Dado (gioco): differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m modifica estetica
m clean up, replaced: Impero Romano → Impero romano
 
Riga 26:
[[File:Museo Archeologico Nazionale di Civitavecchia - Dado romano.jpg|thumb|Dado romano]]
 
I Romani furono scommettitori appassionati, specialmente ai tempi dell'[[Impero Romanoromano]], e il gioco dei dadi (''tesserae'') era popolare, seppur proibito da una ''Lex alearia''<ref>{{Cita libro|autore=Giovanni Rotondi|titolo=Leges publicae populi Romani. Elenco cronologico con una introduzione sull'attività legislativa dei comizi romani|url=https://play.google.com/books/reader?id=E987AAAAMAAJ&pg=GBS.PA260&hl=it|opera=Enciclopedia Giuridica Italiana|città=Milano|editore=Società editrice libraria|anno=1912|p=261}}</ref> del 204 a.C. circa, eccetto che durante i [[Saturnali]]. [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]] derise la gioventù dell'epoca che sprecava tempo tra i pericoli del gioco invece di domare il suo cavallo e darsi alle durezze dell'inseguimento. Le scommesse sui dadi per denaro fu l'oggetto di molte leggi [[Roma]]ne. Una di queste diceva che nessuna causa poteva essere intentata da una persona che permetteva il gioco d'azzardo nella sua casa anche se era stata imbrogliata o assalita. I giocatori professionisti erano comuni e alcuni dei loro dadi truccati sono conservati nei musei. Le case pubbliche erano il ritrovo dei giocatori e un [[affresco]] ancora esistente ritrae due giocatori di dadi che litigano dopo essere stati espulsi dal proprietario indignato. È celeberrima la frase "il dado è tratto" (''[[alea iacta est]]'') pronunciata da [[Gaio Giulio Cesare]] al momento di oltrepassare con l'esercito il fiume [[Rubicone]] per marciare alla volta di Roma. Sappiamo che l'imperatore Claudio scrisse un testo sui dadi che però non ci è pervenuto. [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] affermò che i germani erano appassionati del gioco dei dadi, così tanto, che una volta perso tutto avrebbero messo all'asta la loro libertà personale. In epoca tardo-imperiale lo scrittore [[Agazia Scolastico]] vi dedicò un epigramma:
{{Citazione|Seduto a questa tavola ornata di belle pietre muoverai l'amabile gioco del lancio sonoro dei dadi. Ma se vincerai non ti fare superbo, oppure, se superato da altri non ti addolorare rimproverando il tuo lancio da pochi punti. Ché nelle piccole cose si fa manifesto il carattere dell'uomo e il dado annuncia quanto profondamente sia radicata la saggezza.|Agazia Scolastico, ''Epigrammi'', 58}}
 
Riga 253:
Praticamente ogni dado può essere usato quando si deve generare un risultato binario (vero o falso). Generalmente, in questi casi il giocatore chiama il valore del dado quando viene lanciato ("pari" o "dispari"), oppure si decide precedentemente che un risultato basso è "falso" e uno alto "vero". Alcune compagnie producono "dadi binari" appositamente per questa piccola nicchia — tipicamente un d6 su cui sono stampati segni "+" e "−", oppure le parole ''"even"'' (pari) e ''"odd"'' (dispari).
 
Due d10 sono usati quando serve un risultato tra 1 e 100. Si lancia una coppia di d10, uno dei quali è marcato con 00, 10, 20, ... 90, l'altro marcato normalmente da 0 a 9, oppure si lanciano due dadi di colore diverso uno dei quali convenzionalmente scelto in precedenza (o chiamato durante il lanci — "rosso è le decine") come quello delle decine. Questo tipo di tiro viene normalmente indicato come "[[Glossario dei giochi di ruolo#Tiro percentuale|tiro percentuale]]".
 
Alle volte i d20 sono usati come rimpiazzi per i d10, in questo caso si tira il d20 e si legge solo la cifra delle unità (esistono in commercio anche d20 numerati da 0 a 9 con ogni cifra ripetuta due volte).