Piercing: differenze tra le versioni

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Nel 1993 il professore di sessuologia Charles Moser, assistito dai colleghi Joann Lee e Poul Christensen, ha condotto uno studio sulle motivazioni che portano a farsi fare un piercing al capezzolo, pubblicandole, con il titolo di ''Nipple Piercing. An Exploratory-Descriptive Study'', sulla rivista ''Journal of Psychology & Human Sequality'' vol. 6 (2) del 1993.<ref name="moser">{{Cita|Charles Moser, Joann Lee e Poul Christensen, 1993}}.</ref> La ricerca è stata svolta tra il 1986 e il 1987 su un campione di 362 individui, composto da 292 uomini compresi tra i 24 e i 76 anni e 70 donne comprese tra i 22 e i 60 anni, che hanno risposto a un questionario sulle ragioni per cui si sono sottoposti al piercing al capezzolo e sui risultati della pratica.<ref name="moser" /> Mentre 3/4 del campione ha risposto di avere interessi nel sadomasochismo, meno della metà ha ammesso che la perforazione dei capezzoli fosse parte del loro ruolo in giochi sadomasochisti.<ref name="moser" /> Tuttavia ciò si deve in larga parte anche all'origine del campione, che è stato scelto rivolgendosi principalmente ad associazioni BDSM, gay ed etero, e alla rivista ''PFIQ'', rivolta a un pubblico di appassionati di piercing e modificazioni corporee.<ref name="moser" /> Il 94% degli uomini e l'87% delle donne ha affermato che lo avrebbe rifatto, inoltre la maggioranza degli intervistati aveva anche altre forme di piercing, con la sola eccezione di due donne, che hanno dichiarato che il loro unico piercing era quello ai capezzoli.<ref name="moser" /> Lo studio ha rivelato inoltre che il 18% degli uomini ha avuto il piercing da parte di un amico/a, amante o un partner nei giochi S/M; mentre il 41% lo ha praticato da sé, contro il solo 6% delle donne che hanno affermato di essersi forate i capezzoli da sole.<ref name="moser" /> Lo studio rivela inoltre che il 62% degli uomini e il 39% delle donne hanno provato una maggiore stimolazione erotica dopo aver avuto i capezzoli forati.<ref name="moser" />
 
In uno studio del 2001, condotto da Vaughn S. Millner e Bernard H. Eichold II per la rivista scientifica ''Clinical Nursing Research'', in merito al rapporto tra infermieri e pazienti con modificazioni corporee quali tatuaggi o piercing, evidenziano come pratiche un tempo adottate per persone ai margini della società, come membri di gang, carcerati e marinai, sono ora divenuti patrimonio di tutta la popolazione di ogni ceto e classe sociale, che comprendono adolescenti, donne in carriera e studenti universitari.<ref name="millnereichold">{{Cita|Vaughn S. Millner e Bernard H. Eichold II, 2001}}.</ref> Millner ed Eichold hanno sviluppato un questionario, ''The Body Art Survey'', che hanno sottoposto a un campione di 81 persone reclutate tramite studi di tatuaggio e piercing di [[Florida]] e [[Louisiana]], tra l'ottobre del 1998 e il febbraio del 1999.<ref name="millnereichold" /> Da questo studio è emerso che il 40% degli intervistati si è sottoposto a una procedura di piercing come forma di espressione individuale, mentre il 23% lo ha fatto come forma d'arte.<ref name="millnereichold" /> Altre motivazionemotivazioni, in forma minore, riguardavano l'appartenenza a un gruppo, una esperienza mistica/religiosa, una forma di celebrazione, una maggiore percezione di sensualità, su imitazione di amici che ce l'hanno, come simbolo di impegno in una relazione romantica, controllo, bellezza e dichiarazione di moda.<ref name="millnereichold" /> L'88% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi sicura in merito alla propria salute, per la procedura adottata, mentre il 12% di temere per la propria salute.<ref name="millnereichold" /> Dei 79 soggetti su 81 che hanno risposto al questionario, 77 avevano almeno un piercing.<ref name="millnereichold" /> Di questi, la maggior parte (il 74%), si era fatto eseguire il piercing da un professionista, il 9% da un amico o familiare, il 7% da un altro dilettante, il 5% da sé, l'1% da un medico e il 3% da altre persone non meglio identificate.<ref name="millnereichold" /> Tra i punti del corpo oggetto di piercing il 74% li aveva alle orecchie, il 61% alla lingua, il 58% ai capezzoli, il 41% all'omberlico e il 28% all'area genitale.<ref name="millnereichold" /> Altre zone comprendevano vari punti del viso.<ref name="millnereichold" /> Nove degli individui con piercing ai capezzoli e/o ai genitali, hanno messo in evidenza come questi piercing abbiano aumentato la stimolazione o gratificazione sessuale, riferendo di avere provato una maggiore stimolazione fisica durante l'attività sessuale, maggiori possibilità di stimolazione durante i preliminari o di aver avuto orgasmi multipli.<ref name="millnereichold" />
 
Secondo una ricerca svolta da Bernice Kanner, basata su un largo campione di intervistati tramite agenzie statunitensi ed europee, oltre ad altri canali, e pubblicata nel suo libro ''Are you normal about sex, love, and relationships?'' del 2004,<ref>{{Cita|Bernice Kanner, 2004}}.</ref> il 43% delle persone è affascinato dal piercing all'ombelico del partner, contro il 38% che trova eccitante il piercing al capezzolo, mentre solo il 21% considera sensuale un piercing alle labbra vaginali.<ref name="kanner156">{{Cita|Bernice Kanner, 2004|p. 156}}.</ref>