Giotto: differenze tra le versioni
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=== Origini ===
[[File:GiottoPierre2.jpg|miniatura|sinistra|Targa sulla casa natale di Giotto a Vespignano]]
Giotto nacque a Colle di Vespignano, un borgo situato nella valle del [[Mugello]] (oggi una [[Frazione (geografia)|frazione]] del [[Città metropolitana di Firenze|comune fiorentino]] chiamato [[Vicchio]]), con ogni probabilità nel
I primi anni del pittore sono stati oggetto di credenze quasi leggendarie fin da quando egli era in vita. [[Giorgio Vasari]] racconta che Giotto fosse capace di disegnare una perfetta circonferenza senza bisogno del compasso, la famosa "O" di Giotto. Si narra inoltre che [[Cimabue]] avesse scoperto la bravura di Giotto mentre disegnava delle pecore con del carbone su un sasso, aneddoto riportato da [[Lorenzo Ghiberti]] e da [[Giorgio Vasari]]. Altrettanto leggendario è l'episodio di uno scherzo fatto da Giotto a Cimabue dipingendo su una tavola una mosca: essa sarebbe stata così realistica che Cimabue tornando a lavorare sulla tavola avrebbe cercato di scacciarla. Le novelle raccontano verosimilmente soprattutto la grande capacità tecnica e la naturalezza dell'arte di Giotto.
Giotto si sposò verso il
Giotto aveva aperto una bottega dove era circondato da alunni; si occupava soprattutto di progettare le opere e di impostare le composizioni più importanti mentre agli alunni lasciava quelle secondarie.
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=== La ''Madonna di San Giorgio alla Costa'' ===
{{vedi anche|Madonna di San Giorgio alla Costa}}
Secondo altri studiosi la prima tavola dipinta indipendentemente da Giotto in ordine cronologico è invece la ''[[Madonna di San Giorgio alla Costa|Madonna col Bambino]]'' di [[chiesa di San Giorgio alla Costa|San Giorgio alla Costa]] ([[Firenze]], oggi al [[Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte]]), che potrebbe essere anteriore agli affreschi di Assisi. Per altri, invece, si tratterebbe di un'opera successiva al cantiere di Assisi
Tornando alla ''Madonna di San Giorgio'', l'opera mostra una solida resa della volumetria dei personaggi le cui attitudini sono più naturali che in passato. Il trono è inserito in una prospettiva centrale, formando quasi una "nicchia" architettonica, che suggerisce il senso della profondità.
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[[File:Maestro d'Isacco, assisi.jpg|min|[[Maestro d'Isacco]], ''[[Esaù respinto da Isacco]]'']]
La [[Basilica di San Francesco]] era stata completata nel
È ancora molto dibattuto se Giotto sia intervenuto o meno per la decorazione a fresco della [[Basilica superiore]]. Molti studiosi ritengono certo l'intervento di Giotto dalle ''Storie di Isacco'' fino a quasi tutto il ciclo della ''Vita di san Francesco''. A tal proposito si sono espressi favorevolmente [[Luciano Bellosi]] (1985), [[Miklós Boskovits]] (2000), [[Angelo Tartuferi]] (2004) e [[Serena Romano]] (2008). Di diverso avviso sono altri studiosi che ritengono molto più probabile l'intervento di un pittore di scuola romana, come ad esempio [[Pietro Cavallini]]. In tal senso si sono espressi Richard Offner (1939), Millard Meiss (1960), Alastair Smart (1971), [[Federico Zeri]] (1997) e [[Bruno Zanardi]] (1997).
