Arte sasanide: differenze tra le versioni

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Per '''arte sasanide''' s'intende l'arte iranica prodotta durante l'Impero sasanide (224-651), prima della [[conquista islamica della Persia]] (633-644) in seguito alla quale la produzione artistica iranica/persiana confluì in quella islamica.<ref name=":0">{{cita|Harper 1986|}}.</ref><ref name=":2">{{cita|Hermann 1989|pp. 61-62}}.</ref>
 
Nel 224, l'ultimo [[Impero partico|re dei Parti]], [[Artabano IV|Artabano V]] (r. 216-224), fu sconfitto da [[Ardashir I]] (r. 224-241),<ref name=":13">{{cita|Frye 1983|p. 118}}.</ref> fondatore della dinastia sasanide che avrebbe regnato, nei quattrocento anni successivi, sugli attuali [[Iran]] e [[Iraq]], sul [[Levante (regione storica)|Levante]] e gran parte dell'[[Anatolia]], su parti dell'[[Egitto]] e dell'[[Penisola arabica|Arabia]], estendendo la sua sovranità sino all'attuale [[Pakistan]].<ref name=":38">{{cita|Frye 1983|p. 169}}.</ref> Fu quella, per la [[Persia]] e la [[Mesopotamia]], un'[[età dell'oro]] che portò alla ''[[Renovatio Imperii|renovatio]]'', anche artistica, del [[Dinastia achemenide|vecchio impero achemenide]] (705-330 a.C.). Tuttavia, vi furono anche influenze artistiche dalla [[Cina]] e dal [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] greco-romano, seppur caratteristica precipua dell'arte sasanide fu l'affrancamento dall'[[arte ellenistica]] in controtendenza all'arte degli [[Arsacidi di Partia|Arsacidi]] (247 a.C.-224).<ref name=":0" /><ref name="ReferenceA">{{cita libro|lingua=fr|autore=Frantz Grenet||curatore=Jean Leclant|titolo=Dictionnaire de l'Antiquité|anno=2005|editore=PUF|città=Parigi|capitolo=Sassanides}}</ref>
 
L'arte sasanide fu altamente sviluppata, resa possibile dalla ricchezza della committenza imperiale e dalla posizione della Persia a metà strada tra l'[[Impero romano]] a ovest e l'[[Impero cinese]] a est, un crocevia cioè di scambi materiali e culturali. Taluni valori artistici sasanidi poterono così diffondersi oltre l'areale geopolitico persiano, raggiungendo l'[[Estremo Oriente]] e l'[[Oceano Atlantico|Atlantico]], contribuendo in maniera determinante allo sviluppo dell'[[Arte medievale|arte medievale europea]] quanto asiatica.<ref name=":5" />
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=== Caratteri generali, influenze e contaminazioni ===
 
Quella operata dai Sasanidi fu una ''[[renovatio imperii|renovatio]]'' dell'[[Impero achemenide]] (550-330 a.C.) svanito per opera della [[Campagna persiana di Alessandro Magno|conquista di Alessandro Magno]]. Pertanto, l'arte sasanide nacque anzitutto come ripresa dei [[Arte achemenide|modelli artistici achemenidi]] in controtendenza all'arte ellenizzata dei Parti che pur aveva già reinterpretato l'[[arte ellenistica]] non adottandola in maniera sistemica ma solo formale.<ref name=":4">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/art-in-iran-iv-parthian/|ART IN IRAN iv. PARTHIAN Art|autore=S. B. Downey|anno=1986}}</ref> La restaurazione artistica iranica dei Sasanidi fu facilitata dal luogo d'origine della dinastia fondata da [[Ardashir I]] (r. 224-241), la [[Fars (provincia)|provincia di Fars]], a suo tempo madrepatria degli stessi Achemenidi e quindi ricca di lasciti plastici dell'antica Persia, anzitutto la scultura rupestre. Nel tentativo di riportare in vita quel glorioso passato, la dinastia fondata da Ardashir I (r. 224-241) non si limitò a compiere delle semplici imitazioni delle opere che furono, ma cercarono di incoraggiare un'arte che dimostrasse un grande carattere e degli aspetti unici, anticipando per certi versi i tratti salienti dell'arte islamica. Per tutto il dominio sasanide, si inaugurarono spesso stili che si proponevano come innovatori e allo stesso tempo custodi delle forme e degli atavici usi della Persia, che nel periodo islamico raggiunsero le sponde del Mediterraneo.<ref name=":5" /><ref>{{cita libro|lingua=mr|autore=Parviz Marzban|titolo=Kholaseh Tarikhe Honar|editore=Elmiv Farhangi|anno=2001|isbnISBN=964-445-177-5|p=36}}</ref>
 
[[File:Sasanian Empire 621 A.D.jpg|miniatura|L'impero sasanide al suo apice (621):<ref name=":38" /><br>{{Legend|#FF7F50|Impero sasanide}} {{Legend|#FF9966|Occupazioni temporanee durante la [[guerra romano-persiana del 602-628]]}}]]
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=== Stilemi decorativi ===
Temi ricorrenti della produzione artistica sasanide, come tramandatoci dallo storico romano [[Ammiano Marcellino]] (330/332-pre 401) che accompagnò l'[[esercito romano]] nelle [[Campagne siriano-mesopotamiche di Sapore II|campagne]] contro [[Sapore II]] (r. 309-379),<ref>{{cita|Frye 1983|pp. 132-141}}.</ref> erano la [[guerra]] e la [[caccia]],<ref>{{cita|Ammiano Marcellino|XXIV, 6, 3}}.</ref> quest'ultima intesa come propedeutica alla prima e per questo praticata dai sovrani persiani sin dall'età di sette anni, il cui ''medium'' preferenziale era allora la toreutica: i soggetti raffigurati sono solitamente la [[caccia al cinghiale]] o la [[caccia al cervo]] seppur non manchino raffigurazioni della [[caccia al leone]].<ref name=":19">{{cita pubblicazione|lingua=de|autore=K. Erdmann|titolo=Eberdarstellung und Ebersymbolik in Iran|rivista=Bonner Jahrbücher des Rheinischen Landesmuseums|volume= 147|anno=1942| pp=345-382}}</ref><ref name=":25">{{cita pubblicazione|lingua=de|autore=K. Erdmann|titolo=Die sasanidischen Jägdschalen|rivista=Jahrbuch der preussischen Kunstsammlungen |volume=57|anno= 1936|pp=193-231}}</ref> Il [[Panthera leo|leone]] ed il [[Sus scrofa|cinghiale]] ricorrono di frequente come soggetti, intesi come simbolo della regalità laddove ornati dal nastro di stoffa, il ''pativ'', insieme ad altri animali quali [[Cervus|cervi]], [[Proboscidea|elefanti]], [[Capra ibex|stambecchi]] e altre capre selvatiche, [[Canis lupus familiaris|cani]] ecc. Molti degli [[Aves|uccelli]] raffigurati ([[Phasianidae|fagiani]], [[Pavo|pavoni]], [[Aquila|aquile]], [[Anatinae|anatre]]) possono similarmente alludere al sovrano se recano il ''pativ'' nel becco. A volte insieme a volte separatamente da queste raffigurazioni di animali reali compaiono tutta una serie di creature mitologiche ([[Grifone (mitologia)|grifoni]], [[Cavallo alato|cavalli alati]], ''[[simurg]]'')<ref name=":34">{{Iranica|http://www.iranicaonline.org/articles/simorg|SIMORḠ|autore=Hanns-Peter Schmidt|anno=2002|cid=Schmidt, 2002}}</ref> e composizioni grottesche simili ai grilli gotici come le due teste di cinghiale sormontate da ali che, nuovamente, simboleggiano il potere regale. Un motivo a sé, mutuato dalla cultura cinese, è il simbolo di felicità coniugale della coppia di anatre con il ''pativ'' nel becco.<ref name=":35">{{cita libro|lingua=en|autoreautore1=Houshang Rostami||autore2=Shahin Aryamanesh|titolo=Archaeology of Iran in the Historical Period|anno=2020|editore=Springer International Publishing|pp=319–328|capitolo=Investigation on Symbolic Badges in Sasanian Rock Reliefs and Stuccoes|isbnISBN=978-3-030-41775-8|doi=10.1007/978-3-030-41776-5_25|serie=University of Tehran Science and Humanities Series|chapter-urlurl_capitolo=https://link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-030-41776-5_25|s2cid=219510557}}</ref>
 
