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|allineamento = sinistra
|titolo = Bora: vento da record
|contenuto = [[File:Bora on Molo Audace.jpg|thumb|center|upright=1.2|Gli effetti della [[Bora]] sul [[molo Audace]] di Trieste nel febbraio 2011.]]
La stazione meteorologica Osmer di Trieste, che è situata sul molo Fratelli Bandiera, venerdì 10 febbraio 2011 ha segnato una raffica di bora avente un picco di 168 km/h. Si tratta del dato ufficiale più elevato di sempre tra quelli registrati secondo le norme internazionali dell'[[Organizzazione meteorologica mondiale]].
}}
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Con la conquista militare dell'Illiria da parte degli antichi Romani (i cui episodi più salienti furono la guerra contro la pirateria degli Istri, che avvenne nel [[221 a.C.]], la fondazione di [[Aquileia]] nel [[181 a.C.]] e la guerra istrica del [[178 a.C.|178]]-[[177 a.C.]]) ebbe inizio un processo di [[Romanizzazione (storia)|romanizzazione]] e assimilazione delle popolazioni preesistenti.
 
''[[Tergeste (città antica)|Tergeste]]'' fu [[Colonia (insediamento)|colonizzata]] durante la metà del I secolo a.C., verso la fine dell'[[Repubblica romana|età repubblicana]], entrando poi a far parte della ''[[Regio X Venetia et Histria]]'', una delle ''[[Regioni dell'Italia augustea|regiones]]'' in cui [[Augusto]] divise l'Italia nel [[7 d.C.]].
 
''Tergeste'' si affacciava sull'[[Golfo di Trieste|omonimo golfo]] nella parte più settentrionale dell'[[Alto Adriatico]]. Il territorio cittadino era occupato prevalentemente da un pendio collinare che diventava montagna anche nelle zone limitrofe all'abitato, che si trovava infatti ai piedi di un'imponente scarpata che dall'[[Carso|altopiano del Carso]] digradava bruscamente verso il mare. È probabile che la fortezza principale fosse situata sulle pendici del [[San Giusto (Trieste)|colle di San Giusto]].
 
In seguito alla conquista romana di ''Tergeste'', avvenuta intorno al [[II secolo a.C.]], la località divenne ''[[Municipio (storia romana)|mūnǐcǐpǐum]]'' di [[diritto latino]] con il [[Nomi latini delle città italiane|nome]] di ''Tergeste'', sviluppandosi e acquisendo una netta fisionomia urbana già in [[epoca augustea]]. Ottenne lo status di ''[[Colonia romana|colonia]]'' della ''[[Tribù (storia romana)|tribus]]'' ''[[Pupinia]]'' probabilmente dopo la [[battaglia di Filippi]] ([[42 a.C.|42]]-[[41 a.C.]]).<ref>{{cita|Plinio il Vecchio|III, 127}}.</ref>.
[[File:Trieste - Teatro Romano 01.jpg|thumb|upright=1.2|I resti del teatro romano di Trieste]]
 
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=== Epoca austriaca ===
{{Vedi anche|Città imperiale di Trieste e dintorni}}
[[File:Triest Plan 1718.JPG|thumb|left|upright=1.2|Trieste prima dell'istituzione del porto franco. Il [[Borgo Teresiano]] è ancora costituito da saline, mentre attorno alla Cittavecchia vi sono solo aree agricole.]]
 
Nel [[1719]] [[Carlo VI d'Asburgo|Carlo VI d'Austria]] potenziò l'allora piccolo villaggio di Trieste istituendo il [[porto franco (economia)|porto franco]], i cui diritti vennero estesi durante il regno di [[Maria Teresa d'Austria]], sua succeditrice, prima al ''Distretto Camerale'' ([[1747]]) e poi a tutto il territorio cittadino ([[1769]]).
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=== L'irredentismo italiano ===
{{Vedi anche|Irredentismo italiano|Questione adriatica}}
[[File:Serenissima.png|thumb|center|upright=4|Cartina della [[Dalmazia]] e della [[Venezia Giulia]] con i confini previsti dal [[Patto di Londra]] (linea rossa) e quelli invece effettivamente ottenuti dall'Italia (linea verde). In fucsia sono invece indicati gli antichi domini della [[Repubblica di Venezia]].]]
 