Secondo la prima corrente di pensiero, Giotto avrebbe coordinato, in un arco di tempo di circa due anni compreso tra il 1290 e 1292 circa, un complesso stuolo di artisti che avrebbero dato impronte diverse al ciclo pur sotto una visione unitaria. Giotto si sarebbe allontanato dal cantiere assisiate prima di dipingere la prima e le ultime tre scene del ciclo (le ultime quattro
Secondo la seconda ipotesi, invece, l'entrata in scena di Giotto sarebbe da rinviare al
==== Le ''Storie di Isacco'' ====
I primi affreschi nella [[Basilica superiore di San Francesco d'Assisi|
==== Le ''Storie di san Francesco'' ====
{{vedi anche|Storie di san Francesco}}
[[File:Giotto - Legend of St Francis - -04- - Miracle of the Crucifix.jpg|min|sinistra|''[[Preghiera in San Damiano]]'']]
Secondo la teoria della paternità di Giotto di questi affreschi, Giotto avrebbe affrescato la fascia inferiore della navata con le ventotto ''Storie di san Francesco'' segnando una svolta nella pittura occidentale. Il ciclo francescano illustra puntualmente il testo della ''Legenda'' compilata da [[san Bonaventura]] e da lui dichiarata unico testo ufficiale di riferimento per la biografia francescana. Sotto
Questo ciclo è da molti considerato l'inizio della modernità e del ''dipingere latino''. La tradizione iconografica sacra, infatti, poggiava sulla tradizione pittorica bizantina e quindi su un repertorio iconografico codificato nei secoli; il soggetto attuale (un santo moderno) e un repertorio di episodi straordinari (solo per fare un esempio: nessuno mai, prima di [[san Francesco]], aveva ricevuto le [[stigmate]]) fecero sì che il pittore negli affreschi dovesse creare ''ex novo'' modelli e figure, attingendo solo in parte ai modelli di pittori che si erano già cimentati in episodi francescani su tavola (come [[Bonaventura Berlinghieri]] o il [[Maestro del San Francesco Bardi]]). Accanto a ciò va registrato il nuovo corso degli studi biblici (portati avanti proprio dai teologi [[Ordine francescano|francescani]] e [[domenicani]]) che prediligeva la lettura dei testi nel loro senso letterale (senza troppi [[simbolo|simbolismi]] e rimandi [[allegorici]]) desiderando condurre il fedele
=== La ''Croce di Santa Maria Novella'' ===
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[[File:Giotto. the-crucifix-1290-1300 Florence, Santa Maria Novella.jpg|min|''[[Crocifisso di Santa Maria Novella]]'' (1290-1300)]]
Il primo capolavoro fiorentino è il grande ''[[Crocifisso di Santa Maria Novella]]'', citato come opera giottesca in un documento del
È il primo soggetto che Giotto affronta in maniera rivoluzionaria, in contrasto con l'iconografia ormai canonizzata da [[Giunta Pisano]] del ''Christus patiens'' inarcato sinuosamente a sinistra (per l'osservatore). Giotto invece dipinse il corpo morto in maniera verticale, con le gambe piegate che ne fanno intuire tutto il peso. La forma non più nobilitata dai consueti stilemi divenne così assolutamente umana e popolare.
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=== Primo viaggio a Roma ===
Fino al
Quindi può darsi che Giotto abbia lavorato a [[Roma]] fino al
=== Rientro a Firenze ===
Da documenti catastali del
In questo periodo dipinse il ''[[Polittico di Badia]]'' ([[Galleria degli Uffizi]]) e, in virtù della fama diffusa in tutta l'Italia, venne chiamato a lavorare a [[Rimini]] e [[Padova]].
=== Rimini ===
[[File:Giotto di Bondone 084.jpg|min|verticale|sinistra|Il [[crocifisso di Rimini]]
L'attività riminese del maestro fiorentino dovrebbe attestarsi intorno al
A [[Rimini]], come ad Assisi, lavorò in un contesto [[Ordine francescano|francescano]], nella chiesa già di san Francesco, oggi nota come [[Tempio Malatestiano]], dove dipinse un ciclo di affreschi perduto, mentre resta ancora nell'abside la ''[[Crocifisso di Rimini|Croce]]''.
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L'autografia della Croce è attualmente condivisa da tutti gli studiosi.
In miglior stato di conservazione rispetto al precedente crocifisso di [[Santa Maria Novella]], è già orientato verso le interpretazioni più mature di Giotto, ma ancora vicino
Il soggiorno di Rimini è importante soprattutto per l'influenza esercitata sulla locale scuola pittorica e [[miniatoria]] detta appunto [[scuola riminese]], che ebbe tra i maggiori esponenti [[Giovanni da Rimini|Giovanni]], [[Giuliano da Rimini|Giuliano]] e [[Pietro da Rimini]].
