Trieste: differenze tra le versioni
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Dopo il [[X secolo a.C.]] è documentata la presenza sul Carso dei primi nuclei di indoeuropei, costituiti da comunità di [[Istri]], che tuttavia, con ogni probabilità, non furono i primi abitatori della futura Trieste. Fra il [[X secolo a.C.|X]] e il [[IX secolo a.C.]] essi entrarono in contatto con un'altra etnia indoeuropea, gli [[antichi Veneti]], da cui Trieste venne poi notevolmente influenzata culturalmente.
La fondazione del primo nucleo della moderna Trieste nell'area del moderno centro storico sembrerebbe imputabile al popolo dei Veneti, come testimoniato dalle radici [[Lingua venetica|venetiche]] di parte del nome (in particolare il [[suffisso]] -''
[[File:Arcoromano.jpg|thumb|upright=1.2|left|L'Arco di Riccardo]]
Tuttavia [[Strabone]], importante [[Geografia|geografo]] dell'[[età augustea]], nella sua ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]''<ref>[[Geografia (Strabone)|Geogr.]], V, 1, 9; VII, 5, 2</ref>
[[File:San Giusto 09.jpg|thumb|upright=1.2|Resti della basilica forense romana presso la cattedrale di San Giusto]]
Gli storici sono concordi sul fatto che successivamente la romana ''Tergeste'' divenne un ''[[castrum]]'',<ref>{{cita|Strabone|V, 1.10}}.</ref>
Con la conquista militare dell'Illiria da parte degli antichi Romani (i cui episodi più salienti furono la guerra contro la pirateria degli Istri, che avvenne nel [[221 a.C.]], la fondazione di [[Aquileia]] nel [[181 a.C.]] e la guerra istrica del [[178 a.C.|178]]-[[177 a.C.]]) ebbe inizio un processo di [[Romanizzazione (storia)|romanizzazione]] e assimilazione delle popolazioni preesistenti.
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[[File:Trieste - Teatro Romano 01.jpg|thumb|upright=1.2|I resti del teatro romano di Trieste]]
''Tergeste'' ottenne, durante il [[Principato (storia romana)|principato]] di [[Vespasiano]], lo status di ''[[civitas]]'',<ref>{{cita|Plinio il Vecchio|III, 22.15}}.</ref>
Nel corso dell'inverno del 53-
{{citazione|[...] Cesare chiamò [[Tito Labieno]], che mandò la legione quindicesima (che aveva svernato con lui) nella [[Gallia Cisalpina]] a tutela delle colonie dei cittadini romani per evitare che incorressero, per incursioni di barbari, in qualche danno simile a quello che nell'estate precedente era toccato ai Tergestini che, inaspettatamente, avevano subìto irruzioni e rapine. [...]|''[[De bello Gallico]]'', [[Giulio Cesare]], 8.24}}
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[[File:Loe1857 pg006 Triest im XVI Jahrhundert.jpg|thumb|left|upright=1.2|Trieste nel XVI secolo]]
Con la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] Trieste conobbe un periodo di forte decadimento, riducendosi
Nel [[1098]] Trieste risultava già diocesi vescovile con il nome latino di ''Tergestum''. Nel [[XII secolo]] la città divenne un [[Comune medievale|Libero Comune]], e per i successivi tre secoli si alternarono al controllo della città la [[Repubblica di Venezia]], la [[Contea Principesca di Gorizia e Gradisca|contea di Gorizia]] e il [[Patriarcato di Aquileia]].
