Lingue d'Italia: differenze tra le versioni
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I volgari italiani medievali, quando nel Cinquecento uno di essi è stato promosso a lingua, sono diventati dialetti (Alinei 1984).
''Dialetto'' è infatti una nozione che si può definire propriamente solo in termini sociolinguistici, in relazione oppositiva con quella di ''lingua (standard)'': dialetto e lingua sono sistemi linguistici allo stesso pieno titolo, differenziati dalla loro collocazione nella comunità}}</ref><ref name=":2">{{Cita web|url=https://moodle2.units.it/pluginfile.php/327588/mod_resource/content/1/4%20In%20Italia.pdf|titolo=La varietà linguistica in Italia. Lingue regionali, dialetti, colonie e minoranze linguistiche|autore=Dragan Umek|editore=Università degli Studi di Trieste|data=2019|citazione=Cosa è un dialetto? In senso linguistico, un dialetto è una varietà di una lingua. In senso genealogico, un dialetto è una lingua che si è evoluta da un’altra lingua. In senso sociolinguistico, un dialetto è una lingua subordinata ad un’altra lingua.}}</ref> in quanto [[dialetti romanzi]] che [[Diglossia|convivono]] con l'[[Lingua italiana|italiano]] quale [[lingua tetto]]<ref name="Pelle">Pellegrini, Giovanni Battista (1977). ''Carta dei dialetti d'Italia'', Pisa, Pacini, p.17: «parlate della [[Penisola italiana|Penisola]] e delle [[Italia insulare|Isole]] che hanno scelto già da tempo, come lingua guida l'italiano».</ref><ref name=":3">{{Treccani|dialetti_(Enciclopedia-dell'Italiano)|Dialetti|autore=Francesco Avolio|citazione=L’adozione dell’italiano come riferimento, unico possibile criterio di distinzione fra il vasto insieme definito italo-romanzo e gli altri gruppi neolatini, è stata ripresa, nel 1975, da Giovan Battista Pellegrini, come base per la sua proposta di classificazione in cinque sistemi (italiano settentrionale, friulano o ladino-friulano, toscano o centrale, centro-meridionale, sardo), sulla quale oggi converge, pur con qualche differenza, la maggior parte degli studiosi (per approfondimenti e dettagli si rinvia alle voci sulle singole aree linguistiche).
Tutti i dialetti italo-romanzi sono definiti ''primari'', in quanto formatisi contemporaneamente a quello che poi sarebbe diventato l’italiano.}}</ref>. Molti studiosi italiani danno dunque la priorità al criterio di “dipendenza comunicativa”, basato sugli scopi e i contesti d’uso, e non alla struttura linguistica e alla possibilità di comprensione tra parlanti.<ref name="CNR"> {{Cita web|autore=Katia Genovali|url=https://almanacco.cnr.it/articolo/11704/lingue-e-dialetti-nella-grande-varieta-italiana|titolo=Lingue e dialetti nella grande varietà italiana|sito=Almanacco della Scienza|editore=Consiglio Nazionale delle Ricerche|data=14 ottobre 2024|accesso=}}</ref>
I dialetti italo-romanzi sono inoltre descritti come ''[[Dialetto|dialetti]] romanzi primari'', ossia varietà indipendenti e coeve alla lingua italiana, sviluppatesi autonomamente dal [[Lingua latina|latino]]<ref name=":4" /><ref name=":3" /><ref>{{Cita libro|titolo=Lingue e dialetti d'Italia|autore=Francesco Avolio|editore=Carocci Editore|città=Roma|anno=2009|capitolo=I sistemi dell'italo-romanzo|p=15|citazione=I nostri "dialetti" non derivano dall'italiano, bensì dal latino; per usare un'immagine forse un po' abusata, ma di immediata evidenza, non sono "figli" dell'italiano, ma suoi "fratelli", che a esso si sono riavvicinati dopo un periodo piuttosto lungo di allontanamento e frammentazione (all'incirca fra la caduta dell'impero romano e il XIV-XV secolo). È improprio, quindi, parlare di "dialetti italiani" (come fa, ad esempio, un inserto del pur ottimo Vocabolario Zingarelli), essendo preferibile l'espressione "dialetti italo-romanzi" o "dialetti d'Italia", usata, non a caso, da Giovan Battista Pellegrini per denominare la nostra prima carta linguistica elaborata a livello scientifico, la Carta dei Dialetti d'Italia (CDI; Pellegrini, 1977). In sintesi, la lingua italiana fa parte del gruppo italo-romanzo, ma non si identifica con esso.