== Biografia ==
Lorenzo Lotti è statoilpiù grande confusionario della 1B pni 2007/2008
Trascorre l’infanzia e l’[[adolescenza]] a Venezia dove avviene la sua formazione artistica, allievo di [[Giovanni Bellini]] per alcuni, tra cui il [[Vasari]], per il quale il Lotto, «avendo imitato un tempo la maniera de' Bellini, s'appiccò poi a quella di Giorgione», ma per i più potrebbe essere stato allievo di [[Alvise Vivarini]], in considerazione della severa monumentalità delle sue prime opere.
Tra il [[1503]] e il [[1504]] è documentato per la prima volta come pittore a [[Treviso]], dove esegue, nel 1505, il ''Ritratto del vescovo Bernardo de’ Rossi'', un protagonista della vita culturale cittadina. L’austera opera, al Museo napoletano di Capodimonte, di saldo impianto plastico e acuta definizione psicologica, denuncia la derivazione [[Antonello da Messina|antonelliana]] e dall'arte nordica, mostrando al contempo una personalità stilistica già formata. Un coperto, cioè un pannello protettivo del ritratto, è l'''Allegoria del Vizio e della Virtù'', ora nella National Gallery di [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]].
[[Immagine: Lorenzo Lotto 042.jpg|thumb|left|220px|''Ritratto del vescovo Bernardo de' Rossi'', 1505, Napoli, Capodimonte]]
In essa Lotto realizza un'immagine criptica attraverso un'originale elaborazione di motivi allegorici; analogamente, l'''Allegoria della Castità'' del [[1505]] circa, altro coperto di un ritratto non identificato, presenta al centro una figura femminile in atto di vegliare, mentre un [[angelo]] o un [[genio]] alato sparge su di lei petali di fiori; sulla sinistra una [[Satiro (mitologia)|satiresca]] si sporge dietro un tronco mentre a destra giace un satiro intento a libagioni; nella donna la ''voluptas'', l'inclinazione al piacere, è attenuata dalla ''quies'', uno stato sospeso di visione purificatrice che è lontano dall'abbandono incosciente al sonno.
Successiva è la grande pala della chiesa di [[Santa Cristina al Tiveron]], frazione di [[Quinto di Treviso]], una solenne ''Sacra Conversazione'' del [[1505]], che, riprendendo come modello la pala [[Giovanni Bellini|belliniana]] di San Zaccaria, mostra un ritmo compositivo più serrato, sottolineato dell'intrecciarsi degli sguardi e dalle attitudini variate dei personaggi sacri, immersi in una luce fredda e trascorrente, molto distante dalla coeva pittura veneta; il Lotto in questa e nella successiva pittura guarda maggiormente al [[Albrecht Dürer|Dürer]] e all'arte nordica, soprattutto nel [[realismo]] dei particolari, nel patetismo della rappresentazione e nella visione di una natura misteriosa e inquietante.
Con l’''Assunta'' del Duomo di [[Asolo]] e il ''Ritratto di giovane con lucerna'', del Kunsthistorisches Museum di [[Vienna]], entrambe del [[1506]], si conclude l’esperienza trevigiana. Di quest'ultimo si è scoperta l'identità: si tratta di Broccardo Malchiostro, giovane ecclesiastico, segretario del vescovo Bernardo de' Rossi, come mostrano i fiori di [[carciofo]] ricamati sulla tenda di [[broccato]], presenti nello stemma dell'effigiato, e dal gioco di parole dato da BROCCATO - CARDO - BROCCARDO. Anche la lucerna che si intravede in alto a destra, posta in un ambiente scuro oltre la tenda, allude alla fallita congiura ordita nel [[1503]] contro di lui e il vescovo de' Rossi.
Acquistata in così pochi anni una notevole fama, il pittore è invitato nel [[1506]] nelle [[Marche]] dai [[domenicani]] di [[Recanati]], con i quali manterrà ottimi rapporti per tutta la vita. Nel [[1508]] termina il grande ''Polittico'' per la chiesa di San Domenico, ora conservato nella Pinacoteca comunale. In una architettura tradizionale inserisce figure monumentali e inquiete, immerse in una penombra percorsa da una luce che crea forti contrasti. L’opera chiude il ciclo giovanile dell’attività del Lotto, ormai pittore maturo e consapevole dei propri mezzi.
Dopo un breve ritorno a [[Treviso]], nel [[1509]] è a [[Roma]], chiamato dal papa [[papa Giulio II|Giulio II]] per partecipare alla decorazione dei suoi appartamenti nei [[Palazzi Vaticani]].
[[Immagine:Lorenzo Lotto 025.jpg|190px|thumb|right|''San Gerolamo penitente'', 1509 circa, Roma, Castel Sant'Angelo]]
Del [[1509]] circa è il ''San Gerolamo penitente'', ora a [[Castel Sant'Angelo (Roma)|Castel Sant'Angelo]], tema già trattato nel 1506. In questa versione, a contatto con l'ambiente culturale romano, schiarisce la tavolozza, immergendo il santo in un paesaggio meno nordico e più solare, ma non meno inquietante per il carattere antropomorfo di elementi naturali, quali il tronco nodoso vicino al [[Panthera leo|leone]] o le radici, in forma di mano artigliata, dell'albero che si abbarbica sopra lo sperone di roccia, dietro il santo.
Si dice che l’impatto con la corte pontificia e la grande ''officina'' romana, dove lavorano i lombardi [[Bramante]], [[Bramantino]] e [[Cesare da Sesto]], i senesi [[Sodoma]] e [[Domenico Beccafumi]], [[Michelangelo]] e soprattutto [[Raffaello]] con i suoi allievi, a fianco del quale dovrebbe lavorare, sia stata sconvolgente per il talentoso ma schivo Lorenzo: lascia Roma nel [[1510]], e non ne farà più ritorno, iniziando l'inquieto vagabondare che lo porterà in una condizione di emarginazione, tanto provocata che subita.
Tornato nelle Marche, vi è documentato per il contratto firmato il [[18 ottobre]] [[1511]] con la Confraternita del Buon Gesù di [[Jesi]] per una ''Deposizione'' nella chiesa di San Floriano, e ora nella locale Pinacoteca e a Recanati, e dove dipinge anche la ''Trasfigurazione'' per la chiesa di Santa Maria di Castelnuovo, ora nella Pinacoteca, impostata su modelli raffaelleschi a cui però reagisce mostrando repentini scatti espressionistici e schemi compositivi complessi, con figure in pose macchinose. Il trionfante classicismo romano ha certamente turbato le certezze veneziane e nordiche di Lorenzo ma non lo ha mai convinto ed egli lo sperimenta quasi ad avere la conferma della sua inefficacia.
== I capolavori di Bergamo ==
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