Uno stilema decorativo tipico e poi passato ad altre culture era l'[[albero della vita]], sorta di ''summa'' di un ricchissimo repertorio figurativo fitoforme di [[Palmetta (decorazione)|palmetta alate]], [[Melagrana|melograni]] (simbolo di fertilità), fogliame semplice, meandri ed archi vegetali. Sono presenti anche motivi puramente ornamentali come meandri, cornici, greche, zigzag e medaglioni perlati, tipicissimi. Alcuni motivi possono essere correlati al simbolismo astrale: gli zodiaci, le rappresentazioni della [[Zoroastrismo|triade zoroastriana]] (sole, luna e stella Tishar), la [[svastica]], la croce, la stella, la mezzaluna o la [[Labrys|scure bipenne]]; i medaglioni perlati stessi avevano un forte simbolismo celeste. Altri motivi sono più legati al simbolismo religioso: la rappresentazione del pantheon zoroastriano; l'ariete con ''pativ'' che personifica la forza mistica [[Khvarenah]]; i cavalli alati con corone a mezzaluna e collari a nastro che simboleggiano [[Verethragna]]; il [[Gallus gallus domesticus|gallo]], l'uccello solare per eccellenza, che scaccia il demone della pigrizia.<ref name=":35" />
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* il trionfo del re sui nemici: nove rilievi in tutto dedicati a diversi avversari storici dei sasanidi – Parti (rilievo di Ardashir I a Firuzabad), [[Armenia|Armeni]] (rilievo di Ardashir I a [[Salmas]] e rilievi in Azerbaigian), Romani (i tre rilievi di Sapore I, ognuno dei quali segna le sue tre vittorie successive sui Romani), [[Beduini]] e altri [[Nomadismo|nomadi]] (rilievo di [[Bahram II]] a Bishapur e di Sapore II a Bishapur e Taq-e Bostan);
* il re che giostra alla lancia contro un altro cavaliere: tre rilievi in tutto, due dei quali per Bahram II a [[Naqsh-e Rostam]] e uno per Yazdgard. Il tema del duello tra guerrieri o [[Mard o mard|mard-o-mard]] trova riscontro anche in altre manifestazioni artistiche sasanidi e richiama la tradizione letteraria iranica dello ''[[Shāh-Nāmeh]]'';<ref group="N">{{cita|Shāh-Nāmeh|citazione=Iniziò la grande lotta tra due cavalli e due uomini coraggiosi come lupi, due cavalieri come leoni affamati e furiosi al momento della caccia. Si attaccarono a vicenda con le loro lunghe lance e quando il sole divenne più ardente nel cielo le loro lance non avevano più ferro e le gualdrappe e le redini dei loro cavalli erano inzuppate di sudore.}}</ref>
* il re cavaliere ricorre solo nel rilievo di Cosroe II (r. 590-628) a Taq-e Bostan: il re, in sella al suo leggendario stallone [[Shabdiz]], il «più veloce cavallo del mondo»,<ref>{{cita|Shāh-Nāmeh|}}.</ref> è rappresentato con panoplia da [[catafratto]], solo gli occhi visibili, armato di [[Kontos|lancia]] e scudo;<ref name=":39">{{cita libropubblicazione|autore=E.| Herzfeld|titolo=Khusrau Parwēz und der Tāq-i Vastān|anno=1938|||rivista=AMI|volume=9|ppp=91ff|lingua=en}}</ref>
* la caccia ricorre solo nel rilievo di Cosroe II (r. 590-628) a Taq-e Bostan: una fedele rappresentazione delle feste venatorie che si svolgevano a corte ([[caccia al cervo]] e al [[Caccia al cinghiale|cinghiale]], musicanti, cortigiani, ecc.).<ref name=":19" /><ref name=":25" /> Un'altra rappresentazione rupestre di questo tema, seppur forzata, è nel rilievo di [[Bahram II]] (r. 274-293) che protegge la moglie e due dignitari da due [[Panthera leo|leoni]].
 
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I due palazzi sasanidi più antichi sono anche i meglio conservati. Il ''[[Dezh Dokhtar]]'' (it. "Castello della Fanciulla"), su un altopiano roccioso che domina la pianura dell'allora neo-fondata città-tonda di Firuzabad,<ref name=":10" /> fu il castello-palazzo di Ardashir I (r. 224-241), fondatore della dinastia, al tempo della sua guerra con i Parti per il dominio sulla Persia.<ref name=":13" /> Entro il perimetro fortificato, la residenza vera e propria occupa il crinale più alto dello sperone, orientato sull'asse est-ovest, ampliato artificialmente con tre livelli di terrazze. L'accesso dal castello avveniva tramite un atrio che conteneva ovviamente aree per i nuovi arrivati ​​e le guardie, nonché tramite una rampa di scale che conduceva al cortile inferiore con una cisterna nell'angolo sud-ovest. Si susseguivano poi un cortile inferiore, un cortile intermedio con una tribuna e ampie stanze laterali e la terrazza superiore con la residenza principesca, organizzata intorno ad un ''iwan'' affiancato da un'alta sala cupolata di 14 [[Metro quadrato|mq]] su cui gravitavano le stanze inferiori, organizzati su più piani di sale rettangolari oblunghe con pareti esterne curve e corridoi.<ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/qala-ye-doktar/|QALʿA-YE DOḴTAR|anno=2006|autore=Dietrich Huff|cid=}}</ref> I difetti costruttivi del ''Dezh Dokhtar'' (mura non sufficientemente spesse, aperture troppo ampie, fondamenta non solide), indussero Ardashir, dopo l'incoronazione, ad erigere un secondo palazzo, l<nowiki>'</nowiki>''[[Palazzo di Ardashir|Atash-kadeh]]'', meno audace nella sua costruzione, eretto in un contesto politico diverso: il re, sicuro del suo trono, desiderava un palazzo più degno della sua funzione. Facendo tesoro del primo tentativo, i costruttori raddoppiarono lo spessore delle mura, innalzarono la cupola e scavarono porte molto più strette. Il palazzo ha quasi lo stesso insieme di stanze della residenza del ''Dezh Dokhtar'' ma include un cortile interno con una vasca su cui si apre un ''iwan'' e tre stanze a cupola al posto di una stanza centrale. Un'altra novità consiste in un palco di presentazione per il sovrano, situato in una stanza cupolata alta 5 m.
 