=== Padova ===
La documentazione relativa alla costruzione e consacrazione della [[Cappella degli Scrovegni]] a Padova, interamente affrescata da Giotto, permettono di stabilire con certezza che Giotto fu a Padova tra il
Del soggiorno padovano sono perduti gli affreschi del [[Palazzo della Ragione (Padova)|Palazzo della Ragione]] e gran parte degli affreschi della [[Basilica di Sant'Antonio di Padova|Basilica di Sant'Antonio]]. Di quest'ultimi rimangono solo alcuni busti di sante nella Cappella delle Benedizioni e alcune scene nella Sala Capitolare (''Stigmate di San Francesco'', ''Martirio di Francescani a Ceuta'', ''Crocifissione'' e ''Teste di Profeti'').
Gli affreschi perduti del [[Palazzo della Ragione (Padova)|Palazzo della Ragione]], commissionati molto probabilmente da [[Pietro d'Abano]], sono citati in un libello del
Anche i pittori dell'Italia del
==== Cappella degli Scrovegni ====
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Resta invece intatto il ciclo di affreschi con ''Storie di Anna e Gioacchino, di Maria'', ''di Gesù'', ''Allegorie dei Vizi e delle Virtù'' e ''Il [[Giudizio universale (Giotto)|Giudizio Universale]]'' della [[Cappella di Enrico Scrovegni]], dipinta tra il 1303 e il 1305. L'intero ciclo è considerato un capolavoro assoluto della storia della pittura e, soprattutto, il metro di paragone per tutte le opere di dubbia attribuzione giottesca, visto che sull'autografia del maestro fiorentino in questo ciclo non ci sono dubbi.
Enrico Scrovegni, ricchissimo banchiere di Padova, acquistò il terreno dell'antica arena romana di Padova il 6 febbraio
Giotto dipinse l'intera superficie con un progetto iconografico e decorativo unitario, ispirato da un teologo [[Ordine di Sant'Agostino|agostiniano]] di raffinata competenza, recentemente identificato da [[Giuliano Pisani]] in [[Alberto da Padova]]. Tra le fonti utilizzate ci sono molti testi agostiniani, tra cui il ''De doctrina Christiana'', il ''De libero arbitrio'', il ''De quantitate animae'', il ''De Genesi contra Manicheos'', ecc., i Vangeli apocrifi dello [[Vangelo dello pseudo-Matteo]] e di [[Vangelo di Nicodemo]], la ''[[Legenda Aurea]]'' di [[Jacopo da Varazze]] e, per piccoli dettagli iconografici, le ''Meditazioni sulla vita di Gesù'' dello [[Pseudo-Bonaventura]]. Ma anche testi della tradizione medievale cristiana, tra cui ''[[Il Fisiologo]]''. Giotto dipinse, dividendolo in 40 scene, un ciclo incentrato sul tema della Salvezza.
[[File:Compianto sul Cristo morto.jpg|sinistra|min|''[[Compianto sul Cristo morto (Giotto)|Compianto sul Cristo morto]]'']]
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===== Stile degli affreschi =====
Nella cappella, la pittura di Giotto dimostrò una piena maturità espressiva. La composizione rispettava il principio del rapporto organico tra architettura e pittura ottenendo il risultato di un complesso unitario. I riquadri sono tutti d'identica dimensione. I partimenti decorativi, le architetture simulate
Gli ambienti naturali e le architetture sono costruite come vere e proprie scatole prospettiche in prospettiva intuitiva, che a volte vengono ripetute per non contraddire il rispetto dell'unità di luogo, come la casa di Anna o il Tempio, la cui architettura è ripetuta identica anche se ripresa da diverse angolature.
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Ci sono numerose citazioni dall'arte classica e dalla [[Gotico|scultura gotica]] francese, incentivata dal confronto con le statue sull'altare di [[Giovanni Pisano]], ma, soprattutto, una maggiore espressività negli sguardi intensi dei personaggi e nella loro gestualità.