Trieste fu – insieme a [[Trento]] – uno dei maggiori centri dell'[[irredentismo italiano]], [[Movimento (sociologia)|movimento]] [[Libertà di pensiero|d'opinione, espressione]] dell'aspirazione [[italia]]na a perfezionare territorialmente la propria [[unità nazionale]], liberando le terre soggette al dominio straniero,<ref>{{Cita web |autore=Francesco Bruni |url=http://www.italica.rai.it/principali/lingua/bruni/schede/irriden.htm |voce=Irredentismo |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090330070238/http://www.italica.rai.it/principali/lingua/bruni/schede/irriden.htm |titolo=Storia della Lingua Italiana |citazione=Con "irredentismo" si designa l'aspirazione di un popolo a completare sul piano territoriale la sua unità nazionale, liberando le terre soggette al dominio straniero. La paternità di questa parola va attribuita al patriota e uomo politico Matteo Renato Imbriani, che nel 1877, ai funerali del padre Paolo Emilio, usò l'espressione "terre irredente", ovvero non salvate; subito dopo, un giornalista viennese lo definì "irredentista" per dileggiarlo.}}</ref> che fu particolarmente attivo tra gli ultimi decenni del [[XIX secolo]] e i primi del [[XX secolo]] in tutti i territori compresi nella [[regione geografica italiana]] o popolati da [[italofonia|italofoni]], oppure collegati all'Italia da secolari legami storici, linguistici e culturali.
[[File:Karte Triest.png|thumb|left|upright=1.2|Mappa austriaca di Trieste (1888).]]
 
Come conseguenza della [[terza guerra d'indipendenza italiana]] (1866), che portò all'annessione del [[Veneto]] al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], l'amministrazione imperiale austriaca, per tutta la seconda metà del XIX secolo, aumentò le ingerenze sulla gestione politica del territorio per attenuare l'influenza del gruppo etnico italiano temendone le già citate correnti irredentiste, arrivando anche a [[Fatti di Trieste|scontri]]. In particolare, durante la riunione del Consiglio dei ministri del 12 novembre 1866, l'imperatore [[Francesco Giuseppe I d'Austria]] tracciò un progetto di ampio respiro mirante alla ''germanizzazione o alla slavizzazione'' delle aree dell'Impero con l'obiettivo di sradicare l'[[Italiani|etnia italiana]]:
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Lo sviluppo del fascismo a Trieste fu precoce e rapido. Nel maggio [[1920]] si costituirono in città le prime ''Squadre volontarie di difesa cittadina'', nuclei di squadristi fascisti al comando dell'ufficiale di Marina Ettore Benvenuti. Nel giugno successivo veniva aperta la sede dell{{'}}''Avanguardia studentesca triestina'', anch'essa di chiara ispirazione fascista. L'11 luglio 1920 a [[Spalato]] scoppiarono i cosiddetti "[[incidenti di Spalato|incidenti]]", nel corso dei quali un cittadino croato e due militari italiani vennero uccisi.
[[File:L'incendio dell'Hotel Balkan.jpeg|thumb|upright=1.2|L'Hotel Balkan sede del ''[[Narodni Dom]]'' dopo l'incendio ([[1920]]).]]
 