Molti edifici ridotti a macerie sono interpretati come palazzi sasanidi in ragione della presenza di un ''iwan'' affiancato ad una grande sala rettangolare (cupolata o meno): a Ctesifonte, nella città-santuario di [[Takht-e Soleyman]] ([[Azerbaigian|Azerbaijan]])<ref name=":11" /> o a [[Qasr-e Shirin]]. Il ''[[Taq-i Kisra]]'' di Ctesifonte, attribuito a [[Cosroe I|Cosroe]] (r. 531-579), è probabilmente l'edificio sasanide più iconico e noto al mondo.<ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/ayvan-e-kesra-palace-of-kosrow-at-ctesiphon/|AYVĀN-E KESRĀ|anno=1987|autore=E.J. Keall|cid=}}</ref><ref>{{cita|Christensen 1936|pp. 386, 389ff., 504ff}}.</ref>
 
==== Architettura religiosa ====
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Nel seguito riportiamo i ''čahārṭāq'' d'uso templare più noti e studiati:<ref name=":40" />
 
* a Taq-e Nisim, vicino Firuzabad, si trova il più antico ''čahārṭāq'' conosciuto, probabilmente un tempio del fuoco sotto Ardashir I (r. 224-241). Questo blocco cubico chiuso aveva quattro porte assiali che conducevano alle stanze annesse o ''iwan''.<ref>{{cita libropubblicazione|autore=Dietrich| Huff|titolo=Ausgrabungen auf Qaḷʿa-ye Dukhtar bei Firuzabad 1976|anno=1978|||rivista=AMI|volume=11|pp=117-150|autore2=Philippe Gignoux|lingua=de}}</ref>
* a Taq-e Soleyman ci sono due templi ''čahārṭāq'', uno per Cosroe I (r. 531-579), il più grande, circondato da un muro, con una cupola di 8 metri di diametro, e l'''Atur Gushnasp'', uno dei "Tre Fuochi di Bahram", che è stato luogo di pellegrinaggio fin da Cosroe II (r. 590-628). La sua pianta, particolarmente confusa, differisce da quella degli altri templi, probabilmente a causa della sua duplice funzione di sito reale e luogo di pellegrinaggio. Contiene due altari, uno dei quali è accessibile solo dal palazzo ed era forse riservato al re o fungeva da tempio inferiore.<ref name=":11">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/takt-e-solayman/|TAḴT-E SOLAYMĀN|autore=Dietrich Huff|anno=2002}}</ref>
l ''Chāhār Qapu'' di Qasr-e Shirin è l'ultimo tempio del fuoco del periodo sasanide, appartenente al programma edilizio del palazzo a terrazze di Cosroe II, e si compone di semplice stanza quadrata, non di un ''čahārṭāq.''
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[[File:Bas_relief_Bishapour_revolte.jpg|miniatura|Bassorilievo proveniente da Bishapur raffigurante [[Sapore II]] (r. 309-379) che trionfa su una rivolta.]]
 
La pratica funebre zoroastriana prevede che i morti non siano sepolti ma esposti al di fuori del consesso umano per essere dilaniati da [[Canidae|cani]] e [[Rapace|rapaci]] (fond. [[Gyps|grifoni]]), dopodiché le [[Osso|ossa]], ritualmente pure, possono essere lasciate sulle montagne o poste in una costruzione al riparo dalla pioggia e dalle bestie feroci. Mancavano quindi i presupposti cultuali per un'architettura funeraria monumentale.<ref name=":14">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/burial-iii/|BURIAL iii. In Zoroastrianism|autore=James R. Russell|anno=2000}}</ref><ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/corpse-disposal-of-in-zoroastrianism/|CORPSE, disposal of|autore=Mary Boyce|anno=1993}}</ref> Prima della conquista musulmana della Persia, le pratiche funebri zoroastriane erano svolte a cielo aperto, senza strutture dedicate che divennero invece obbligatorie sotto l'Islam (post 644) e presero il nome di "Torri del silenzio". Nel periodo sasanide, le ossa purificate dei defunti venivano spesso sepolte in ossari di pietra o ceramica, gli ''astōdān'',<ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/astodan-ossuary/|ASTŌDĀN|autore=A.Sh. Shahbazi|anno=1987}}</ref> rinvenuti nel Fars, vicino a Naqsh-e Rostam e a [[Persepoli]], ma la loro datazione e la loro esatta funzione rimangono problematiche. Sono noti due tipi:
* camere funerarie rupestri, ricavate dalle tombe reali achemenidi, presentano facciate molto semplici, con volte e cupole. La maggior parte misura 50-51 cm ma alcune sono più piccole (circa 10 cm). Il sistema di chiusura è costituito da placche di pietra. Spesso, un'iscrizione formale, la ''dakhma'', riporta il nome del defunto ed esprime la promessa del paradiso per la sua anima;
* fosse scavate nella roccia presentano molte difficoltà di interpretazione e non sono necessariamente ''astōdān''. Hanno un perimetro rettangolare o circolare, lungo circa 50 cm, con strette aperture (per proteggere dall'acqua piovana). I loro coperchi sono curvi verso l'esterno e cavi verso l'interno. Troppo piccole per fungere da altari per il fuoco, queste fosse forse servivano come luoghi di riposo per i cadaveri.
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==== Architettura militare ====
 
L'[[architettura militare]] sasanide comprendeva città fortificate, [[Cittadella (fortezza)|cittadelle]] e [[Castello|castelli]] (pal. ''diz'')<ref name=":15">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/castles/|CASTLES|autore=Wolfram Kleiss|anno=1990|cid=Kleiss 1990}}</ref> più o meno grandi (taluni veri e propri [[Fortino|fortini]]), [[Mura (fortificazione)|mura]] di anche notevoli dimensioni (16 m a Dastagird, per volontà di Cosroe II, r. 590-628, ) e [[Torre|torri]] (pal. ''borj'') di vario genere.<ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/borj/|BORJ|autore=Abbas Daneshvari e David Pingree|anno=1989}}</ref> Le caratteristiche ingegneristico-strutturali di queste [[Fortificazione|fortificazioni]] (pal. ''bārū'')<ref name=":52">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/baru-or-bara-fortress-in-general-defensive-wall-rampart/|BĀRŪ|autore=Wolfram Kleiss|anno=1988}}</ref> erano frutto di una tradizione antica di millenni<ref>{{cita|Farrokh, Karamian e Karamian 2021|pp. 120-121}}.</ref> e trovarono la loro massima espressione delle [[Fortificazioni limitanee dell'impero sasanide|fortificazioni limitanee]] che i Sasanidi utilizzarono per trincerare il loro dominio da possibili aggressioni.<ref name=":17">{{Iranica|http://www.iranicaonline.org/articles/fortifications-|FORTIFICATIONS|autore=Wolfram Kleiss|anno=1999|cid=Kleiss 1999}}</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Richard N. Frye|wkautore=Richard N. Frye|titolo=Studies in Memory of Gaston Wiet|anno=1977|città=Gerusalemme|capitolo=The Sasanian System of Walls for Defense|cid=Frye 1977}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=William E. Mierse|anno=2015|titolo=Sasanian military architecture on Rome's NE frontier|rivista=Journal of Roman Archeology|pp=889-892|lingua=en|cid=Mierse 2015|Volumevolume=28}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=Kaveh Farrokh|autore2=Gholamreza Karamian|autore3=Hamid Karamian|anno=2021|titolo=Military Architecture and the Four-Spāhbed System for Defense of the Sasanian Empire (224-651 CE)|rivista=Historia I Świat|volume=10|pp=117-154|lingua=en|cid=Farrokh, Karamian e Karamian 2021|ISSN=2299-2464}}</ref>
 
[[File:Ghal'eh Dokhtar2.jpg|miniatura|sinistra|Panoramica dei ruderi del ''Dezh Dokhtar'' di Ardashir I (r. 224-241) sopra Firuzabad.]]
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{{vedi anche|Ceramica islamica dal sito di Susa}}
 