Nel [[1368]] entra in [[Guerra di Trieste|conflitto con Venezia]] in seguito
Nel [[1380]], durante la [[Guerra di Chioggia]], viene occupata dalla [[Stato patriarcale di Aquileia|Patria del Friuli]], e con il [[Pace di Torino (1381)|trattato di Torino]] viene costretta a prestare atto di dedizione ad [[Aquileia]]. Con la morte del patriarca di Aquileia [[Marquardo di Randeck]] nel [[1381]], il Capitano del castello di Duino Ugo VI detto Ugone, al servizio del Duca d'Austria, riesce a influenzare il Consiglio Cittadino convincendolo a sottomettersi per la seconda volta al dominio di [[duca d'Austria|Leopoldo III d'Asburgo]] (seconda dedizione). La resa della città viene firmata a [[Graz]] nel [[1382]]: viene mantenuta l’autonomia comunale, non più però sotto un [[Podestà (medioevo)|podestà]] elettivo, ma sotto un
La nuova situazione politica della città, di relativa tranquillità, permise a Trieste, nella prima metà del Quattrocento, un buono sviluppo commerciale, che la condusse però nel [[1463]] a scontrarsi con la Repubblica di Venezia. La città richiese il supporto degli Asburgo contro la Serenissima, ma l'Imperatore [[Federico III d'Asburgo]] non solo non intervenne, ma fece ritirare il suo
La ribellione nei confronti della Casa d'Austria, che non aveva mantenuto il rispetto dei patti stipulati con il Libero Comune, non si fece attendere. Il capo della fazione imperiale Giannantonio Bonomo e i suoi accoliti vennero banditi dalla città; il Consiglio Cittadino elesse al suo posto Cristoforo Cancellieri, un valoroso soldato.
I fuoriusciti si radunarono nel [[castello di Duino]] pianificando la reazione, trovando appoggio in Nikla Luogar della Jama,
I prigionieri vennero rinchiusi nella torre del castello di Duino e le loro case furono saccheggiate. Nikla Luogar fece incarcerare i tre giudici Rettori imponendone altri a sua scelta, e cominciò a sovvertire completamente gli ordinamenti cittadini. Il 9 febbraio 1468 venne nominato da Federico III Capitano imperiale.
Nikla Luogar della Jama assoggettò il Consiglio Cittadino ai suoi voleri, abolì ogni forma dell'antico statuto
Trieste fu risparmiata dagli attacchi dell'[[Impero ottomano]], la cui azione militare più importante fu un'incursione diretta in [[Friuli]] nel 1470, durante la quale fu incendiata [[Prosecco (Trieste)|Prosecco]], oggi quartiere periferico triestino, che dista {{TA|8 km}} dal centro cittadino.<ref>Gabrio De Szombathely, ''Un itinerario di 2000 anni nella storia di Trieste'' (op. cit.)</ref>
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La presenza di numerosi documenti dedicati alla viticoltura nella Trieste medievale testimonia l'importanza che questa attività aveva nell'economia cittadina. Infatti, sino allo sviluppo dell'attività mercantile marittima che seguì alla proclamazione del [[porto franco (economia)|porto franco]] di Trieste, buona parte degli abitanti del piccolo borgo fortificato si dedicava alla viticoltura, che era praticata su tutto il territorio comunale, in particolare sul terreno marnoso-arenaceo che si trova a ridosso della città, soprattutto nelle zone più soleggiate.
Trieste era quindi un borgo fortificato circondato da vigneti, caratteristica riprodotta in numerose stampe d'epoca e descritta da molti viaggiatori stranieri. Il ruolo assolutamente centrale che il vino aveva nell'economia triestina è comprovato dalla presenza, sia in ambito ecclesiastico che civile, di [[decime]] e di altri sistemi basati sul computo della [[redditività]] delle vigne.<ref>Fulvio Colombo, Renzo Arcon (a cura di), ''Quaternus domorum et decimarus civitatis Tergesti. Quaderno delle case e delle decime della città di Trieste'', Deputazione di Storia patria per la Venezia Giulia, Trieste 2009.</ref>
Il più importante prodotto della secolare viticoltura triestina è il [[Prosecco (vino)|vino Prosecco]], che ha preso il nome dal [[Castello di Moncolano|castello di Prosecco]]. Sul documento più antico che lo cita viene menzionato come ''castellum nobile vino [[Pucino|Pucinum]]''. La produzione di questo vino si allargò ben presto oltre i confini comunali triestini, diffondendosi nel goriziano, in [[Friuli]], in [[Dalmazia]] e soprattutto in [[Veneto]], dove si sviluppò sino a diventare uno dei vini più famosi al mondo.