Due giorni dopo i [[Fascismo|fascisti]] di Trieste organizzarono una manifestazione in città, durante la quale fu ucciso in circostanze mai chiarite un giovane italiano di nome Giovanni Nini. La folla, incitata dagli [[squadristi]] capitanati da [[Francesco Giunta]], circondò in massa il [[Narodni dom]], il massimo centro culturale cittadino degli sloveni e delle altre nazionalità slave locali, che venne incendiato: lo sloveno Hugo Roblek, ivi ospitato, morì gettandosi dalla finestra per sfuggire alle fiamme. Nella medesima manifestazione venne anche ferito in circostanze non chiare Luigi Casciana, un ufficiale italiano in licenza a Trieste, che morirà in ospedale qualche giorno dopo.
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Nonostante i problemi economici e il teso clima politico, la popolazione della città crebbe negli anni venti del Novecento, grazie soprattutto all'immigrazione da altre zone dell'Italia. La prima metà degli anni trenta fu invece un periodo di ristagno demografico, con una leggera flessione della popolazione dell'ordine di circa l'1% su base quinquennale (nel [[1936]] si contarono quasi duemila abitanti in meno rispetto al [[1931]]). Nello stesso periodo e, successivamente, fino allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]], furono portate avanti alcune importanti opere urbanistiche. Tra gli edifici più rilevanti vanno ricordati il [[Università di Trieste|palazzo dell'Università]] e il [[Faro della Vittoria (Trieste)|Faro della Vittoria]].
 
[[File:Mussolini a Trieste.jpg|thumb|upright=1.2|Trieste, piazza Unità il 18 settembre 1938,<br />in occasione del discorso di Benito Mussolini<br />in cui vennero annunciate le [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]].]]
[[File:La Sinagoga - Trieste.jpg|thumb|upright=1.2|La sinagoga di Trieste, che fu assalita e danneggiata gravemente due volte durante la seconda guerra mondiale.]]
[[File:Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia gruppo Colloti.jpg|thumb|upright=1.2|Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, con al centro [[Gaetano Collotti]], suo capo.]]
L'obiettivo era quello di assimilare forzosamente i gruppi etnici minoritari. Tale politica, unitamente alle azioni anti-slave degli squadristi fascisti – a volte costellate da incidenti con morti e feriti, ebbero gravissime ripercussioni sui delicati rapporti interetnici. A causa della persecuzione etnica, circa il 10% degli sloveni residenti in città scelse di emigrare nel vicino [[Regno di Jugoslavia]]. Dalla fine degli anni venti si sviluppò l'attività sovversiva dell'organizzazione antifascista e irredentista sloveno-croata [[TIGR]], con alcuni attentati dinamitardi anche nel centro cittadino.
 
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=== L'occupazione tedesca ===
[[File:Grossdeutsches Reich NS Administration 1944.png|thumb|left|upright=1.5|Il [[Großdeutschland|Grande Reich Tedesco]] nel 1944, comprendente le zone di operazione militare sottoposte a diretto controllo tedesco, tra cui il Litorale adriatico]][[File:Italian social republic map ITA.png|upright=1.2|thumb|La [[Zona d'operazioni del Litorale adriatico]]]][[File:In A Scary Place (I) (39272115351).jpg|upright=1.2|thumb|La '''Risiera di San Sabba''' fu un [[campo di concentramento]] istituito dagli occupatori tedeschi a Trieste, ufficialmente come campo di detenzione di polizia (''Polizeihaftlager''); fu l’unico campo di concentramento [[nazifascismo|nazista]] su suolo italiano ad essere dotato di un [[forno crematorio]].<ref>{{cita web|url=https://video.ilpiccolo.gelocal.it/locale/25-aprile-con-l-irsrec-tristano-matta-racconta-la-risiera-di-san-sabba-a-trieste/124241/124706 |titolo= Tristano Matta racconta “la Risiera di San Sabba”|autore: sito web de [[Il Piccolo]]|accesso=3 giugno 2024}}</ref><br />Nell'immagine: Le celle di detenzione all'interno della [[Risiera di San Sabba|"Risiera"]]]][[File:Ostaggi Opicina.JPG|upright=1.2|thumb|Monumento ai 71 ostaggi fucilati a Trieste per rappresaglia dai nazisti il 3 aprile 1944.]]
 