La ceramica sasanide è ancora materia da approfondire e non facilmente distinguibile da quella partica. La principale fonte di materiale proviene ad oggi dagli scavi di Susa, la cui produzione locale, molto influenzata da quella mesopotamica, proseguì ancora nel III-IV secolo sulla falsariga della ceramica partica,<ref>{{cita libro|autore= E.| Haerinck|titolo=La céramique en Iran pendant la période parthe (ca. 250 av. J.C. à ca. 225 après J.C.). Typologie, chronologie et distribution|anno=1983||editore=Gand|collana=Iranica Antiqua Supplé­ment 2|lingua=fr}}</ref> introducendo novità formali solo nel VI-VII secolo, quando la c.d. "giara panciuta sasanide" (piriforme, con corpo snello e collo stretto segnato alla base da una sporgenza)<ref>{{cita libro|autore= R.J.| Forbes | titolo= Studies in ancient technology, Volume| volume= IV | anno= 1964 | editore= Brill || lingua= en | url= https://books.google.com/books?id=ua83AAAAIAAJ&dq=Susa+ceramics+are+made+of+clay+paste&pg=PA162 | edizione=2. ed.2| p= 162}}</ref> soppiantò la giara cilindrica partica.<ref name=":29" /> Per le decorazioni si distingue parimenti il passaggio da uno stile partico di pezzi al naturale, raramente incisi e smaltati in ''ratio'' 1:3 (di bianco, giallo, blu e verde) a un aumento delle incisioni, all'apparire della lavorazione a [[barbottina]] "a nido d'ape" ed a lavorazioni di [[Vetrina (ceramica)|vetrina]] con uno [[smalto]] alcalino, color turchese o blu scuro molto più accesi delle cromie partiche,<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Christina M.| Henshaw | titolo= Early Islamic Ceramics and Glazes|url=https://discovery.ucl.ac.uk/id/eprint/19688/1/19688.pdf|edizioneid=Tesi dottorale||di dottorato}}</ref> ed il ricorso a sfaccettature concave/circolari.<ref name=":29" /><ref name=":7" /> Il persistere di uno stile partico, povero quanto a decorazioni e caratterizzato da pezzi di forme grossolane, si evince nelle satrapie occidentali e settentrionali. Le satrapie orientali manifestano tendenze ceramiche centro-asiatiche non prima del VI secolo e solo nelle satrapie più meridionali si riscontra quanto meno la presenza di ceramica incisa.<ref name=":29" /><ref>{{cita|Harper 1978|pp. 21-22 e 24}}.</ref>
 
=== Gioielleria ===
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[[File:Collier sassanide Musée Mariemont 08112015.jpg|miniatura|sinistra|Collana sasanide in oro, cristallo di rocca e [[pietre dure]] (III-VI secolo) – [[Musée Mariemont]].]]
 
Le testimonianze scritte dell'età sasanide riferiscono dell'opulenza della corte dello ''Shāhānshāh'' (tappeti di seta intrecciati con fili d'oro; mobili in oro; ecc.)<ref name=":30">{{cita|Porada 1965|pp. 197 e 201}}.</ref> ma poche scoperte archeologiche hanno confermato queste descrizioni. Gli studi sui resti sasanidi hanno ricostruito oltre 100 tipi di corone indossate dai sovrani sasanidi, soprattutto grazie alle fonti scritte ed alla glittica. Le varie corone testimoniano la situazione culturale, economica, sociale e storica di ogni periodo, rimarcando inoltre le preferenze di ogni re nell'epoca in cui esercitò il suo dominio. Tra i diversi simboli e segni rintracciabili si individuano sovente la luna, le stelle, l'aquila e la palma, con ciascuno di essi che espone la fede e le credenze religiose di chi indossava il copricapo reale.<ref group="N" name=":CORONA"/><ref>{{cita web|lingua=en|autore=Gülru Necipoğlu|url=https://books.google.it/books?id=Qi2TgAAazZwC&pg=PA70|titolo=Muqarnas: An Annual on Islamic Art and Architecture|editore=BRILL|pp=65-77|capitolo=Sasanian royal emblems and their reemergence in the 14th-Century Deccan|anno=1994|isbnISBN=978-90-04-10070-1}}</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Louis H. Feldman|autore2=Shaye J. D. Cohen|autore3=Joshua J. Schwartz|titolo=Studies in Josephus And the Varieties of Ancient Judaism|url=https://books.google.it/books?id=z3ZywMar4P0C&pg=PA70|anno=2007|editore=BRILL|p=70|isbnISBN=978-90-04-15389-9}}</ref> Ciò premesso, il dato archeologico relativo alla gioielleria rimane scarso e ciò che rimane dell'[[oreficeria]] sasanide consiste principalmente nella produzione toreutica che approfondiremo nel seguito.<ref>{{cita|Harper 1978|pp. 79 e ss}}.</ref><ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/gold/|GOLD|autore=Jennifer C. Ross e James W. Allan|anno=2001}}</ref>
 
Maggiori dati si possono ricavare dall'analisi dei rilievi rupestri dinastici, dai quali desumiamo che, nei primi anni della dinastia , il re ed i suoi magnati portavano un ampio collare tempestato di gioielli,<ref name=":53">{{cita libropubblicazione|lingua=en|autore=G.| Herrmann|titolo=The Dārābgird Relief—Ardashīr or Shāhpūr? A Discussion in the Context of Early Sasanian Sculpture|anno=1969|||pp=63-88|volume=7|rivista=Iran}}</ref> piatti o a disco, sopra al mantello, molto simile agli ornamenti per il collo partici indossati dalle figure maschili a [[Dura Europos]] nel [[II secolo|II]] e [[III secolo]].<ref>{{cita libro|lingua=en|M.|Rostovtzeff|Dura-Europos and Its Art|1938|Oxford|}}</ref> In generale, gli uomini sasanidi d'alto rango indossano collari simil-partici almeno sino ad Ardashir II (r. 379-383), progressivamente sostituiti da una collana di perline che, introdotta da Sapore I (r. 241-270), diventa nei secoli simbolo [[unisex]] del ceto dominante imperiale,<ref>{{cita|Ghirshman 1962|pp. 126 fig. 164, 127-30 fig. 165, 132 fig. 168, 153-54 fig. 196, 169-70 fig. 212, 176 fig. 218, 184 fig. 225, 190 fig. 233}}.</ref> eventualmente affiancato, a partire dal [[V secolo]], da un pesante collare con due file di perline e pendenti centrali.<ref>{{cita|Ghirshman 1962|pp. 224 fig. 267, 225 fig. 269, 251 fig. 329}}.</ref><ref>{{cita|Harper 1978|tav. 41}}.</ref><ref>{{cita|Harper 1981|tav. 22, 27, 38}}.</ref> Le donne di basso ceto sociale (popolane e danzatrici) non potevano indossare gioielli e ricorrevano così a pesanti collari con pendenti singoli, doppi o tripli.<ref name=":210">{{cita|Ghirshman 1962|p. 215 fig. 256}}.</ref>
 
=== Glittica ===
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[[File:Sasanian seal of an official with Pahlavi insription Roz-bud, chief wine-purchaser (disputed), excavated in Northern Syria, 5th century CE British Museum 135071.jpg|miniatura|Sigillo sasanide con relativa ''bulla'' (V secolo) – British Museum.]]
 