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Nel [[1719]] [[Carlo VI d'Asburgo|Carlo VI d'Austria]] potenziò l'allora piccolo villaggio di Trieste istituendo il [[porto franco (economia)|porto franco]], i cui diritti vennero estesi durante il regno di [[Maria Teresa d'Austria]], sua succeditrice, prima al ''Distretto Camerale'' ([[1747]]) e poi a tutto il territorio cittadino ([[1769]]).
Maria Teresa d'Austria, che salì al trono nel [[1740]], grazie
Fra il [[1758]] e il [[1769]] furono approntate opere a difesa del molo e venne eretto un forte. Nelle immediate vicinanze del porto sorsero la [[Borsa valori]] (all'interno del Palazzo municipale, attorno al [[1755]]), a cui fu poi [[Piazza della Borsa (Trieste)|dedicata una piazza]], il ''Palazzo della Luogotenenza'' ([[1764]]), oltreché un grande magazzino e il primo [[cantiere navale]] di Trieste, noto come lo ''
In quegli anni iniziò
In un rapporto inviato all'imperatrice Maria Teresa, il conte Nikolaus von Hamilton, che ricoprì la carica di Presidente dell'Intendenza della città di Trieste dal 1750 al 1764, descrisse nel seguente modo l'uso delle lingue parlate dagli abitanti di Trieste:
{{citazione| Gli abitanti usano tre diverse lingue: l'italiano, il tergestino e lo sloveno. La particolare lingua triestina, usata dalle persone semplici, non viene capita dagli italiani; molti abitanti in città e tutti quelli del circondario parlano sloveno
[[File:Triest 1885.jpg|thumb|upright=1.2|left|Trieste nel 1885]]
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A maggio 1797 le [[Armée de terre|truppe francesi]] lasciarono la città in virtù del [[trattato di Leoben]].<ref name="Tedesco 2018">{{cita|Tedesco 2018}}.</ref>
La seconda occupazione francese iniziò a dicembre 1805 concludendosi a marzo 1806. Nonostante la brevità delle prime due occupazioni, le idee democratiche portate dalle truppe napoleoniche iniziarono a diffondersi anche a Trieste, dove
[[File:Litorale austriaco 1897.jpg|thumb|Mappa del 1897 del [[Litorale austriaco]], di cui Trieste era capoluogo]]
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Ritornata agli [[Casa d'Asburgo|Asburgo]] nel [[1813]], Trieste continuò a svilupparsi, anche grazie all'apertura della ferrovia con [[Vienna]] nel [[1857]]. Negli anni sessanta dell'Ottocento Trieste fu elevata al rango di capoluogo di ''Land'' della regione del [[Litorale austriaco]] (''Oesterreichisches Küstenland''). Successivamente la città divenne, negli ultimi decenni dell'[[XIX secolo|Ottocento]], la quarta realtà urbana dell'[[Impero austro-ungarico]], dopo [[Vienna]], [[Budapest]] e [[Praga]].