Dal [[proclama Badoglio dell'8 settembre 1943]], che annunciò l'entrata in vigore dell'[[armistizio di Cassibile]] con il quale il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] cessò le ostilità verso gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], decretando l'inizio di fatto della [[Resistenza italiana]] contro il [[nazifascismo]], Trieste fu al centro di una serie di vicende che hanno segnato profondamente la storia del capoluogo giuliano e della regione circostante e che suscitano tuttora accesi dibattiti.
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|contenuto=<small> Il ritiro dei tedeschi da Trieste a causa dell’avanzamento delle truppe jugoslave, consentì a queste ultime di conquistare la città ed assumerne il pieno controllo. Da parte degli abitanti di lingua italiana, che costituivano la maggior parte della popolazione, l’arrivo degli jugoslavi venne considerato come una nuova occupazione. Da parte degli oltre 30.000 abitanti di lingua slovena<ref>''Slovenski zgodovinski atlas'', Nova revija d.o.o., Ljubljana 2011</ref> l’arrivo dei militari jugoslavi veniva considerata invece come una liberazione, non solo dall’occupazione tedesca, ma anche dalla liberazione dal fascismo ed anche dalla invisa sovranità del Regno d’Italia. Dopo assegnazione di Trieste al Regno d’Italia, in base al [[trattato di Rapallo (1920)]] gli sloveni triestini furono infatti separati dal resto della popolazione slovena, assegnata al regno jugoslavo, ed inoltre persero i loro diritti linguistici precedentemente concessi dall’Impero austriaco, come ad esempio quello dell’istruzione obbligatoria nella propria lingua madre, senza considerare le persecuzioni attuate nei loro confronti dal regime fascista avallato dalla monarchia italiana.</small>
}}
<div style="float:right;"> [[File:2 maggio 1945 jugoslavi a trieste.jpg|miniatura|upright=1.3|2 maggio 1945: militari jugoslavi a Trieste.]]</div>
 
L'insurrezione dei partigiani antifascisti italiani e jugoslavi a Trieste fu contraddistinta da uno svolgimento anomalo. Il 30 aprile [[1945]] il [[Comitato di Liberazione Nazionale]] del quale era presidente don [[Edoardo Marzari]], composto da tutte le forze politiche italiane antifasciste con l'eccezione dei comunisti, proclamò l'insurrezione generale. Al tempo stesso le brigate dei partigiani jugoslavi, con l'appoggio del [[Partito Comunista Italiano]], attaccarono dall'altipiano carsico appena fuori della città giuliana. {{senza fonte|Si noti che esse non contenevano nessuna unità partigiana italiana inserita nell'Esercito jugoslavo, mandate invece a operare altrove, benché molti triestini (italiani e sloveni) vi fossero compresi.}} Gli scontri si registrarono principalmente nelle zone di Opicina, che si trova sull'altipiano, del Porto Vecchio, del [[castello di San Giusto]] e dall'interno del [[Palazzo di Giustizia (Trieste)|Palazzo di Giustizia]], in pieno centro cittadino. La restante parte della città fu liberata.
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L'otto maggio proclamarono Trieste città autonoma in seno alla Repubblica Federativa di Jugoslavia. Sugli edifici pubblici fecero sventolare la bandiera Jugoslava affiancata dal Tricolore italiano con la stella rossa al centro.
[[File:Trieste-Italy border.jpg|thumb|upright=1.2|Il confine tra [[Italia]] e Territorio Libero di Trieste sulla [[Strada statale 14 della Venezia Giulia]] tra [[Monfalcone]] e [[Duino-Aurisina]].]]
 
La città visse momenti difficili, di gran timore, con le persone dibattute tra idee profondamente diverse: l'annessione alla Jugoslavia o il ritorno all'Italia. In questo clima si verificarono confische, requisizioni e arresti sommari. Vi furono anche casi di vendette personali, in una popolazione esasperata dagli eventi bellici e dalle contrapposizioni del periodo fascista. Invano i triestini sollecitarono l'intervento degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]].