In linea con la tradizione iranica in generale ed achemenide in particolare, i Sasanidi promossero l'uso della [[glittica]], generalmente in pietra dura. La tecnica delle linee parallele fu abbandonata e l'iconografia divenne più rotonda e naturalistica. Il cambiamento è attestato dalle monete, e probabilmente anche dagli incisori di sigilli ma dobbiamo attendere nuovi studi per avere un parere definitivo su questa espansione.<ref>{{Cita weblibro|lingua=en|autore=Neilson C. Debevoise|url=|titolo=The Essential Characteristics of Parthian and Sasanian Glyptic Art|editore=The Circle of Ancient iranian studies|data=1934}}</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=J. Lerner|titolo=Christian Seals of the Sasanian Period|anno=1977|città=Istanbul}}</ref> Lo studio della glittica sasanide è permesso dal rinvenuto di un buon numero di ''[[Bulla (Vicino Oriente antico)|bullae]]'', le tavolette di cera cruda su cui i sigilli erano impressi, negli scavi di Ak-Tepe, Takht-i Sulayman, ecc.<ref name=":5" />
 
=== Monetazione ===
 
La monetazione sasanide è sia ben documentata sia fondamentale per la datazione della produzione artistica della dinastia fondata da Ardashir I (r. 224-241). L'usanza sasanide di cambiare la corona, sia per foggia sia per dimensioni, da un monarca all'altro rende infatti il conio uno strumento di datazione tanto utile quanto agevole per lo studioso.<ref group="N" name=":CORONA">La [[Corona (copricapo)|corona]] sasanide è sempre composta da un ''korymbos'' o globo, cioè una massa di capelli, veri o finti, assemblati in una sfera e ricoperta da un tessuto leggero più altri elementi distintivi che variavano di re in re. Stante l'attuale lavoro di catalogazione ed identificazione promosso dalla {{cita|SNS|}}, una tabella riassuntiva delle differenti corone dei [[sovrani sasanidi]] era già stata presentata in {{cita|Frye 1983|p. 135}}. La corona delle [[Zoroastrismo|divinità sasanidi]] era invece sempre uguale e caratterizzata dal suo bordo merlato (v.si {{cita|Chaumot 1958|}}).</ref> In minor misura, le effigi dei monarchi sulle monete presentano anche modifiche nel vestiario. La moneta sasanide si distingue da quella partica, di tipo ellenizzante. Sul dritto è raffigurato il busto del sovrano, eventualmente affiancato da una seconda figura (la regina o il principe ereditario), e sul rovescio l'altare zoroastriano del fuoco tra due figure di religiosi o l'investitura del monarca.<ref name=":5" /> Da un punto di vista cronologico, si evince che lo stile già ben codificato sotto Ardashir I e suo figlio Sapore I (r. 241-270) s'impoverisce al tempo di Sapore II (r. 309-379) salvo poi riprendere vigore seppur con disegni spesso altamente stilizzati.<ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/sasanian-coinage/|SASANIAN COINAGE|anno=2008|autore=Nikolaus Schindel}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|titolo=Sylloge Nummorum Sasanidarum|città=Vienna-Roma-Berlino|curatore=Nikolaus Schindel|lingua=de|url=https://www.oeaw.ac.at/en/oeai/research/classical-studies/numismatics/sylloge-nummorum-sasanidarum|cid=SNS|edizione=6 v.|curatore2=Michael Alram}}</ref>
 
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I tessuti, finissima espressione dell'artigianato sasanide, sono purtroppo una delle categorie di reperti della dinastia più difficili da catalogare cronologicamente per le più volte menzionate ragioni.<ref name=":6" /> Dei circa 25 tessuti sasanidi oggi a disposizione degli studi, la maggior parte provengono dalla necropoli egizia di [[Antinopoli]], forse prodotti durante l'occupazione sasanide dell'Egitto. Altra importante fonte di studio sono i tessuti raffigurati nei rilievi dinastici di Taq-e Bostan, Naqsh-e Rostam, Naqsh-e Rajab, ecc.<ref>{{cita|Peck 1992|}}.</ref><ref name=":32">{{cita|Compareti 2009|}}.</ref><ref name=":33">{{cita libro|autore=U. Scerrato|curatore=M.T. Lucidi|titolo=La seta e la sua via|anno=1994|città=Roma|pp=75-82|capitolo=Stoffe sasanidi}}</ref>
 
Il comparto tessile costituiva certamente uno dei perni economici dell'impero, convenientemente collocato all'estremità occidentale della Via della seta, e fu un altro ''medium'' di diffusione dell'arte sasanide presso le altre culture. Pittura, scultura, ceramica e altre forme di decorazione condividevano i loro disegni con la tessitura. Già nel momento in cui furono realizzato, i tessuti sasanidi godevano di grande ammirazione e venivano imitati dall'Egitto all'Estremo Oriente; durante il Medioevo, in Europa, si soleva adoperarli nel mondo cristiano per rivestire le reliquie dei santi.<ref name=":8" /> La "''seta dei fagiani''" nei reliquiario dell'[[Abbazia di Notre-Dame de Jouarre]] è uno degli esempi più belli di seta sasanide e il suo stato di conservazione permette di ammirare una decorazione di medaglioni tipici e colori caratteristici. Sotto i sasanidi, la tessitura raggiunse il suo culmine, come arte. A cavallo tra IV e V secolo, una nuova professione, chiamata "borseggio", consentì la produzione di tessuti più ampi e nuove possibilità di modelli attraverso il controllo individuale della spinta del filo. I prodotti in seta, i ricami, i [[Broccato|broccati]], i [[Damasco (tessuto)|damaschi]], gli [[Arazzo|arazzi]], gli accessori per le sedie, i baldacchini, le tende e i tappeti venivano realizzati con pazienza e abilità certosina.
 
Le tecniche di tessitura erano varie: conosciamo quindi [[Sciamito|sciamiti]] di seta, ''tacheté'' di lana e seta, arazzi, tele di lana di capra, [[saia]], ''[[taffetà]]''. I principali centri produttori erano Susa, [[Shushtar]] e [[Jundishapur]] e l'attribuzione dei pezzi all'uno o all'altro centro è permessa da talune caratteristiche: l'uso del ''berclé'', la differenza tra filati iranici e cinesi, l'uso della torsione a Z, ecc. I coloranti utilizzati erano molteplici ed utilizzati per ottenere colori vividi: [[indaco]] (blu scuro), colori vegetali (giallo e verde), [[Rubia|rosso robbia]] (arancione), [[Chermes|rosso chermes]] e [[Cocciniglia (colorante)|rosso cocciniglia]] (violaceo e molto più costoso). Anche i materiali utilizzati erano diversi: [[seta]] (che approfondiremo nel seguito); [[lana]] di [[Ovis aries|pecora]] o [[Capra hircus|capra]] di alta qualità (''[[Kashmir]]''), a volte combinata con la seta; [[Linum usitatissimum|lino]], combinato con la lana per le tele; ecc.<ref name=":32" />
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Le decorazioni tipiche del repertorio tessile sasanide erano quelle già approfondite: (i) medaglioni/ruote con cornici di foglie e perle entro cui si disponevano forme animali, spesso affrontate all'albero della vita; (ii) scene di caccia;<ref name=":19" /><ref name=":25" /> e (iii) reticoli di cornici e figure (es. reticoli di diamanti che incorniciano uccelli).<ref name=":32" /><ref name=":33" /> Interessante osservare che i modelli raffigurati, oltre a richiamare altri tipi di decori (stucco, toreutica, ecc.) alludono a precipui modelli tessili/suntuari, ad esempio medaglioni di perle in stucco, argento e tessuto. Ampio spazio è dato al repertorio animale e gli animali stessi, come anticipato, indossano il tessuto, in questo caso il nastro ''pativ'', quando smettono di essere mere creature e diventano simboli del potere regale. L'unica decorazione tessile adottata dagli aristocratici persiani che può essere considerata ufficiale sasanide è l'elemento a tre punti distribuito su tutti gli indumenti: può essere osservato su diversi oggetti sasanidi e anche a Tāq-e Bostān.<ref>{{cita libro|autore=D.| Bénazeth|titolo=Une paire de jambières historiées d'époque copte, retrouvée en Égypte|anno=1991||rivista=Revue du Louvre|numero=3|lingua=fr|pp=16-29}}</ref>
 
;Sete
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{{vedi anche|Abbigliamento sasanide}}
 