Molte sono le notazioni narrative
==== La Croce di Padova ====
Nel [[Museo civico di Padova]] è conservata una [[crocifisso di Padova|Croce dipinta]] risalente agli stessi anni (
=== La Basilica inferiore di Assisi ===
[[File:Parente di giotto, sposalizio di san francesco con la povertà, 1316-1318, volta nella basilica inferiore di assisi.jpg|min|verticale|sinistra|''Sposalizio di San Francesco con la Povertà'', 1316-1318, volta nella Basilica inferiore di Assisi, attribuito al "[[Parente di Giotto]]", su disegno del maestro]]
Tra il
La commissione fu del
Le ''[[Allegorie francescane]]'' occupano le vele della volta del transetto: ''Povertà, Castità, Obbedienza'', la ''Gloria di San Francesco'' e le scene del ciclo della ''Vita di Cristo'' sono disposte lungo le pareti e le volte del transetto destro. La vivacità delle scene, le soluzioni scenografiche e spaziali di ampio respiro
=== Di nuovo a Firenze ===
Nel
La presenza a Firenze è sicuramente documentata negli anni 1314, 1318, 1320, 1325, 1326 e 1327. Nel 1327, in particolare, si iscrisse all'[[Arte dei Medici e Speziali (Firenze)|Arte dei Medici e Speziali]] che, per la prima volta, accoglieva i pittori.
=== Prato ===
La ''pulcra tabula'' che Riccuccio del fu Puccio, facoltoso fiorentino abitante nel popolo di [[Santa Maria Novella]], aveva già commissionato a Giotto di Bondone per la [[Chiesa di San Domenico (Prato)|chiesa di San Domenico]] a [[Prato (Italia)|Prato]] nel giugno del
=== Secondo viaggio a Roma ===
[[File:Giotto di Bondone - Navicella - WGA09363.jpg|min|''[[Mosaico della navicella|Mosaico della Navicella degli Apostoli]]'']]
Nel
La lunetta della ''Navicella'', che apparteneva a un ciclo musivo più ampio profondamente danneggiato nel tempo, venne ampiamente rifatta. Oggi sembra che sia rimasto solo un angelo del mosaico originale di Giotto.
Una copia della scena fu disegnata da due artisti del Quattrocento, [[Pisanello]] e [[Parri Spinelli]], e si trova al [[Metropolitan Museum of Art]] di [[New York]]. Due tondi con i volti di angeli, facenti parte del ciclo, sono conservati rispettivamente nella [[chiesa di San Pietro Ispano]] di [[Boville Ernica]] ([[Provincia di Frosinone|Frosinone]]) e nelle [[Grotte Vaticane]]. Questi disegni, fatti prima della sua distruzione, permettono di ricostruirne la composizione: raffigurava la barca degli apostoli in piena tempesta, sulla destra Pietro salvato da Cristo e a sinistra una città turrita. Il soggetto era ispirato da opere [[Arte tardoantica|tardoantiche]] e [[Arte paleocristiana|paleocristiane]], che Giotto aveva avuto sicuramente occasione di vedere a Roma, alimentando un rapporto di dialogo continuo col mondo classico.
I due tondi sono realizzati con una tecnica identica a quella delle botteghe romane della fine del Duecento e, probabilmente, sono stati eseguiti da maestranze locali su cartoni dell'artista fiorentino, il cui stile è riconoscibile dalla solidità del modellato dall'aspetto monumentale delle figure.
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Roma fu una parentesi in un periodo nel quale Giotto risiedette soprattutto a Firenze. In questo periodo dipinse le opere della sua maturità artistica come la ''[[Maestà di Ognissanti]]'', la ''[[Dormitio Virginis (Giotto)|Dormitio Virginis]]'' della [[Gemäldegalerie di Berlino]], il ''[[Crocifisso di Ognissanti]]''.