}}</ref><ref name=":02" /><ref name=":6">{{Cita libro|autore=Michele Loporcaro|titolo=Profilo linguistico dei dialetti italiani|anno=2009|editore=Laterza|città=Bari|pp=4-5|citazione=I dialetti italiani sono dunque varietà italo-romanze indipendenti o, in altre parole, dialetti romanzi primari, categoria che si oppone a quella di dialetti secondari. Sono dialetti primari dell’italiano quelle varietà che con esso stanno in rapporto di subordinazione sociolinguistica e condividono con esso una medesima origine (latina). Dialetti secondari di una data lingua si dicono invece quei dialetti insorti dalla differenziazione geografica di tale lingua anziché di una lingua madre comune.}}</ref> e che non hanno raggiunto una standardizzazione<ref name="EU">{{Cita pubblicazione|titolo=Linguistic and cultural diversity – Minority and minoritised languages as part of European linguisti and cultural diversity|autore=Paul Visesott|editore=European Parliament - Policy Department for Citizens' Rights and Constitutional Affairs|città=Bruxelles|anno=2023|p=17|url=https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2023/751273/IPOL_STU(2023)751273_EN.pdf|formato=PDF|accesso=22 febbraio 2025}}</ref>; per questo sono altresì denominati ''lingue sorelle dell'italiano''<ref name=":02">{{Cita pubblicazione|autore=Silvia Ballarè|titolo=La negazione di frase: formule e funzioni - Studi di caso nel dominio italoromanzo|url=https://aisberg.unibg.it/retrieve/handle/10446/128635/272373/TDUnibg_Ballar%C3%A8-Silvia.pdf|citazione=Si ha bilinguismo, infatti, a causa dalla compresenza di italiano e dialetti che, come noto, appartengono a sistemi linguistici distinti. Seguendo la terminologia di Coseriu (1980), i dialetti italoromanzi sono dei dialetti primari rispetto all’italiano: si tratta infatti di lingue sorelle e coeve dell’italiano che, rispetto ad esso, hanno seguito un percorso parallelo; sebbene strettamente imparentate con l’italiano, sono individuabili per distanziazione (Abstand in Kloss 1967) poiché presentano differenze strutturali a tutti i livelli di analisi della lingua (v. ad es. Maiden e Parry 1997).}}</ref><ref name=":5">{{Cita pubblicazione|autore=Cristina Lavinio|titolo=Dimensioni della variazione: la regionalità dell’italiano|rivista=Le tendenze dell’italiano contemporaneo rivisitate|editore=Società Linguistica Italiana|curatore=Bruno Moretti, Aline Kunz, Silvia Natale, Etna Krakenberger|url=https://www.societadilinguisticaitaliana.net/wp-content/uploads/2019/08/024_Lavinio_Atti_SLI_LII_Berna.pdf|citazione=Gli italiani regionali sono però varietà rispetto alle quali neanche le persone colte hanno un’idea ben chiara, e quando se ne parla, anche nei media, li si confonde con i dialetti italiani 'tout court' (cioè con quelli che in Italia chiamiamo dialetti, ma che sono in realtà lingue sorelle dell’italiano a base toscana)}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Massimo Cerruti|data=2016|titolo=L'italianizzazione dei dialetti italiani: una rassegna|rivista=Quaderns d'Italià|numero=21|p=64|url=https://ddd.uab.cat/pub/qdi/qdi_a2016n21/qdi_a2016v21p63.pdf|citazione=Il contatto tra italiano e dialetto rappresenta, com’è noto, un caso di contatto tra sistemi linguistici diversi. I vari dialetti italiani parlati oggi sono infatti sistemi separati e indipendenti dall’italiano. Sono varietà sorelle del dialetto dal quale si è sviluppata la lingua standard; costituiscono ciascuno la prosecuzione di un volgare romanzo coevo del fiorentino, e hanno perciò una propria storia autonoma, parallela a quella del dialetto poi promosso a standard.}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Michele Loporcaro|wkautore=Michele Loporcaro|titolo=Manuale di linguistica italiana|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110360851-014/html|anno=2013|editore=Sergio Lubello|capitolo=12. L'Italia dialettale|citazione=Il presente capitolo tratteggia la distribuzione areale e, a grandi linee, le principali caratteristiche strutturali dei dialetti italo-romanzi. Questi fanno parte del più ampio dominio romanzo e vanno considerati a tutti gli effetti – sul piano linguistico – come lingue sorelle delle altre varietà neolatine cui ha arriso maggior fortuna in termini socio-politico-culturali, a cominciare dall’italiano standard su base fiorentina.