Operazione Compass: differenze tra le versioni
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[[File:Nord Africa Operazione Compass 1940-1941.svg|miniatura|Mappa riepilogativa dell'avanzata britannica durante l'operazione Compass]]
L'operazione Compass fu il più grave disastro militare italiano dopo [[Battaglia di Caporetto|Caporetto]]<ref>{{cita|De Ninno|p. 70}}.</ref>; impostata come un attacco limitato di cinque giorni, l'offensiva britannica si era trasformata in una notevole impresa campale che aveva consentito al generale Wavell di catturare {{formatnum:115000}} soldati nemici e avanzare di circa 800 chilometri e occupare quasi interamente la Cirenaica senza impiegare sul campo più di due divisioni alla volta. Nel corso dei combattimenti furono distrutti o catturati circa 400 carri armati e {{formatnum:1290}} pezzi d'artiglieria, furono presi circa {{formatnum:115000}} prigionieri (tra cui 22 generali){{efn|La vasta bibliografia sulla guerra in Nordafrica, riguardo agli italiani caduti prigionieri durante l'operazione ''Compass'', riporta spesso numeri che variano da circa {{formatnum:115000}} a circa {{formatnum:130000}} prigionieri. In questa voce, per comodità, si fa riferimento al numero indicato dallo storico Andrea Santangelo nel suo ''Operazione Compass, la Caporetto del deserto'', che è uno dei libri più recenti scritti al riguardo.}} e i britannici si impadronirono di grandi quantità di viveri, materiale bellico, rifornimenti, nonché dell'intero bordello da campo per gli ufficiali italiani. La Western Desert Force, e l'unità erede, il XIII Corpo d'armata, lamentarono appena {{formatnum:2000}} tra morti e feriti<ref name="Rochat297"/>. Il piano dell'operazione Compass si era rivelato uno dei più audaci e meglio eseguiti della guerra in Nordafrica (dell'intero conflitto mondiale, secondo lo storico [[Andrea Santangelo]])<ref name=Santangelo62-63/>, e mostrò l'importanza dell'approccio combinato delle forze aeree, navali e terrestri. Sebbene questo tipo di operazioni combinate in seno all'esercito britannico fossero ancora a uno stadio rudimentale, si rivelò un'arma nettamente superiore riguardo a quello che riuscirono a mettere in campo i loro avversari. La logistica, inoltre, fu uno dei nodi cruciali che permise a O'Connor di pianificare l'offensiva e portarla avanti senza grossi intoppi dall'inizio alla fine, nonostante l'esiguità degli uomini a disposizione e le grandi distanze coperte in due mesi di battaglia<ref>{{cita web|url=https://cove.army.gov.au/article/operation-compass|titolo=Operation Compass|autore=David Cave|editore=cove.army.gov.au|accesso=15 novembre 2020}}
Duri e immediati furono i contraccolpi al prestigio del regime fascista, in Italia e all'estero. Il maresciallo Graziani fu alla fine sollevato dall'incarico l'11 febbraio 1941 e sostituito da [[Italo Gariboldi]]; fu attivata persino una commissione d'inchiesta sulle sue azioni, anche se si concluse con un nulla di fatto<ref>{{cita|Bauer|p. 41}}.</ref>. La sconfitta italiana fu ampiamente sfruttata dai britannici: i filmati delle interminabili colonne di prigionieri cenciosi e disorientati fecero il giro del mondo e consolidarono lo stereotipo del soldato italiano incapace a battersi. La macchina militare britannica aveva funzionato egregiamente: l'attacco frontale dei carri Matilda e della fanteria, combinato all'accerchiamento operato dalle forze corazzate mobili con equipaggi ben addestrati al movimento e all'ambiente desertico, dettero i massimi risultati contro le difese statiche italiane, colte di sorpresa da direzioni inaspettate. In particolare fu emblematico il successo dei carri armati Matilda, contro i quali il Regio Esercito non poté opporre un'arma veramente efficace; la fanteria italiana, anzi, arrivò a idealizzare questo blindato e a vederlo come invulnerabile, tanto che la sua sola comparsa bastò in alcune occasioni a gettare nel panico interi reparti<ref name=Rochat297>{{cita|Rochat|p. 297}}.</ref>.
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