Ammiano Marcellino (330/332-pre 401) rimase colpito dalla magnificenza degli abiti sasanidi, «brillanti di molti colori scintillanti» e ricoperti d'oro, gemme e perle.<ref name=":92">{{cita|Ammiano Marcellino|XXIII, 6, 84}}.</ref> L'abbagliamento maschiale è quello meglio testimoniatoci dalle fonti artistiche: in linea con la tradizione iranica, era un vestiario appropriato ed applicabile alla pratica dell'[[equitazione]]: [[pantaloni]] larghi, [[Stivale|stivali]], [[Tunica (abbigliamento)|tunica]] al ginocchio legata con una [[cintura]] (pal. ''kamar'') e un pesante [[caffettano]] con cintura che diventa un capo incredibilmente sontuoso alla fine del periodo.<ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/clothing-iv/|CLOTHING iv. In the Sasanian period|autore=Elsie H. Peck|anno=1992}}</ref> Il dato è fondamentale soprattutto se ricordiamo che la spina dorsale dell'[[esercito sasanide]] era composto dalle forze di [[cavalleria]] e che, quindi, per estensione, ogni uomo libero sasanide era un cavaliere.<ref>{{Cita libro|lingua=en|autore=Kaveh| Farrokh|titolo=Sassanian Elite Cavalry AD 224-642|anno=2012||editore=Bloomsbury Publishing|ISBN=978-1-78200-848-4}}</ref> L'abito delle donne di basso ceto sociale, ancora al tempo di Cosroe II (r. 590-628), perpetuava il modello partico,<ref>{{cita|Ghirshman 1962|pp. 95 e 106}}.</ref> riscontrabile anche nella moda femminile kusana,<ref name=":122">{{cita libro|autore=J.M.| Rosenfield|titolo=The Dynastic Arts of the Kushans|anno=1967|città=Los Angeles||}}</ref> della lunga tunica derivata dal [[chitone]] greco, senza cintura e con maniche lunghe, oppure smanicato e chiuso sotto il seno da una cinta, abbinata ad un [[velo]] drappeggiato intorno alla parte inferiore del corpo e passato sopra la spalla sinistra, di nuovo apparente derivato dal ''[[himation]]'' greco in uso anche alle [[Matrona (antica Roma)|matrone romane]], indossato o allacciato alle spalle o tirato sopra la testa.<ref>{{cita|Ghirshman 1962|p. 142, fig. 181}}.</ref> La nobildonna e, soprattutto, la regina avevano invece abiti più lussuosi: una veste diafana a maniche lunghe è cinta in vita da una cintura con nastro; un mantello leggero fluttua dalle spalle alle ginocchia, a volte fissato al petto da una chiusura composta da due cerchi con nastri pendenti plissettati; una collana di perline circonda il collo.<ref>{{cita|Ghirshman 1962|p. 175}}.</ref>
 
=== Toreutica ===
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La [[toreutica]] dell'argento, in particolare di piatti, rappresenta una delle produzioni più caratteristiche dell'Impero sasanide nonché una delle più problematiche da analizzare per i motivi predetti. Esistono diversi testi che menzionano la ricchezza dei re persiani e, tra XVIII e XX secolo, furono scoperti piatti d'argento e d'argento dorato poi confluiti in collezioni private a detrimento della ricerca storico-archeologica. La maggior collezione di questi pezzi è oggi al ''[[Ermitage]]'' di [[San Pietroburgo]]. La loro identificazione è eseguita tramite confronti con sigilli e monete e non mancano falsi, realizzati soprattutto nel corso dell'Ottocento ma disponiamo di un ampio ''corpus'' di opere ampiamente studiate e datate con vari gradi di certezza. La toreutica sasanide era spesso utilizzata come dono diplomatico, materia di scambio o di bottino, anche diversi secoli dopo la fabbricazione. Le fonti islamiche testimoniano che i pezzi erano ancora molto apprezzati nel X secolo. 
 
I metalli utilizzati erano anzitutto l'argento, di purezza e peso variabili a seconda del centro di produzione (centrale o provinciale) e della destinazione, e, in fase tarda fors'anche post-sasanide, il bronzo, con molto stagno e imitante i pezzi in argento. Anche le tecniche di decorazione sono varie. La più sofisticata consiste nell'inserire elementi d'argento a rilievo in una tacca nella parete di fondo che poteva essere scavato per rivelare la decorazione a rilievo o la decorazione può essere semplicemente incisa e/o cesellata. Piatti e ciotole sasanidi erano spesso in argento dorato, con motivi figurati.<ref>{{cita|Porada 1965|pp. 214-217}}.</ref><ref>{{cita|Ghirshman 1962|pp. 203-205}}.</ref> Le analisi hanno rivelato che i fabbri sasanidi praticavano la doratura al [[Mercurio (elemento chimico)|mercurio]];<ref>{{cita libro|autore=Heather N.| Lechtman|titolo=Science and Archaeology: Symposium on Archaeological Chemistry|anno=1971||città=Cambridge|capitolo=Ancient Methods of Gilding Silver: Examples from the Old and New Worlds|curatore=Robert H. Brill|pp=2-30|lingua=en}}</ref> rivestivano d'oro inizialmente i soli motivi (III-V secolo) e poi anche il fondo (V-VII secolo) dei pezzi. Sebbene l'oreficeria sasanide mostri una certa affinità con i modelli achemenidi, la sua influenza distintiva si estese a est, fino alla Cina e all'India, e a ovest, fino all'Europa.<ref>{{cita|Ghirshman 1962|pp. 283 e 298}}.</ref>
 
Diverse influenze caratterizzano la toreutica sasanide, come consueto nell'arte iranica. Nel V-VI secolo, vediamo la comparsa di ciotole con piede derivate da modelli occidentali, ciotole ovali e brocche derivate da modelli iranici orientali e stoviglie decorate a [[niello]] simili a vetreria che denotano un'influenza del Mediterraneo orientale. Un gruppo si ispira a pezzi tardo-partici ma la maggior parte delle opere sassanidi differisce dagli esempi di argenteria tardo-partica.
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File:ChosroesHuntingScene.JPG|Piatto in argento dorato con scena di caccia di [[Cosroe I]] (VII secolo) – [[Biblioteca nazionale di Francia|BnF]], [[Musée des monnaies, médailles et antiques|Gabinetto delle Medaglie]].
File:Sasanid Plate, Azerbaijan Museum, Tabriz, Iran.jpg|Piatto in argento dorato con scena di caccia (pre-V secolo) – [[Museo nazionale di storia dell'Azerbaigian|MATM]].
File:Sasanian art in Hermitage by Darafsh S-26.jpg|Piatto in argento dorato con flautista in groppa ad un ''simurg'' (VI-VII seecolo) – Hermitage.
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{{vedi anche|Arte romana|Arte bizantina}}
 
Sincreticamente a quanto occorso per il mosaico sasanide, anche il [[Storia del mosaico#Il mosaico nel mondo romano|mosaico romano]], in Siria, fu contaminato dalla produzione dell'impero rivale almeno a partire dal IV secolo. L'influsso iranico traspare dalla negligente resa prospettica, dalla stilizzazione delle figure umane e nella disposizione della decorazione,<ref>{{cita pubblicazione|lingua=fr|autore=J. Lassus|titolo=Les mosaïques d'Antioche: Comptes Rendus de l'Académie des Inscriptions et Belles Lettres|anno=1936|p=41}}</ref> oltreché dal ricorrere di stilemi decorativi chiaramente sasanidi, sia fitoformi (la rosetta floreale, il fiore che sboccia e l'albero stilizzato con frutti sovrapposti);<ref name=":20">{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=D. Wilber|titolo=Iranian Motifs in Syrian Art|rivista=Bulletin of the American Institute for Iranian Art and Archeology|volume=5|anno=1937|pp=23-26 e figg. 2 e 4-6}}</ref> sia zoomorfe (l'uccello ed il leone con decori fluenti ed il simbolo regio sasanide delle due teste di cinghiale sormontate da un paio di ali).<ref name=":20" /><ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=[[Doro Levi]]|titolo=Antioch Mosaic Pavements|editore=Princeton University Press|anno=1947|edizione=2 v.|volume=vol. I|pp=313-315, 358 e 478-479}}</ref> Questo influsso orientaleggiante/persiano si riscontra a vari livelli in tutto l'areale romano a contatto con la sfera sasanide: così, nei predetti tessuti antinopolitani, stante la formale differenza tra manufatti egizi (torsione a S) e manufatti iranici (torsione a Z), tutti i pezzi presentano decorazioni persiane.<ref name=":32" />
 