Nella '' [[Dormitio Virginis (Giotto)|Dormitio Virginis]]'' riuscì
[[File:Giotto di Bondone 087.jpg|min|verticale|''Dormitio Virginis'' (dettaglio)]]
La [[Maestà di Ognissanti|Maestà]] della [[Galleria degli Uffizi]] va confrontata con due celebri precedenti di [[Cimabue]] e [[Duccio di Buoninsegna]], nella stessa sala del Museo, per comprenderne la modernità di linguaggio. Il trono di gusto gotico in cui si inserisce la figura possente e monumentale di Maria è disegnato con una prospettiva centrale, la Vergine è accerchiata da una schiera di
=== Gli affreschi di Santa Croce ===
Nel
==== La Cappella Peruzzi ====
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Si nota un'evoluzione dello stile di Giotto, con panneggi ampi e debordanti come mai visto prima che esaltano la monumentalità delle figure.
La sapienza compositiva di Giotto divenne motivo di ispirazione per artisti successivi come ad esempio [[Masaccio]] per gli affreschi della [[Cappella Brancacci]] nella [[Basilica di Santa Maria del Carmine (Firenze)|Chiesa del Carmine]] (che copiò per esempio i vecchioni nella scena della ''Resurrezione di Drusiana'') e [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] ben due secoli dopo, che ne copiò varie figure.
Dalla stessa cappella proviene il ''[[Polittico Peruzzi]]'' che fu smembrato e disperso in diverse collezioni fino al ricongiungimento nell'attuale collocazione presso il [[Museo d'arte della Carolina del Nord]] di [[Raleigh (Carolina del Nord)|Raleigh]] che rappresenta la ''Madonna con figure di Santi tra cui i due Giovanni e San Francesco'', lo stile figurativo è simile a quello della cappella anche se i santi sono inseriti in un contesto neutro e non ricco di elementi decorativi ma, comunque, molto saldi nella loro volumetria.
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Completata la Cappella Peruzzi attese probabilmente ad altri lavori a Firenze, in massima parte perduti, come l'affresco della cappella maggiore della [[Badia Fiorentina]], di cui restano alcuni frammenti, come la ''[[Testa di pastore]]'' alla [[Galleria dell'Accademia]].
L'altra Cappella di Santa Croce è la [[Cappella Bardi (Santa Croce)|Bardi]] che narra episodi della ''Vita di San Francesco'' e figure di ''Santi francescani''. Fu recuperata nel
Giotto preferì dare maggiore importanza alla figura umana, accentuandone i valori espressivi, probabilmente, per assecondare la svolta in senso pauperistico dei [[Conventuali]] operata in quegli anni. Il santo appare insolitamente imberbe in tutte le storie.
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[[File:Baroncelli Polyptych c.1334 Baroncelli Chapel, Santa Croce, Florence 185x323cm..jpg|min|verticale=1.3|sinistra|Il ''Polittico Baroncelli'']]
Sull'altare della [[Cappella Baroncelli]] (poi affrescata da [[Taddeo Gaddi]]) è situato il [[Polittico Baroncelli|Polittico]] databile al
Nonostante la 'firma' (''Opus Magistri Iocti''; la formula ''opus'' + genitivo è esemplata, come ha brillantemente argomentato [[Maria Monica Donato]], sulle sottoscrizioni apocrife di Fidia e di Prassitele apposte sulle basi dei ''Dioscuri di Montecavallo''<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Maria Monica Donato|anno=2006|titolo=Memorie degli artisti, memoria dell'antico: intorno alle firme di Giotto, e di altri|rivista=Medioevo: il tempo degli antichi|editore=Centro Studi Medievali, Università degli Studi di Parma; Fondazione Monte di Parma|città=Milano|curatore=Arturo Carlo Quintavalle|pp=522-546}}</ref>), il ricorso agli aiuti per l'esecuzione è ampio e c'è un accentuato gusto scenografico e cromatico, creato da un'infinità di tinte finissime. La profondità è invece minore, visto che lo spazio è riempito di figure, che sono varie sia per le tipologie dei volti
=== Opere incerte, riferibili a questo periodo ===
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[[File:Polittico stefaneschi, retro.jpg|min|verticale=1.3|Trittico Stefaneschi, recto]]
Il
Il polittico venne ideato dal maestro, ma dipinto insieme agli aiuti, ed è caratterizzato da una grande varietà cromatica a scopo decorativo; l'importanza del luogo a cui era destinata imponeva l'uso del fondo oro dal quale le figure monumentali si stagliano con grande sicurezza. Dipinto su entrambi i lati rappresenta sul verso il ''Cristo in trono con i martiri di [[San Pietro]] e di [[San Paolo]]'' (simboli della Chiesa stessa), sul recto ''San Pietro in Trono'', negli scomparti e nelle predelle la ''Vergine col bambino in Trono'' con diverse figure di ''Santi e Apostoli''.
