Assedio di Malta (1940-1942): differenze tra le versioni

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Anche se le azioni difensive della RAF e della Royal Navy dominavano la maggior parte delle operazioni, gli attacchi offensivi erano ancora in corso<ref>Spooner (Cit. 1996), p. 178</ref>. Anche il 1942 fu particolarmente impressionante per le operazioni offensive: due terzi della flotta mercantile italiana era stato affondato; il 25 per cento da sottomarini britannici, il 37 per cento da aerei alleati. Alle forze dell'Asse in Nordafrica erano stati negati circa la metà dei loro rifornimenti e 2/3 del loro carburante<ref>Overy (Cit. 1995), p. 52</ref>.
 
I sommergibili della 10ª Flottiglia di Simpson erano costantemente di pattuglia, fatta eccezione per il periodo maggio-luglio 1942, quando Kesselring feceaumentò un notevolela attaccopressione contro le loro basi., Il loro successoe non fu in successo facile da raggiungere,. dato che laLa maggior parte di loro appartenevano alla lenta Classe U., Supportatisupportati dadai battelli di Classe S e T posarononella posa delle mine.
 
Alcuni comandanti di sommergibili britannici divennero assi nel corso delle operazioni con base a Malta. I comandanti Ian McGeoch (al comando dello ''HMS Splendid'')<ref>Wingate (Cit. 1991), p. 297</ref>, Hugh "Rufus" Mackenzie e David Wanklyn<ref>Hooton (Cit. 1997), p. 217</ref> ebbero particolare successo. Il Tenente Comandante [[Lennox Napier]] affondò la petroliera tedesca ''Wilhelmsburg'' ({{formatnum:7020}} tonnellate), che era una delle poche navi cisterna tedesche che esportavano petrolio dalla [[Romania]]. La perdita della nave portò Hitler a lamentarsi direttamente con l'Ammiraglio [[Karl Dönitz]], confrontando sfavorevolmente la Kriegsmarine con la Royal Navy. Dönitz sostenne che non aveva le risorse per proteggere il convoglio, anche se la scorta della nave superava quella che, a quel punto nella guerra, gli Alleati avrebbero potuto permettersi di dare ad un grande convoglio nell'Atlantico. Fu una fortuna per Dönitz che Hitler non sondò più approfonditamente la gestione della difesa della nave<ref>Spooner (Cit. 1996), pp. 187-188, 190-197</ref>.