasellame in pietra e materiali più sofisticati come il [[porfido]], l'[[alabastro]], la [[diorite]].
 
Acquista slancio, di converso, la lavorazione del [[rame]] che viene utilizzato anche per la realizzazione di vasi lavorati battendo le lastre su modelli in legno<ref group="N">Non si esclude che, con il medesimo metodo, fossero prodotti anche vasi in oro, ma nessun esemplare è giunto a noi verosimilmente asportato nei millenni dalle tombe che ne contenevano.</ref>; la [[Pietra di Palermo]] menziona, tra l'altro, la realizzazione di statue in rame di Khasekhemui<ref group="N">È ipotizzabile che tali statue, al pari dei vasi, fossero realizzate su un'anima in legno su cui venivano martellate lastre di metallo.</ref>.
 
Fanno la loro comparsa la [[faience]] costituita essenzialmente da ciottoli di quarzo frantumati, probabilmente provenienti dal [[Deserto libico-nubiano|deserto libico]], che poteva essere fusa, intagliata e modellata<ref name="Al p64" />, e il [[papiro]], strumento versatile che consente, e consentirà durante la storia dell'Egitto, di tramandare racconti, ma ancor più, specie nella fase embrionale della nascita dello Stato unitario, di trasmettere disposizioni e ordini in maniera semplice e sicura<ref>{{cita|Aldred 1966|p. 68}}.</ref>.
 
Una sorta di sistema decimale, già esistente in periodo predinastico, acquista ancora maggior rilievo durante il periodo arcaico con funzioni prettamente utilitaristiche connesse alla necessità, dopo le piene nilotiche, di ripristinare i confini resi incerti dai depositi alluvionali. Per quanto attiene alle unità di misura lineare, come peraltro in altre culture coeve, si fa ricorso a misure convenzionali del corpo umano: dito, [[Palmo (unità di misura)|palmo]], [[Piede (unità di misura)|piede]], [[Braccio (unità di misura)|braccio]]; sono note anche misure di capacità i cui primi esempi sono rappresentati nella tomba di Hesire, funzionario del re Djoser, primo della III dinastia<ref group="N">Si tratta di una serie di quattordici mastelli in legno, di capacità differente, dotati di un livellatore per la misurazione delle rendite di frumento.</ref>.
 
Già in periodo Arcaico, infine, si assiste alla nascita di testi di natura divulgativo-scientifica<ref name="Al p70">{{cita|Aldred 1966|p. 70}}.</ref>: il [[Papiro Edwin Smith]], che tratta di medicina<ref group="N">IL Papiro Edwin Smith risale come stesura, in effetti, alla [[XVI dinastia egizia|XVI]]-[[XVII dinastia egizia|XVII dinastia]], ma elementi intrinseci, come la terminologia arcaica e l'uso di determinati vocaboli, dimostrano che si tratti di una copia di testi molto più antichi forse risalenti all'Antico Regno o al Periodo Arcaico.</ref><ref>{{Cita libro | James Henry | Breasted | The Special Edition Of The Edwin Smith Surgical Papyrus | 1984 | The Classic of Medicine Library | Division of Gryphon Edition , p. 28 }}</ref> e un testo teologico che tratta della creazione del mondo da parte del dio [[Ptah]] il cui culto, secondo la tradizione, venne istituito a Menfi da Menes/Narmer<ref name="Al p70" />.
 
=== I dinastia ===
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=== Evidenze archeologiche del periodo ===
 
Scarse sono le testimonianze archeologiche sopravvissute alla I dinastia<ref>Cyril Aldred, ''Arte dell'Antico Egitto'', Milano, Rizzoli, 2002, p. 36.</ref> e le poche pervenute sono seriamente danneggiate in conseguenza dei saccheggi subiti da tombe e cenotafi e dell'azione distruttiva posta in essere dai regnanti della II dinastia.
 
I reperti esistenti, tuttavia, lasciano intravedere una capacità manuale degli artigiani con splendide rifiniture in legno, avorio, cristallo di rocca e pietre dure, oro e rame. Molteplici e di notevole fattura, in tal senso, monili, specie collane, in faience, pietre dure, scisto, [[Corniola|cornalina]], lapis lazuli (importato dall'Afghanistan), e il primo esempio noto di tavola per il gioco del [[senet]], con caselle intarsiate e pedine in avorio risalente al re Djer della I dinastia (circa 2900 a.C.)<ref name="AAVV 2001 pp. 36">AAVV, 2001, I tesori dell'Antico Egitto nella collezione del Museo Egizio del Cairo) pp. 36 e 581.</ref>.
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A conferma della comune attenzione alle Due Terre, senza apparenti preferenze per nessuna delle due, inizia la consuetudine reale di disporre di due tombe: una, effettiva, nella necropoli di [[Saqqara]] e un [[cenotafio]] ad Abido.<ref name="Al p63">{{cita|Aldred 1966|p. 63}}.</ref> e nasce la “corona doppia”, o composita, che ingloba le corone delle Due Terre.
 
Una novità precipua di tale periodo, in campo artistico, sono le tavole di ardesia, o scisto, a forma di scudo<ref group="N">Questi manufatti vengono generalmente indicati come ''tavolette cosmetiche'' perché simili, sia pure in grandi dimensioni, a quelle piccole impiegate per mescolare, appunto, i cosmetici.</ref> nonché le teste di mazza da guerra commemorative di battaglie vittoriose che si rifanno, peraltro, a modelli già noti dal Predinastico (come la testa di mazza del Re Scorpione).
 