Secondo Vasari, Giotto sarebbe rimasto a Roma sei anni, eseguendo poi anche commissioni in molte altre città italiane, fino alla sede
In seguito tornò a Firenze, dove affrescò la già menzionata [[Cappella Bardi (Santa Croce)|Cappella Bardi]]. Poco prima della sua partenza da Firenze nel
=== Napoli ===
Nel
La sua opera è molto ben documentata (ne rimane il contratto, utilissimo per conoscere come era strutturato il lavoro nella sua bottega), ma a Napoli rimane oggi molto poco dei suoi lavori: un frammento di affresco raffigurante la ''Lamentazione sul Cristo Morto'' in [[Basilica di Santa Chiara (Napoli)|Santa Chiara]] e le figure di ''Uomini Illustri'' dipinte negli strombi delle finestre della Cappella di Santa Barbara in [[Castel Nuovo (Napoli)|Castelnuovo]] (purtroppo andati distrutti nel [[XVII secolo]], durante i rimaneggiamenti [[Barocco|barocchi]] della cappella avvenuti per volontà [[Vicereame di Napoli|
Molti di questi divennero affermati maestri a loro volta diffondendo e rinnovando il suo stile nei decenni successivi ([[Parente di Giotto]], [[Maso di Banco]], [[Taddeo Gaddi]], [[Bernardo Daddi]]).
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La sua presenza a Napoli fu importante per la formazione dei pittori locali, come il [[Maestro di Giovanni Barrile]], [[Roberto d'Oderisio]] e [[Pietro Orimina]].
A Firenze, intanto, agiva come procuratore del padre il figlio Francesco, che venne immatricolato nel
=== Bologna ===
Dopo il
Non resta traccia, invece, della presunta decorazione della [[Rocca di Galliera]] del legato pontificio [[Bertrando del Poggetto]], ripetutamente distrutta dai bolognesi.
=== Opere tarde ===
Sulla scia di queste considerazioni è possibile collocare nella fase ultima della sua carriera altri pezzi erratici, come
=== Architetto per Firenze ===
[[File:CampanileGiotto-01.jpg|min|Campanile di Giotto (Firenze)]]
Trascorse gli ultimi anni lavorando anche come architetto, quasi sempre a Firenze dove è nominato il 12 aprile
=== Milano ===
Prima del
=== La morte a Firenze ===
L'ultima opera fiorentina terminata dagli aiuti è la [[Cappella del Podestà]] nel [[Palazzo del Bargello (Firenze)|palazzo del Bargello]], dove è presente un ciclo di affreschi, oggi in cattivo stato di conservazione (anche per errati restauri ottocenteschi), che raffigura ''Storie della Maddalena''
Morì l'8 gennaio
== L'importanza artistica ==
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== Giotto architetto ==
Il [[Vasari]], nell'intestazione del libro dedicato a Giotto nelle ''[[Vite (Vasari)|Vite]]'', lo indicò come "pittore, scultore et architetto", accennando a vari progetti di edifici. Sebbene tale notizia trovi conferma anche nelle fonti trecentesche, è solo dal
Forse autore dell'edificio della [[cappella dell'Arena]] a Padova, forse del primitivo [[ponte alla Carraia]] a Firenze e della perduta [[Fortezza Augusta]] a [[Lucca]], il progetto che più è legato, anche nel nome, a Giotto è il [[campanile di Giotto|campanile di Santa Maria del Fiore]]. Già riferito all'autore dall'anonimo commentatore fiorentino della [[Divina Commedia|Commedia]] (1395-1400 circa), è citato poi nel ''Centiloquio'' di [[Antonio Pucci (poeta)|Antonio Pucci]], che gli attribuisce anche i primi rilievi decorativi, dal [[Ghiberti]] e da altri, che parlano della sua ideazione e della conduzione del cantiere fino al primo ordine. Una pergamena nel [[Museo dell'Opera del Duomo di Siena]] conserva uno schema del campanile che alcuni ritengono legato al progetto originario di Giotto, ipotesi però controversa e non accettata da tutti gli studiosi. Le idee di Giotto si baserebbero sull'esempio di [[Arnolfo di Cambio]] e sarebbero improntate a un'audacia sul piano statico che tende a ridurre lo spessore delle parti portanti<ref name=B126/>.