Grazie al suo status privilegiato di unico porto commerciale della [[Cisleitania]], denominazione non ufficiale della metà occidentale dell'[[Impero austro-ungarico]], un tempo facente parte del [[Sacro Romano Impero]], Trieste divenne il primo porto dell'Impero austro-ungarico. La città giuliana diventò un centro fortemente cosmopolita, plurilingue e plurireligioso, come dimostra il censimento ufficiale austriaco del 31 dicembre 1910: il 51,83% della popolazione del comune (e il 59,46% del centro storico) era [[Italofonia|italofono]], a cui si aggiungevano gli [[italiani]] immigrati dal [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], che erano considerati stranieri (il 12,9% degli abitanti del centro storico), il 24,79% degli abitanti era di lingua slovena (il 12,64% degli abitanti del centro storico), l'1,04% di lingua tedesca (il 1,34% degli abitanti del centro storico), mentre si contavano molte comunità minori: [[serbi]], [[croati]], [[armeni]], [[ebrei]], [[greci]], [[ungheresi]], [[inglesi]] e [[svizzeri]].<ref>{{Cita web|url=http://www.kozina.com/premik/1910-02.pdf|titolo=Censimento austriaco del 1910|sito=kozina.com|accesso=12 giugno 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131220202023/http://www.kozina.com/premik/1910-02.pdf|urlmorto=sì}}</ref>
{| class="wikitable"
|+Censimenti comune Trieste<ref>{{Cita web|url=https://anno.onb.ac.at/cgi-content/anno-plus?aid=ors&datum=0001&page=282&size=24|titolo=ÖNB-ANNO - Österreichische Statistik, 1880-|sito=anno.onb.ac.at|accesso=5 gennaio 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://drive.google.com/file/d/13BSpAtRR2qhrUS9wB_MKxidnkI12ONxc/view?usp=embed_facebook|titolo=VG.pdf|sito=Google Docs|accesso=5 gennaio 2021}}</ref>
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|ignoto
|}
Nel XVIII secolo in città il [[dialetto triestino]], [[dialetto veneto coloniale]] parlato anche in buona parte della moderna [[provincia di Trieste]] e nell'attuale [[provincia di Gorizia]]<ref group="N">. I secolari contatti della città con culture e lingue diverse ha facilitato tuttavia l'introduzione di alcuni termini, di origine per lo più [[Lingua tedesca|tedesca]] e [[Lingua slovena|slovena]] e, in minor misura, [[Lingua friulana|friulana]] e [[Lingua croata|croata]] (ma anche [[Lingua ungherese|ungherese]], [[Lingua greca|greca]], [[Lingua ebraica|ebraica]], [[Lingua francese|francese]] e persino [[Lingua turca|turca]] e di altre lingue), nel lessico triestino. Cfr. a tale proposito: G. Pinguentini, ''Dizionario storico etimologico fraseologico del dialetto triestino'' Trieste, Borsatti, 1954.</ref>
=== L'irredentismo italiano ===
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[[File:Karte Triest.png|thumb|left|upright=1.2|Mappa austriaca di Trieste (1888)]]
Come conseguenza della [[terza guerra d'indipendenza italiana]] (1866), che portò all'annessione del [[Veneto]] al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], l'amministrazione imperiale austriaca, per tutta la seconda metà del XIX secolo, aumentò le ingerenze sulla gestione politica del territorio per attenuare l'influenza del gruppo etnico italiano temendone le già citate correnti irredentiste, arrivando anche a [[Fatti di Trieste|scontri]]. In particolare, durante la riunione del Consiglio dei ministri del 12 novembre 1866, l'imperatore [[Francesco Giuseppe I d'Austria]] tracciò un progetto di ampio respiro mirante alla ''germanizzazione o alla slavizzazione'' delle aree dell'Impero, con l'obiettivo di sradicare l'[[Italiani|etnia italiana]]:
{{Citazione|Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l'influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel [[Tirolo del Sud]], in [[Dalmazia]] e sul [[Litorale austriaco|Litorale]] per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno. Sua Maestà richiama gli uffici centrali al forte dovere di procedere in questo modo a quanto stabilito.|[[Francesco Giuseppe I d'Austria]], consiglio della Corona del 12 novembre 1866<ref>''Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867. V Abteilung: Die Ministerien Rainer und Mensdorff. VI Abteilung: Das Ministerium Belcredi'', Wien, Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst 1971</ref><ref>{{cita libro |autore=Jürgen Baurmann|autore2=Hartmut Gunther|autore3=Ulrich Knoop| titolo=Homo scribens : Perspektiven der Schriftlichkeitsforschung | anno= 1993 | editore= | città= Tübingen|ISBN= 3-484-31134-7|p=279|lingua=de|url=https://books.google.com.au/books?id=l3tCTXoeAysC&pg=279}}</ref>
I prodromi a questa decisione si ebbero dopo la [[seconda guerra d'indipendenza italiana]], da cui conseguì l'incorporazione della [[Lombardia]] al [[Proclamazione del Regno d'Italia|nascituro Stato italiano]] ([[1859]]). In seguito a questo evento, il governo austriaco favorì il formarsi di una [[Sloveni|coscienza nazionale slovena]] allo scopo di contrastare l'irredentismo italiano. La presa di coscienza dell'identità slovena fece aumentare la regressione dell'uso della [[lingua italiana]], che pur conservò un notevole prestigio per tutto il periodo austriaco, cosa che terminò alla fine della [[prima guerra mondiale]] con l'annessione di Trieste all'Italia, dopo della quale l'italiano diventò l'unica lingua ufficiale.