Tra i reperti di tal genere, si annovera la cosiddetta ''Tavoletta del Campo di Battaglia''<ref group="N">La tavoletta è anche nota come “Tavoletta degli avvoltoi”, “delle giraffe” o “dei leoni”; spezzata in tre parti principali, è proprietà, dell'Ashmolean Museum di Oxford, del British Museum di Londra e del Museo di Lucerna.</ref> risalente orientativamente al 3170 a.C., rinvenuta ad Abido ed evocativa di una battaglia vittoriosa contro popolazioni libiche.
Una novità precipua di tale periodo, in campo artistico, sono le tavole di ardesia, o scisto, a forma di scudo<ref group="N">Questi manufatti vengono generalmente indicati come ''tavolette cosmetiche'' perché simili, sia pure in grandi dimensioni, a quelle piccole impiegate per mescolare, appunto, i cosmetici.</ref> nonché le teste di mazza da guerra commemorative di battaglie vittoriose che si rifanno, peraltro, a modelli già noti dal Predinastico (come la testa di mazza del Re Scorpione).
 
Tra i reperti di tal genere, si annovera la cosiddetta ''Tavoletta del Campo di Battaglia''<ref group="N">La tavoletta è anche nota come “Tavoletta degli avvoltoi”, “delle giraffe” o “dei leoni”; spezzata in tre parti principali, è proprietà, dell'Ashmolean Museum di Oxford, del British Museum di Londra e del Museo di Lucerna.</ref> risalente orientativamente al 3170 a.C., rinvenuta ad Abido ed evocativa di una battaglia vittoriosa contro popolazioni libiche.
 
Da Ieracompoli proviene un'altra tavoletta, detta "dei due cani", oggi all'Ashmolean Museum di Oxford, che è, dopo la ''Tavoletta di Narmer'', una delle più complete. Due cani circondano la parte alta della tavoletta sporgendo oltre il bordo, così che sono visibili da entrambi i lati, mentre al centro, sul ''recto'', una scena di animali in caccia tra cui si distinguono leoni, giraffe, antilopi, leopardi, tori; sul rovescio ancora animali e una piastra liscia circondata da animali fantastici dal lungo collo, i cosiddetti [[serpopardo|serpopardi]] (simili a quelli riscontrabili sulla Tavoletta di Narmer)<ref group="N">
 
La tavoletta richiama, nella struttura, un altro analogo manufatto, la ''Tavoletta dei quattro cani'', oggi al Louvre, risalente al periodo Naqada II.</ref>.
 
Ancora tra le tavolette ''cosmetiche'' si annovera la ''Tavoletta della caccia al leone'' o ''Tavoletta dei Cacciatori''<ref group="N">La tavoletta, spezzata in due parti, è nella disponibilità del British Museum di Londra, e del Louvre di Parigi.</ref>, forse proveniente da Abido, in cui un gruppo di guerrieri cacciano animali selvatici, specie leoni. È interessante che i cacciatori siano palesemente attribuibili a tre differenti tribù, o province, di provenienza, a indicare, quindi, l'esistenza di alleanze.
 
Scarse sono anche le rimanenze architettoniche del periodo giacché le strutture, religiose o abitative, erano realizzate con materiali leggeri e deperibili (legno, mattoni crudi). Uniche strutture ancora identificabili sono le [[mastaba|mastabe]]<ref group="N">la forma tipica delle pareti, più larghe alla base, che danno alla costruzione la tipica forma tronco-piramidale rastremata verso l'alto, deriverebbe (Cyril Aldred, p. 40) dal ricordo delle originarie pareti in cannicci ricoperti di fango. Il peso stesso del fango lo faceva slittare verso il basso causando, così, un ispessimento della base del muro rispetto alla sommità. Tale particolarità estetico-architettonica si perpetuerà per tutta la storia dell'Egitto.</ref>, sia relative a tombe che a cenotafi, delle necropoli di Saqqara e Abido<ref>{{cita|Aldred 2002|pp. 40 e sgg.}}</ref>.
 
Le pareti esterne, a “''[[facciata di palazzo]]''”<ref group="N">Un'idea della ''facciata di palazzo'' è ricavabile dal [[serekht|serekh]], il simbolo della titolatura regale sovrastato dal falco, che inquadrava il nome di Horus del re, che simboleggia un palazzo, reale, appunto, visto sia in pianta (parte alta che contiene il geroglifico reale) che in alzato (la parte più bassa).</ref>, ovvero a rientranze e sporgenze a imitazione della porta principale di un palazzo reale fiancheggiata da torri, riscontrabile specialmente nell'area mesopotamica, ha fatto ipotizzare che da tale area sia provenuta l'idea stessa di costruzione architettonica, dapprima in mattoni crudi, poi sostituita dalla pietra<ref>{{cita|Aldred 2002|p. 40}}.</ref>. Il fatto poi che le costruzioni fossero ricoperte di latte di calce bianca applicato a imitazione delle stuoie in giunco, ha fatto altresì ipotizzare che originariamente tali strutture fossero in semplice legno ricoperte di tessuto.
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