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[[File:Corte di Giarola (Collecchio) - cortile d'ingresso 2019-06-12.jpg|thumb|left|Cortile d'ingresso della corte di Giarola]]
[[File:Corte di Giarola (Collecchio) - ali ovest e nord 2019-06-12.jpg|thumb|Ali ovest e nord della corte di Giarola]]
Costruita originariamente tra l'[[VIII secolo|VIII]] e il [[IX secolo]] quale presidio fortificato per volere della casata del nobile [[Franchi|franco]] Ingo, la struttura fu menzionata per la prima volta nel 1034 in un rogito; donata nel 1045 dai discendenti di Ingo al [[Monastero di San Paolo (Parma)|monastero di San Paolo]] di [[Parma]], fu trasformata dalle monache in una [[corte rurale]] indipendente, dotata di abitazioni, stalle, caseificio, mulino e [[chiesa di San Nicomede|chiesa romanica interna]]; modificata e ampliata a più riprese nei secoli successivi, fu confiscata nel 1811 dal governo [[Napoleone|napoleonico]] e affittata a imprenditori agricoli; acquistata alla fine del [[XIX secolo]] dalla famiglia Montagna, fu adibita a fabbrica di conserva e caseificio con annesso allevamento di suini; danneggiata dai bombardamenti degli aerei [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]] del 1945, fu in parte alienata nel 1957 all'imprenditore Ercole Azzali; caduta in degrado dopo la cessazione dell'attività industriale, nel 1998 fu comprata dall'[[Parco fluviale regionale del Taro|Ente Parco Fluviale Regionale del Taro]], poi Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale, che ne avviò i lavori di ristrutturazione adibendone una parte a propria sede; al suo interno il grande edificio ospita inoltre il [[Museo del pomodoro]], il [[Museo della pasta]], il Museo del Parco del Taro, il Teatro alla Corte, due sale convegni e un ristorante.<ref>{{cita|Dall'Aglio|p. 532}}.</ref><ref name="Un antico centro di trasformazione agro-alimentare"/><ref>{{cita web|url=https://
== Società ==
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