Tricesimo: differenze tra le versioni

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Ad epoca longobarda risalgono pure le tombe ritrovate in località Casanova (presso il ponte del [[Cormor]]) e nelle pertinenze di San Pelagio, con reperti databili ai [[secolo VI|secolo VI]] e [[VII secolo|VII]].
 
Questi (e altri) ritrovamenti archeologici fanno supporre che il [[pagus]] di Tricesimo sia stato abitato con continuità dopo la caduta dell'impero romano e per tutto l'alto medioevo, quando poi finì sotto il dominio del [[patriarcato di Aquileia]]. La posizione strategica, all'incrocio tra la strada che da [[Aquileia]] porta al [[Norico]] e la strada bariglaria (proveniente da [[Gradisca d'Isonzo]]) ha favorito nei secoli l'afflusso di popolazione, gli scambi e i commerci facendo di Tricesimo uno dei più importanti centri amministrativi e religiosi del [[Friuli collinare]].
 
La posizione strategica, all'incrocio tra la strada che da [[Aquileia]] porta al [[Norico]] e la strada bariglaria (proveniente da [[Gradisca d'Isonzo]]) ha favorito nei secoli l'afflusso di popolazione, gli scambi e i commerci facendo di Tricesimo uno dei più importanti centri amministrativi e religiosi del [[Friuli collinare]]. La [[Gastaldato|gastaldia]] di cui era capoluogo estendeva la sua giurisdizione su 33 paesi (detti “ville”) ed era sottoposta al diretto controllo di un ufficiale patriarcale (il [[gastaldo]]) che amministrava la giustizia sotto la “loggia del comune” e riscuoteva i tributi. Parte dello stesso territorio rientrava nella [[pieve]] (documentata a partire da XII secolo) il cui pievano veniva eletto da un'assemblea di rappresentanti di ogni villa. L'amministrazione del paese era invece affidata alla [[vicinia]] (assemblea dei capifamiglia proprietari) che, sebbene sotto il controllo del gastaldo, rappresentava una pallida forma di [[comune medievale|autonomia comunale]]. A dimostrazione di ciò ci rimangono gli ''Statuti di Tricesimo'' (noti a noi nella versione quattrocentesca, ma di probabile origine duecentesca), un insieme di regole riguardanti il mercato, il transito dei “forestieri”, le attività commerciali artigianali e agricole, che ci forniscono un interessante spaccato della realtà economica del tempo. Nonostante ciò Tricesimo rimane fra i comuni “minori” (a differenza di [[Cividale del Friuli|Cividale]], [[San Daniele del Friuli|San Daniele]], [[Gemona]]...) e non ha voce in [[parlamento della Patria del Friuli|parlamento]].
 
Nonostante ciò Tricesimo rimane fra i comuni “minori” (a differenza di [[Cividale del Friuli|Cividale]], [[San Daniele del Friuli|San Daniele]], [[Gemona]]...) e non ha voce in [[parlamento della Patria del Friuli|parlamento]].
[[File:Tricesimo muro di cinta.jpg|left|thumb|Parte residua dell'antica cinta muraria medievale (in via della Martina)]]
In quest'epoca il paese si presentava come un nutrito gruppo di case cinto da un muro di difesa munito di torri all'esterno del quale sorgeva il [[duomo]]. Questo apprestamento difensivo non impedì comunque alle truppe del [[contea di Gorizia|conte di Gorizia]] di devastare il paese nel marzo del [[1289]].
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Dopo la caduta della repubblica di Venezia del 1797 ad opera di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] il paese seguì le sorti del Friuli centrale, segnato dal passaggio e dallo stanziamento degli eserciti francese e austriaco in quello che fu, fino al 1815, uno dei più movimentati fronti di guerra europei. La stagione [[Risorgimento|risorgimentale]] che infiammò gli animi della penisola italica si fece sentire anche a Tricesimo dove la gendarmeria austriaca fu impegnata più volte nel corso degli anni a intervenire per calmare piccole sommosse popolari e reprimere tentativi di insurrezione armata. Nel [[1843]] vennero requisite le armi nascoste nei solai delle chiese di Adorgnano e di Leonacco Basso, nel [[1848]] un gruppo di tricesimani partecipò alle insurrezioni di [[Udine]] e nel [[1852]] vennero rinvenute alcune armi sul fondo di un pozzo appena fuori dal paese. Nel [[1866]] il Friuli entrò a far parte del [[regno d'Italia]] e anche per Tricesimo cominciò un periodo di pace e ripresa interrotto dallo scoppio della [[prima guerra mondiale]] che, oltre ai disagi portati dalla vicinanza al fronte e all'anno di occupazione austro-ungarica dopo la [[battaglia di Caporetto|rotta di Caporetto]], costò al paese un pesante numero di caduti (ben 128).
 
 
Ugualmente tragiche furono le conseguenze della [[seconda guerra mondiale]] che portò un alto numero di vittime tra gli uomini al fronte ma anche tra i civili (in particolare verso il termine della guerra), a causa delle frequenti incursioni aeree alleate sulla statale pontebbana e a episodi di insensata violenza come la fucilazione di quattro civili in Borgobello ad opera dei tedeschi ormai in ritirata. Molti furono i tricesimani che si unirono al movimento di [[Resistenza italiana|resistenza]] e che contribuirono alla liberazione del paese, avvenuta solo il 2 maggio [[1945]]. Nel secondo dopoguerra la posizione geografica e il passaggio di importanti vie di comunicazione come la strada statale 13 e la ferrovia pontebbana favorirono la crescita economica e commerciale del centro abitato. Il terremoto del 1976 comportò notevoli danni agli edifici delle frazioni e del capoluogo (dove crollò il campanile della chiesa parrocchiale causando una vittima). La ricostruzione, conclusasi a cavallo tra gli anni 80 e 90, venne seguita dalla creazione di nuove aree urbane affiancate a quelle preesistenti, determinate dalla crescente richiesta abitativa che caratterizza tuttora i comuni alla periferia di [[Udine]].
{{Vedi anche|Terremoto del Friuli del 1976}}