[[File:Litorale 1.png|thumb|upright=2.0|'''Modifiche al confine orientale italiano dal 1920 al 1975'''.
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{{legenda|#ffff00|Aree annesse al Regno d'Italia nel 1920 e poi assegnate alla Jugoslavia nel 1947 con i [[Trattati di Parigi (1947)|trattati di Parigi]]}}]]
Nella città, durante le manifestazioni pro
Il 13 febbraio del [[1902]] iniziò uno sciopero generale a favore dei fuochisti del [[Lloyd Triestino|Lloyd]]. Il governo austriaco, in accordo con il governatore di Trieste [[Leopold von Goess]], temendo una saldatura tra il partito socialista triestino prevalentemente di etnia italiana ed elementi irredentisti, proclamò il 14 febbraio lo stato d'assedio e la legge marziale.
Durante lo svolgersi della manifestazione, intervenne la 55ª brigata di fanteria agli ordini del generale [[Franz Conrad von Hötzendorf]], che procedette
Nel [[1909]] il governatore austriaco [[Konrad zu Hohenlohe-Schillingsfürst]] proibì l'uso della lingua italiana in tutti gli edifici pubblici e con un altro [[Decreti Hohenlohe|decreto]] del 1913 l'[[Austria]] estromise ufficialmente gli italiani dalle amministrazioni comunali e dalle aziende municipalizzate.<ref name="treccani">''Dizionario Enciclopedico Italiano'' (Vol. III, pag. 730), Roma, Ed. Istituto dell'Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani, 1970.</ref>
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}}
Agli inizi del [[XX secolo|Novecento]] il gruppo [[etnia|etnico]] sloveno di Trieste conobbe una fase di ascesa demografica, sociale ed economica. Ciò spiega come l'irredentismo assunse spesso, nella città giuliana, dei caratteri marcatamente anti-slavi, che vennero perfettamente incarnati dalla figura di [[Ruggero Timeus]]. Allo scoppio della prima guerra mondiale 128 triestini si rifiutarono di combattere sotto le bandiere austro-ungariche e
Fra i volontari che persero la vita nel corso del conflitto<ref group=N>Le informazioni sul numero dei volontari e quello relativo ai deceduti sono tratte da: Elio Apih, ''op. cit.'' p. 99.</ref> si ricordano gli scrittori e gli intellettuali [[Scipio Slataper]], [[Ruggero Timeus]] e Carlo Stuparich, fratello del più noto [[Giani Stuparich]]. Primo esponente di tale movimento è considerato il triestino Wilhelm Oberdank, successivamente italianizzato in [[Guglielmo Oberdan]], che, per aver ordito un complotto per uccidere l'imperatore d'Austria [[Francesco Giuseppe I d'Austria|Francesco Giuseppe]] e trovato in possesso di due [[Bomba all'Orsini|bombe Orsini]], fu processato ed impiccato nella sua città natale il 20 dicembre [[1882]].
