Uniting for consensus: differenze tra le versioni

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== Il Coffee Club ==
L’Italia - su iniziativa del Rappresentante Permanente, Amb. Francesco Paolo Fulci - assieme a Pakistan, Messico ed Egitto, allineati sul netto rifiuto dell’aumento del numero di seggi permanenti del Consiglio di Sicurezza e sulla volontà di favorire, invece, l’ampliamento dei seggi elettivi, fondò nel 1995 il gruppo informale conosciuto come “Coffee Club” (dall’espressione “Let’s have a cup of coffee, first”, con cui l’Amb. Fulci aprì i lavori). Ai fondatori iniziali si aggiunsero altri Paesi, tra cui Argentina, Canada, Repubblica di Corea, Spagna e Turchia ed in breve tempo il gruppo arrivò a comprendere circa 50 Paesi dell’Asia, Africa ed America Latina. La tesi del “Coffee Club” era che l’aumento dei membri permanenti avrebbe ulteriormente accentuato la disparità fra i Paesi membri e comportato l’estensione di una serie di privilegi con un “effetto a cascata” sulla ''governance'' del sistema onusiano<ref>{{Cita libro|autore=Pamela Preschern |anno=2009|titolo= "La riforma del Consiglio di Sicurezza dagli anni '90 ad oggi: problemi e prospettive"|editore= Istituto Affari Internazionali|url=http://www.iai.it/pdf/DocIAI/IAI0911.pdf|accesso=17 aprile 2018|dataarchivio=25 aprile 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120425124759/http://www.iai.it/pdf/DocIAI/IAI0911.pdf|urlmorto=sì}}</ref> Alcuni anni più tardi, dal Coffe Club venne creato – su basi più ristrette e coese – il gruppo Uniting for Consensus. 
 
== I primi tentativi di riforma ==