Denis Diderot: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 182:
Tutte queste tesi sulla natura non vengono mai affermate da Diderot in maniera esclusiva e definitiva: egli preferisce usare la forma [[dialogo|dialogica]] nei suoi scritti - spesso uno dei due dialoganti è Diderot e l'altro un suo conoscente - proprio per evitare quelle affermazioni [[dogma]]tiche, che talora si riscontravano anche tra gli illuministi (ad esempio in [[d'Holbach]], ma anche in [[Rousseau]]), alle quali Diderot contrappone uno [[scetticismo metodologico|scetticismo]] che non scade mai a derisione dell'avversario con cui sta polemizzando, cosa che lo differenzia nello stile da [[Voltaire]].<ref name="Fusaro4"/>
Nella morale Diderot è contrario a qualunque impostazione [[determinismo|deterministica]], sostenuta in parte dal d'Holbach, che consideri l'uomo vittima impotente di elementi naturali: al contrario l'individuo è libero di scegliere il suo comportamento dominando sé stesso e le forze naturali nei limiti in cui riesce a sfuggire ai suoi istinti naturali: per il dominio della natura e per la sua libertà giova all'uomo la conoscenza dei fenomeni naturali e della storia umana che gli permetterà di liberarsi dalla superstizione e dai pregiudizi per conseguire una vita che sarà felice a condizione che rispetti il bene universale.<ref>D. Diderot, ''Ritorno alla natura: Supplemento al Viaggio di Bougainville''; a cura di Antonio A. Santucci. Bari, Laterza, 1993</ref> La sua critica agli eccessi della proprietà privata non cade invece mai in sogni di [[Primitivismo|restaurazione primitiva]] o rifiuto del progresso "corruttore", come in Rousseau. Nonostante la diffusione del [[razzismo]] e del filo-[[colonialismo]] tra gli intellettuali dell'epoca (tranne quelli dell'area gesuita, con le loro "[[riduzioni gesuite|missioni]]"), anche nell'Encyclopedie<ref>"Espèce humaine": "Tutti questi popoli [dell'Africa] sono sudici e grossolani, superficiali e stupidi (...) Non soltanto il colore li distingue, ma differiscono dagli altri uomini per tutti i tratti del loro volto, per i nasi larghi e piatti, per le grandi labbra, e per la lanuggine al posto dei capelli, sembrano costituire un'altra specie di uomini"</ref>, Diderot, ammirando la società dell'isola di [[Tahiti]] come prototipo realizzato della teoria del "[[buon selvaggio]]", si pronunciò contro lo [[schiavismo]] e la colonizzazione<ref>[https://corsaro.wordpress.com/2008/06/11/illuminismo-scheda-di-lettura-diderot-e-voltaire-sulla-visione-dell%E2%80%99altro/ ''Diderot e Voltaire sulla "visione dell'altro"'']</ref>, oltre che contro la [[maschilismo|sottomissione della donna]], e a favore della [[
====Diderot e il libertinismo====
Riga 197:
Ne ''[[Il nipote di Rameau]]'' descrive le vicende di un nuovo [[Don Giovanni]], che impronta la sua vita alla leggerezza e allo sfoggio di una superficiale [[intellettuale|intellettualità]] distruggendo così ogni vero valore morale e ogni verità accertata.<ref>[http://www.teatrionline.com/2013/02/il-nipote-di-rameau-di-denis-diderot-2/ ''Il nipote di Rameau di Diderot'']</ref> Qui Diderot attacca il parassitismo di chi lusinga la classe dominante, per avere favori, soffocando il vero spirito artistico, culturale e creativo.<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s"/>
Tra gli illuministi, fu praticamente l'unico, a parte [[Julien Offray de La Mettrie]] e il libertino radicale più tardo [[Marchese de Sade]], a sostenere esplicitamente il [[diritti umani|diritto umano]] di un [[Sessualità|costume sessuale]] e [[Amore libero|sentimentale]] [[Promiscuità|apertamente libero]]<ref>[http://www.giornalecritico.it/Valentina%20Sperotto.htm Valentina Sperotto, ''Diderot e l'alterità dei "selvaggi", tra mito e riconoscimento''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140112122704/http://www.giornalecritico.it/Valentina%20Sperotto.htm |data=12 gennaio 2014 }}</ref>, nonostante i due citati fossero distanti da lui in moltissime posizioni; Diderot infatti condannò La Mettrie per il suo volume ''Antiseneca'', per essere un [[Edonismo|edonista]] eccessivo e per il suo meccanicismo assoluto. A proposito della morte di La Mettrie dopo un pranzo luculliano scrisse in una lettera che "La Mettrie è morto come era giusto dovesse morire, vittima della sua intemperanza e della sua follia. Si è ucciso per ignoranza di ciò che professava. Questo giudizio è severo, ma giusto", definendolo "corrotto nei costumi e nelle idee". Il libertinismo di Diderot, rispetto a quello di de Sade e dei classici libertini, è incentrato sulla "bontà" o "neutralità" dell'uomo naturale, non sull'origine che l'uomo sia malvagio e trovi soddisfazione nel [[peccato]] e nel [[senso di colpa]] (cardini del pensiero sadiano seppur mascherati da ateismo), che Diderot come La Mettrie non approva. Diderot è anche l'unico degli illuministi pre-rivoluzionari a non condannare esplicitamente l'[[omosessualità]], mantenendosi su un atteggiamento di vaga e leggera disapprovazione senza invocare interventi esterni di Stato o religione sulle vicende private. Per Diderot l'importante è che la società non ne sia danneggiata, come dice nel dialogo ''Il sogno di d'Alembert''.
Queste posizioni illuministe [[Libertarismo|libertarie]], quasi proto-[[anarchiche]] negli ultimi anni, filtrate dagli ''[[idéologues]]'', ebbero influenza anche sulla legislazione della [[Rivoluzione francese]], che [[depenalizzazione|depenalizzò]] i cosiddetti "[[reati immaginari]]" (1790) quali [[adulterio]] e omosessualità, con l'istituzione del [[divorzio]] e del [[matrimonio civile]].<ref>Denis Diderot, ''Il sogno di d'Alembert'', parte III, "Seguito della conversazione", con relativo commento e note]</ref> Nel ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', usando la storia dell'[[Impero romano]], esalta invece la libertà del pensiero rappresentata da [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]].<ref name="cita-Noetico-65-Noetico-harv-s"/> La vita di Diderot è stata spesso rappresentata nel romanzo e nel cinema, talvolta con esagerazioni per esigenze artistiche, come quella di un esponente [[Libertino (sociologia)|libertino]] dell'illuminismo; ad esempio, in maniera molto romanzata, Diderot è il singolare protagonista, a metà tra il filosofo e l'uomo di mondo, della commedia teatrale ''Il libertino'' (''Le Libertin'', 1997) di [[Éric-Emmanuel Schmitt]], il quale ispirò l'[[Le Libertin|omonimo film]] del 2000 di [[Gabriel Aghion]], che ne fa un prototipo dell'illuminista radicale e gaudente, assai simile al tipo di personaggio di [[seduttore]] libertino solitamente rappresentato da [[Giacomo Casanova]].
|