Particolarmente attivi sul fronte delle idee e della propaganda furono i fuoriusciti triestini in Italia e in Francia, dove ebbero un ruolo di primaria importanza nella fondazione, a Roma, di un Comitato centrale di propaganda dell'Alto Adriatico ([[1916]]) e, a Parigi, dell'associazione ''Italia irredenta''. Tutti i membri degli organi direttivi del Comitato erano triestini, ad eccezione del [[Dalmati italiani|dalmata italiano]] Alessandro Dudan.<ref>[[Marina Cattaruzza]], ''L'Italia e il Confine Orientale'', Bologna, Società editrice Il Mulino, 2007, p. 97</ref>
=== La prima guerra mondiale e la prima annessione all'Italia ===
Tra il 1915 e il 1917, durante la [[prima guerra mondiale]], il [[Servizio Aeronautico]] italiano bombardò Trieste in diverse occasioni, causando numerose vittime tra la popolazione civile. Il 4 novembre del [[1918]], al termine del conflitto, che vide l'Italia vittoriosa, il Regio Esercito italiano entrò a Trieste al comando del generale [[Carlo Petitti di Roreto]], acclamato da quella parte della popolazione che era di sentimenti italiani, il quale dichiarò lo stato di occupazione
[[File:Liberazione_di_Trieste.jpg|thumb|upright=1.2|left|Sbarco delle truppe italiane a Trieste il 3 novembre 1918, a prima guerra mondiale appena conclusa]]
La sicura
Dopo la prima guerra mondiale le truppe italiane occuparono militarmente la parte della [[Dalmazia]] promessa all'Italia dal [[Patto di Londra]], accordo segreto firmato il 26 aprile [[1915]], stipulato tra il governo italiano e i rappresentanti della [[Triplice intesa|Triplice Intesa]], con cui l'Italia si era impegnata a scendere in guerra contro gli [[Imperi centrali]] in cambio di cospicui compensi territoriali poi non completamente riconosciuti nel successivo [[Trattato di Versailles|trattato di Versailles (1919)]], che fu invece firmato alla fine del conflitto.<ref>{{Treccani|londra|Londra|accesso=21 marzo 2017}}</ref>
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Due giorni dopo i [[Fascismo|fascisti]] di Trieste organizzarono una manifestazione in città, durante la quale fu ucciso in circostanze mai chiarite un giovane italiano di nome Giovanni Nini. La folla, incitata dagli [[squadristi]] capitanati da [[Francesco Giunta]], circondò in massa il [[Narodni dom]], il massimo centro culturale cittadino degli sloveni e delle altre nazionalità slave locali, che venne incendiato: lo sloveno Hugo Roblek, ivi ospitato, morì gettandosi dalla finestra per sfuggire alle fiamme. Nella medesima manifestazione venne anche ferito in circostanze non chiare Luigi Casciana, un ufficiale italiano in licenza a Trieste, che morirà in ospedale qualche giorno dopo.
Lo stesso giorno alcuni squadristi devastarono gli uffici della "Jadranska banka", la filiale della "Ljubljanska kreditna banka", la tipografia del settimanale "Edinost", la Cassa di Risparmio Croata, la scuola serba e numerosi altri luoghi di aggregazione delle comunità etniche presenti a Trieste, oltre a quelli del Partito socialista, che aveva idee politiche differenti rispetto a quelle degli squadristi.<ref>Claudio Silvestri, ''Dalla Redenzione al Fascismo. Trieste 1918-1922'', Udine 1959, pp. 55 sg; citato in Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario 1883-1920'', Einaudi, Torino 1965, pag. 625.</ref><ref>Alojz Zidar,"Il popolo sloveno ricorda e accusa, Založba Lipa, Koper-Capodistria 2001"</ref>
Con la firma del [[Trattato di Rapallo (1920)|trattato di Rapallo]] del novembre [[1920]], Trieste passò definitivamente all'[[Italia]], inglobando nel proprio territorio provinciale zone dell'ex [[Contea Principesca di Gorizia e Gradisca]], dell'[[Istria]] e della [[Carniola]].
