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Nella prima metà del Settecento il comune di Torino affida l’incarico di rinnovare un antico edificio in contrada degli Ambasciatori all’architetto [[Ignazio Agliaudi]], che lo ricostruisce su disegno dell’architetto [[Filippo Juvarra]] e lo fa diventare sua residenza personale. Il conte Agliaudi di Tavigliano, allievo di [[Filippo Juvarra]], nel 1739 realizza anche il disegno della sagrestia della [[Chiesa della Santissima Trinità (Torino)|Chiesa della Santissima Trinità]] sempre in Torino <ref>https://www.piemontesacro.it/chiese_torino/chiesa_trinita.htm</ref>.
 
Il palazzo in seguito viene acquistato dal marchese di [[San Giorgio Monferrato]] Giovanni Battista Gozzani che(o nel giugno 1769 ospita l’imperatore [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena|Giuseppe II d’Austria]]Gozani), accompagnatoche dallo [[Benedettousa di Savoia|duca diper Chablais]]reddito e direttocome abase [[Napoli]]d'appoggio per visitarele suasue sorellatrasferte [[Marianel Carolinacapoluogo d'Asburgo-Lorena|Mariasubalpino. Carolina]] <ref>https://www.ilmonferrato.it/notizia/5aCNhCsuKUKYMHo5lfn7VA/c-e-un-palazzo-gozzani-a-torino</ref>.
 
Una parte del palazzo viene utilizzata da [[Giambattista Bogino]], cui in seguito fu intitolata la contrada degli Ambasciatori e che morì, nel 1784, nel palazzo Gozzani San Giorgio. Una lapide posta sulla facciata ricorda la sua permanenza nel palazzo <ref>https://www.mepiemont.net/torino_pala7.html</ref>. Ministro di Stato del re Carlo Emanuele III e governatore della Sardegna, fu conte di [[Portacomaro|Migliandolo]] e [[Vinadio]].
 
Bogino accolse in casa e adottò come figlio [[Prospero Balbo]], in seguito ambasciatore a Parigi e sindaco di Torino, il quale si trasferì poi al n.8 della stessa via (Palazzo Balbo).
 
Nel giugno 1769 viene ospitato nel complesso l’imperatore [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena|Giuseppe II d’Austria]], accompagnato dal [[Benedetto di Savoia|duca di Chablais]] e diretto a [[Napoli]] per visitare sua sorella [[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena|Maria Carolina]] <ref>https://www.ilmonferrato.it/notizia/5aCNhCsuKUKYMHo5lfn7VA/c-e-un-palazzo-gozzani-a-torino</ref>.
 
Dopo la morte di Giovanni Battista nel 1791, avvenuta nello stesso anno del figlio marchese Carlo Antonio (gentiluomo del re, luogotenente del reggimento provinciale e marito di Sofia d'Oria <ref>Giuliana Romano Bussola, https://iltorinese.it/2023/03/29/la-vita-della-marchesa-gozzani-di-san-giorgio/</ref>), il palazzo viene ereditato dal nipote marchese Carlo Giovanni (1788-1843), guardia del corpo del re [[Carlo Felice di Savoia|Carlo Felice]], tra i soci fondatori a Torino della Società Italiana del Gas (poi [[Italgas]]) nel 1837, socio in affari con il marchese [[Michele Benso di Cavour]] nelle grange vercellesi e nella prima società di navigazione del [[Lago Maggiore]].
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Nel 1860 nel palazzo fu ospitato il barone di Lainate Ignazio Weill-Weiss <ref>https://www.geni.com/people/Ignazio-Ignaz-Weil-Weiss-di-Lainate/6000000013216626258</ref>, banchiere ebreo di Zagabria dichiarato cittadino italiano da [[Vittorio Emanuele II]] re di Sardegna {{Cn}}.
 
Il palazzo S.Giorgio fu proprietà dei marchesi Gozzani fino al 1861, anno del fallimento di Felice Carlo dichiarato dal tribunale di Casale. Fu rilevato da enti creditizi, restaurato nel 1951 (fonte De Bernardi-Ferrero), nel 1968 (fonte Ist. Architettura Tecnica), nel 1980-86 dalla [[GiambattistaBanca BoginoNazionale dell'Agricoltura]], e in seguito dalla [[Banca Monte dei Paschi di Siena]].
cui in seguito fu intitolata la contrada degli Ambasciatori e che morì nel palazzo Gozzani San Giorgio. Una lapide posta sulla facciata ricorda la sua permanenza nel palazzo <ref>https://www.mepiemont.net/torino_pala7.html</ref>. Ministro di Stato del re Carlo Emanuele III e governatore della Sardegna, fu conte di [[Portacomaro|Migliandolo]] e [[Vinadio]].
 
Bogino accolse in casa e adottò come figlio [[Prospero Balbo]], in seguito ambasciatore a Parigi e sindaco di Torino, il quale si trasferì poi al n.8 della stessa via (Palazzo Balbo).
 
Il palazzo San Giorgio fu restaurato nel 1951 (fonte De Bernardi-Ferrero), nel 1968 (fonte Ist. Architettura Tecnica), nel 1980-86 dalla [[Banca Nazionale dell'Agricoltura]] e in seguito dalla [[Banca Monte dei Paschi di Siena]].
 
== Descrizione ==