}}</ref><ref name="Miola">{{Cita web|url=https://www.linguisticamente.org/che-differenza-ce-tra-lingua-e-dialetto/|titolo=Che differenza c’è tra lingua e dialetto?|autore=Emanuele Miola (Alma Mater Studiorum – Università di Bologna)|data=14 luglio 2020|citazione=Per lingue regionali si intenderà lingue parlate in una certa area, che non corrisponde a un’intera nazione, ma che non necessariamente coincide con una regione amministrativa. Val la pena di aggiungere che le lingue regionali parlate in Italia (e i loro dialetti) discendono direttamente dal latino e non sono quindi delle modificazioni o corruzioni dell’italiano, ma piuttosto delle lingue ‘sorelle’ dell’italiano.}}</ref>, anche in virtù della distanza che li separa da esso<ref>{{Cita libro|autore=Lorenzo Renzi, Alvise Andreose |titolo=Manuale di linguistica e filologia romanza|anno=2003|editore=Il Mulino|città=Bologna|p=50}}</ref>.<br />
Vanno perciò distinti dagli [[Italiano regionale|italiani regionali]], cioè le varietà locali della lingua italiana, da cui derivano, e che costituiscono dei ''dialetti romanzi secondari''<ref name=":4" /><ref name=":6" /><ref name=":5" /> (questa distinzione è operata anche ricorrendo alle espressioni "dialetti d’Italia" per i dialetti romanzi primari e "dialetti italiani" per i secondari).<ref>{{Cita libro|titolo=Dialetto, dialetti e italiano|autore=Grazia Marcato|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2003|p=20}}</ref><ref name="Soria">{{Cita libro|titolo=Policy and Planning for Endangered Languages|autore=VVAA|autore-capitolo=Claudia Soria|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge|anno=2015|lingua=en|capitolo=Assessing the effect of official recognition on the vitality of endangered languages: a case study from Italy|pp=125-126}}</ref><ref name="CNR" />
Pertanto, i dialetti italo-romanzi sono da considerarsi varietà linguistiche allo stesso titolo di
Soprattutto quando formano dei ''[[Dialetto#Cluster dialettali e linguistici|cluster]]'', le varietà romanze d’Italia possono essere citate anche come ''[[Lingua regionale|lingue regionali]]''<ref name="endangered" /><ref name="Colu">{{Cita web|url=https://www.academia.edu/2255948/Language_planning_for_Italian_regional_languages_dialects_|titolo=Language planning for italian regional languages ("dialects")|autore=Paolo Coluzzi| pubblicazione=Language Problems and Language Planning|editore=John Benjamins Pusblishing Company|data=2008|accesso=22 febbraio 2025}}</ref>, cioè lingue storiche non riconosciute dallo Stato<ref name="CBS">{{Cita libro|titolo=Contested languages. The hidden multilingualism of Europe|autore=AAVV|autore-capitolo=Paolo Coluzzi, Lissander Brasca, Simona Scuri|curatore=Marco Tamburelli, Mauro Tosco|editore=John Benjamins Publishing Company|anno=2021|lingua=en|capitolo=Revitalising contested languages: The case of Lombard|urlcapitolo=https://www.researchgate.net/publication/348518962_Chapter_9_Revitalising_contested_languages_The_case_of_Lombard|accesso=22 febbraio 2025}}</ref>, diffuse in un territorio inferiore a quello statale ma non sempre coincidente con i confini amministrativi regionali<ref name="Miola" /> e che dopo l’unificazione nazionale sono state declassate all’uso in contesti informali, sebbene in precedenza parlate anche da dotti e aristocratici<ref>{{Cita testo|lingua=en|autore=Arturo Tosi|titolo=The Language Situation in Italy|pubblicazione=Current Issues in Language Planning|data=22 dicembre 2008|p=259}}</ref> (alcune avevano goduto di ufficialità nei regni preunitari.<ref>{{Cita libro|titolo=Policy and Planning for Endangered Languages|autore=VVAA|autore-capitolo=Claudia Soria|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge|anno=2015|lingua=en|capitolo=Assessing the effect of official recognition on the vitality of endangered languages: a case study from Italy|p=124}}</ref>)
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