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|immagine3 = Italian province of Trieste.JPG
|didascalia3 = {{legenda|#FC0416|Provincia di Trieste dal 1924 al 1943}}
}} Il periodo tra la [[prima guerra mondiale|prima]] e la [[seconda guerra mondiale]] fu segnato da numerose difficoltà per Trieste. La città fu colpita infatti da una pesante crisi economica, causata dalla perdita di importanza del porto, un tempo il maggiore dell'Impero austro-ungarico. Ne soffrì soprattutto l'attività commerciale, ma anche il settore finanziario. Trieste perse la sua secolare autonomia comunale, resa molto ampia dalla Corona austriaca, cambiando gradualmente anche la propria ripartizione linguistica e culturale. Quasi la totalità della comunità germanofona lasciò infatti la città dopo l'annessione all'
Con l'avvento del [[fascismo]] al governo nazionale, fu inaugurata a Trieste e in Venezia Giulia una politica di "snazionalizzazione" delle minoranze cosiddette ''allogene''. A partire dalla metà degli anni venti si diede avvio all'[[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]] dei toponimi e dei cognomi slavi,<ref>{{Cita libro|autore=Miro Tasso|titolo=Un onomasticidio di Stato|anno=2010|editore=Mladika|città=Trieste}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Miro Tasso|titolo=Fascismo e cognomi: italianizzazioni coatte nella provincia di Trieste|rivista=Quaderni Italiani di RIOn, 3, pp. 309-335. Lo spettacolo delle parole. Studi di storia linguistica e di onomastica in ricordo di Sergio Raffaelli. Enzo Caffarelli e Massimo Fanfani (a cura di) - Società Editrice Romana, 2011}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Miro Tasso|titolo=Le mutazioni dei cognomi nella provincia di Trieste durante il fascismo|rivista=Rivista Italiana di Onomastica, 20: 57-66, 2014.}}</ref>
Nonostante i problemi economici e il teso clima politico, la popolazione della città crebbe negli anni venti del Novecento, grazie soprattutto all'immigrazione da altre zone dell'Italia. La prima metà degli anni trenta fu invece un periodo di ristagno demografico, con una leggera flessione della popolazione dell'ordine di circa l'1% su base quinquennale (nel [[1936]] si contarono quasi duemila abitanti in meno rispetto al [[1931]]). Nello stesso periodo e, successivamente, fino allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]], furono portate avanti alcune importanti opere urbanistiche. Tra gli edifici più rilevanti vanno ricordati il [[Università di Trieste|palazzo dell'Università]] e il [[Faro della Vittoria (Trieste)|Faro della Vittoria]].
[[File:Mussolini a Trieste.jpg|thumb|upright=1.2|Trieste, piazza Unità, il 18 settembre 1938,<br />in occasione del discorso di Benito Mussolini<br />in cui vennero annunciate le [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]]]]
[[File:La Sinagoga - Trieste.jpg|thumb|upright=1.2|La sinagoga di Trieste, che fu assalita e danneggiata gravemente due volte durante la seconda guerra mondiale]]
[[File:Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia gruppo Colloti.jpg|thumb|upright=1.2|Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, con al centro [[Gaetano Collotti]], suo capo]]
L'obiettivo era quello di assimilare forzosamente i gruppi etnici minoritari. Tale politica
Le organizzazioni indipendentiste e terroriste slovene, fra cui il
Nel [[1930]] a Trieste furono organizzati due attentati ad opera del TIGR: quello al Faro della Vittoria e, ben più grave, quello alla redazione de ''Il Popolo di Trieste'', che causò la morte dello [[stenografo]] Guido Neri e il ferimento di tre persone. Le autorità di polizia procedettero
Il processo si concluse con una condanna esemplare: a quattro imputati fu inflitta la pena di morte (Ferdo Bidovec, Fran Marušič, Zvonimir Miloš e Alojzij Valenčič), venendo fucilati a Basovizza il 6 settembre [[1930]], mentre ad altri dodici vennero inflitte varie pene detentive fra i due anni e sei mesi e i trent'anni. Due vennero invece assolti.
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