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Vasari citò i nomi di alcuni dei più stretti aiutanti, non tutti celebri: [[Taddeo Gaddi]], [[Puccio Capanna]], [[Ottaviano da Faenza]], [[Guglielmo da Forlì]], attraverso cui, insieme con l'opera di un misterioso ''[[Augustinus (pittore)|Augustinus]]'', l'influenza di Giotto arrivò alla [[scuola forlivese]]. A questi bisogna aggiungere i molti seguaci e continuatori del suo stile che crearono delle scuole locali nelle zone dove era transitato.
A Firenze
In [[Umbria]], lo stile giottesco assunse una connotazione devozionale e popolare riconoscibile nelle opere del [[Maestro di Santa Chiara]] da [[Montefalco]], del [[Maestro espressionista di Santa Chiara]], dello stesso [[Puccio Capanna]] e del cosiddetto [[Maestro colorista]], un artista di grande livello.
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A Rimini nacque una [[scuola riminese|scuola]] che ebbe un breve periodo di splendore con [[Neri da Rimini]], [[Giuliano Da Rimini]], [[Giovanni da Rimini]], il [[Maestro dell'Arengario]]. Tra gli autori di opere interessanti ci fu il [[Maestro della Cappella di San Nicola]], i cui affreschi della [[Basilica di San Nicola da Tolentino (Tolentino)|Basilica di San Nicola da Tolentino]] e dell'[[Abbazia di Pomposa]] filtrarono la matrice giottesca con influenze locali e, soprattutto, bolognesi. Questa scuola emiliana-romagnola produsse dei capolavori anche nel campo della miniatura.
L'influenza di Giotto si estese, poi, anche alle scuole settentrionali come dimostra l'arte, successiva di due generazioni, di [[Altichiero]], [[Guariento]] e [[Giusto de' Menabuoi]]. Anche a [[Napoli]] la presenza di Giotto lasciò un'impronta duratura, come si evince dalle opere di artisti quali [[Roberto d'Oderisio]] (attivo dagli anni trenta del Trecento e menzionato fino al
Non è ancora chiaro invece il rapporto tra Giotto e la [[Scuola romana di pittura|scuola romana]], in particolare gli studiosi non concordano se siano stati i romani ([[Pietro Cavallini]], [[Jacopo Torriti]], ecc.) a influenzare Giotto e i toscani o viceversa. Gli studi più recenti sembrano propendere maggiormente per la prima ipotesi. In ogni caso le attività artistiche a Roma decaddero inesorabilmente dopo il trasferimento del [[papato]] ad [[Avignone]] nel
In definitiva quindi Giotto, con i suoi numerosi viaggi, fu il creatore di uno stile "italiano" in pittura, che venne usato da [[Milano]] a [[Napoli]], passando per varie regioni. L'influsso di Giotto è presente anche in autori di altre scuole, come la parallela [[scuola senese]], come dimostrano le impostazioni architettoniche di alcune opere per esempio di [[Pietro Lorenzetti|Pietro]] e [[Ambrogio Lorenzetti]]. L'esperienza giottesca fu inoltre alla base della successiva rivoluzione rinascimentale fiorentina.
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