[[File:St. Polyeuktos pier capital 2.JPG|miniatura|Capitello dalla [[basilica di San Polieucto]] con decorazioni fitoformi sasanidi (VI secolo, Istanbul) – [[Musei archeologici di Istanbul|IAM]].]]
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Anche l'organizzazione dell'architettura riflette l'influenza sasanide:<ref name=":26" />
* il "''shāhār taq''" sasanide influenza direttamente l<nowiki>'</nowiki>''[[Imamzadeh]]'' islamico, con conseguenti difficoltà d'identificazione;
* la [[torre del silenzio]] zoroastriana, come anticipato, è manifestazione di un mondo iranico ormai musulmano che ancora pratica i rituali mazdeisti. L'edifico influenzò le torri funerarie iranico musulmane come la celebre [[Torre di Gonbad-e Kavus]];<ref>{{cita libro|lingua=en|nome=Melanie|cognome=Michailidis|curatore=Tomasz Gacek|curatore2=Jadwiga Pstrusińska|titolo=Proceedings of the Ninth Conference of the European Society for Central Asian Studies|anno=2009|editore=Cambridge Scholars Publishing|pp=248-249 e 254-256|capitolo=Empty Graves: The Tomb Towers of Northern Iran|isbnISBN=978-1443815024}}</ref>
* la combinazione di grandi stanze ufficiali e di alloggi si ritrova quindi tra i [[Safavidi]], nei palazzi del piacere di Isfahan come il [[Palazzo Ali Qapu]], il ''Chehel Sutun'' e il ''[[Hasht Behesht]]''.
Interessante, in ultimo, il caso della [[Cittadella di Amman]], costruita e decorata in stile sasanide ma con la tecnica locale giordana della pietra tagliata. Il suo nucleo è costituito da una camera a cupola preceduta da un ''iwan'' che si affaccia su un piccolo cortile.<ref name=":26" />
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[[File:Arabischer Maler um 730 002.jpg|miniatura|L'affresco del cavaliere sasanide nel [[Qasr al-Hayr al-Gharbi]].<ref name=":27" />]]
 
Le immagini e i motivi ornamentali sasanidi sono diffusi in tutto il mondo medievale, in particolare nei tessuti. Nell'arte islamica, i motivi sasanidi si diffusero sin dal tempo degli [[Omayyadi]] (661-750).<ref name=":27">{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Suleiman A. Mourad|titolo=Umayyad Jerusalem|data=2020|articolo=The Umayyad World |pp=393–408|url=http://dx.doi.org/10.4324/9781315691411-23|editore=Routledge|doi=10.4324/9781315691411-23|isbnISBN=978-1-315-69141-1|url-access=subscription}}</ref> I [[Castelli del deserto|castelli omayyadi nel deserto]] recano diversi segni dell'influenza sasanide. A [[Qasr al-Hayr al-Gharbi]] troviamo due grandi affreschi, uno di chiara influenza sasanide (musicisti, danzatori e un cavaliere che caccia gazzelle in un parco) e l'altro greco-romana.<ref name=":27" /> Nel [[Palazzo di Hisham]] si ripete la combinazione d'influenze bizantino-sasanidi, a riprova dell'impiego di maestranze straniere, siriane quanto iraniche, già riportato dallo storico sasanide convertitosi all'Islam [[ʿAbd Allāh ibn al-Muqaffaʿ]] († 756): ritorna la figura del cavaliere/gentiluomo (un califfo?) in abiti persiani affiancato questa volta da cavalli alati nel ''diwan'' e da rilievi in stucco.<ref name=":28">{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Hana Taragan|anno=2003| titolo=Atlas Transformed--Interpreting the 'Supporting Figures' in the Umayyad Palace at Khirbat al-Mafjar|rivista=East and West|Volumevolume=53|pp=9-29}}</ref> Anche nella [[Grande moschea degli Omayyadi]] ([[Damasco]]) e nella [[Cupola della Roccia]] ([[Gerusalemme]])<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Oleg Grabar|titolo=The Dome of the Rock|editore=The Belknap Press of Harvard University Press|anno=2006|pp=99-106}}</ref> si ravvisano decorazioni sasanidi facilmente riconducibili alle maestranze impiegate nell'erigenda.<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en |autore=Finbarr Barry Flood|anno=1997|titolo=Umayyad Survivals and Mamluk Revivals: Qalawunid Architecture and the Great Mosque of Damascus|rivista=Muqarnas|editore=Brill|volume=14|pp=57-79|città=Boston|doi=10.2307/1523236|jstor=1523236}}</ref>
 
==== Tecniche ====
 
Molte tecniche utilizzate nel mondo islamico derivano direttamente da quelle sasanidi anche perché gli artigiani iranici continuarono la loro attività anche dopo la conquista senza stravolgimenti nelle forme e nei contenuti, perpetuando così ancora per secoli tecniche, modelli e stilemi decorativi.<ref>{{cita libro|lingua=en|nome=Peter| cognome=Crawford|titolo=The War of the Three Gods: Romans, Persians and the Rise of Islam|anno=2013|editore=Pen & Sword Military|città=Barnsley|pp=183-184|isbnISBN=978-1-84884-612-8}}</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Saeid| Jalalipour|titolo=The Arab Conquest of Persia: The Khūzistān Province before and after the Muslims Triumph|anno=2014|editore=Sasanika||cid=Jalalipour 2014}}</ref> La lavorazione dell'argento sasanide, per esempio, restò in uso fino [[X secolo]], cessando solo nel secolo successivo. Anche lo stucco sasanide attecchì e si sviluppò nel mondo islamico, tanto in Iran (Nizamabad, Chal Takhan) quanto in Siria (l'abbiamo già citato nel palazzo di Hisham),<ref name=":28" /> [[Giordania]] (Khirbat al-Mafjar), ecc. L'arte rupestre, iconica dei Sasanidi, fu invece ripresa solo in epoca tarda dall'ultima dinastia reale persiana, i [[Dinastia Qajar|Qajar]] (1794-1925).<ref>{{cita libro|lingua=en|||titolo=Royal Persian Paintings. The Qajar Epoch 1785-1925|anno=1998|autore=I.B. Tauris||edizioneid=Catalogo della mostra|curatorecuratore1=Layla S. Diba|curatore2= Maryam Eftekhar|}}</ref>
 
== Note ==
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;Pre-1960
* {{cita libro|nome=Arthur|cognome=Christensen|titolo=L'Iran sous les Sassanides|anno=1936||città=Copenhagen|lingua=en|wkautore=Arthur Christensen|url=https://archive.org/details/christensen-1936-sassanides/page/n1/mode/2up|cid=Christensen 1936}}
* {{cita libro|autore= Roman| Ghirshman || titolo= L'Iran des origines à l'Islam | anno= 1951 | editore= Payot | lingua= fr | wkautore=Roman Ghirshman | cid= Ghirshman 1951}}
* {{cita libro|||titolo=A Survey of Persian Art from Prehistoric Times to the Present – Vol 2 : Sasanian Art|anno=1938-1939|editore=[[Oxford University Press]]|lingua=en|curatore=[[Arthur Pope]]|cid=Pope 1939}}
 
;Post-1960
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* {{cita libro|lingua=en|autore=Matthew P. Canepa|capitolo=Topographies of Power, Theorizing the Visual, Spatial and Ritual Contexts of Rock Reliefs in Ancient Iran|curatore=Ömür Harmanşah|titolo=Of Rocks and Water: An Archaeology of Place|anno=2014|url=https://books.google.com/books?id=ol3dCQAAQBAJ&pg=PA53|cid=Canepa 2014}}
* {{cita libro|lingua=en|curatore=John Curtis|curatore2=N. Tallis|titolo= Forgotten Empire: The World of Ancient Persia|editore= University of California Press|anno= 2005|ISBN=0-520-24731-0|cid=Curtis e Tallis 2005}}
* {{cita libro|lingua=de|autore=[[Kurt Erdmann]]|titolo=Die Kunst Irans: Zur Zeit der Sasaniden|annooriginale=1943, |città=Berlino, |editore=Florian Kupferberg|edizione=2. ed.|editore=Kupferberg Verlag|città=Magonza|anno=1969|Erdmann 1969}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Richard Ettinghausen|titolo=From Byzantium to Sasanian Iran and the Islamic World|anno=1972|cid= Ettinghausen 1972}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Ronald W. Ferrier|titolo=The Arts of Persia|editore=Yale University Press|anno=1989|url=https://books.google.com/books?id=G2Qkf0h2Pj4C&pg=PA27|isbnISBN =0300039875|cid=Ferrier 1989}}
** {{cita libro|lingua=en|autore=Geoffrey Hermann|anno=1989|capitolo=The art of the Sasanias|titolo={{cita|Ferrier 1989|pp. 61-80}}|cid=Hermann 1989}}
* {{cita libro|lingua=de|autore=G. Reza Garosi|titolo=Die Kolossal-Statue Šāpūrs I. im Kontext der sasanidischen Plastik| editore= Éditions Philipp von Zabern|città=Magonza|anno=2009|ISBN=978-3-8053-4112-7|cid=Garosi 2009}}
* {{cita libro|Roman|Ghirshman|Iran, Parther und Sasaniden|1962|C.H. Beck|lingua=de|cid=Ghirshman 1962}}
* {{cita libro|lingua=en|curatore=Oleg Grabar|titolo=Sasanian Silver|edizioneid=Catalogo della mostra|anno=1967|cid=Grabar 1967}}
* {{cita libro|autore=[[Giorgio Gullini]]|titolo=Architettura iranica dagli Achemenidi ai Sasanidi|città=Torino|editore=Einaudi|anno=1964|cid=Gullini 1964}}
* {{cita libro|autore=Prudence Oliver| Harper|titolo=Silver Vessels of the Sasanian Period I. Royal Imagery|anno=1981|città=New York||lingua=en|cid=Harper 1981}}
* {{cita libro|||titolo=The Royal Hunter: Art of the Sasanian Empire|anno=1978|editore=Asia Society|città=New York|lingua=en|curatore=Prudence Oliver Harper|cid=Harper 1978}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Geoffrey Hermann|capitolo=The Rock-Reliefs of Sasanian, Iran|curatore=John Curtis|titolo=Mesopotamia and Iran in the Parthian and Sasanian|editore= British Museum|anno=2000|pp=35-45|ISBN=0-7141-1146-5|cid=Hermann 2000}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Ernest Herzfeld|titolo= Iran in the Ancient East|url=https://archive.org/details/in.ernet.dli.2015.77483|città= New York|anno= 1988|cid=Herzfeld 1988}}
* {{cita libro|lingua=fr|autore=M. Maritani-Rober|titolo=Textiles et modes sassanides|città=Parigi|anno=1997|cid=Maritani-Rober 1997}}
* {{cita libro|lingua=fr|autore=L. Meyer|titolo=Les Perses Sassanides, fastes d'un empire oublié|rivista=Archéologia|volume=437|anno=2006|pp=64-69|cid=Meyer 2006}}
* {{cita libro|lingua=fr|curatore= B. Overlaet|titolo=Splendeurs des Sassanides. L'empire perse entre Rome et la Chine (224-642)|edizioneid=Catalogo della mostra|città= [[Bruxelles]]|anno=1993|cid=Overlaet 1993}}
* {{cita libro|Edith|Porada|Ancient Iran: The Art of Pre-Islamic Times|1965|Londra|lingua=en|cid=Porada 1965}}
* {{cita libro|lingua=fr|curatore= Françoise Tallon|titolo=Les Pierres précieuses de l'Orient ancien: des Sumériens aux Sassanides|edizioneid=Catalogo della mostra| città=Parigi|editore=RMN|anno=1995|cid=Tallon 1995}}
* {{cita libro|lingua=fr|autore=Jean-Claude Voisin|titolo=L'architecture militaire dans l'Empire sassanide|altri=prefazione di Judith Thomalsky|città=Ciry-le-Noble|editore= Centre de Castellologie de Bourgogne|anno=2023|ISBN=979-10-95034-31-5|cid=Voisin 2023}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Ehsan Yarshater|titolo=The Cambridge History of Iran. Vol. 3: The Seleucid, Parthian and Sasanid Periods, Part 2|anno=1983|editore=[[Cambridge University Press]]|ISBN=978-0-521-200-929|cid=Yarshater 1983b}}
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=== Consultazione ===
* {{cita libro|lingua=en|nome=Averil Cameron|coautori=John Bryan Ward-Perkins [e] Michael Whitby|titolo=Late Antiquity: Empire and Successors, AD 425-600|editore=Cambridge University Press|anno=2000|url=http://books.google.com/?id=Qf8mrHjfZRoC|cid=Cameron, Ward-Perkins e Whitby 2000|isbnISBN=978-0-521-32591-2}}
 
* {{cita libro|lingua=en|autore=[[Will Durant]]|url=https://books.google.it/books?id=cusRoE1OJvEC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|titolo=The Age of Faith: The Story of Civilization|volume=4|editore=Simon & Schuster|anno=2011|isbnISBN=978-14-51-64761-7|cid=Durant 2011}}
* {{cita libro|lingua=en|nome=Averil Cameron|coautori=John Bryan Ward-Perkins [e] Michael Whitby|titolo=Late Antiquity: Empire and Successors, AD 425-600|editore=Cambridge University Press|anno=2000|url=http://books.google.com/?id=Qf8mrHjfZRoC|cid=Cameron, Ward-Perkins e Whitby 2000|isbn=978-0-521-32591-2}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=[[Will Durant]]|url=https://books.google.it/books?id=cusRoE1OJvEC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|titolo=The Age of Faith: The Story of Civilization|volume=4|editore=Simon & Schuster|anno=2011|isbn=978-14-51-64761-7|cid=Durant 2011}}
* {{cita libro|lingua=en|curatore=Ehsan Yarshater|titolo=The Cambridge History of Iran. Vol. 3: The Seleucid, Parthian and Sasanid Periods, Part 1|anno=1983|editore=Cambridge University Press|ISBN= 978-0-521-200-929|cid=Yarshater 1983}}
** {{cita libro|lingua=en|autore=[[Richard N. Frye]]|capitolo=The political history of Iran under the Sasanians|titolo={{cita|Yarshater 1983|pp. 116-180}}|anno=1983| url=https://archive.org/details/Frye1983SasaniansCHI03|cid=Frye 1983}}
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== Voci correlate ==
 
* [[Arte achemenide]]
* [[Arte partica]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==