Collaudo del software: differenze tra le versioni
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Le attività finalizzate a determinare se un dato prodotto software soddisfa specificati requisiti prestazionali è chiamata "collaudo prestazionale" (o "performance testing"). Il suo scopo non è quindi rilevare errori nell'applicazione, ma verificare che l'applicazione soddisfi i requisiti prestazionali richiesti in fase di esplicitazione dei requisiti.
Solitamente, si definiscono per vari tipi di operazioni dei tempi massimi di esecuzione (ovvero, si definiscono delle "baseline") e si verifica che il prodotto software non superi tali tempi limite. Con l'evolvere dei software e dell'hardware, anche le baseline possono venire modificate. Per esempio, se il software viene sviluppato adottando una libreria meno efficiente, si ammette che le varie operazioni possano essere un po' più lente; d'altra parte, se il collaudo viene fatto su un sistema multiprocessore, si richiede che, a parità di velocità dei processore, le varie operazioni debbano essere più veloci. Le baseline possono essere semplicemente ottenute misurando i tempi di esecuzione di un sistema esistente.
Da un punto di vista di test, queste attività sono tutte del tipo white-box, dove il sistema è ispezionato e controllato "dall’interno verso l’esterno" e da vari angoli. Una volta raccolte le misure e analizzate, e come risultato, si effettua un tuning applicativo.
Tuttavia, a volte si usa anche un approccio black-box effettuando un test di carico sul sistema. Per una applicazione web, ad esempio, si usano tool che simulano un certo numero di utenti/connessioni http concorrenti e si misura il “response time”.
Il collaudo prestazionale può essere integrato nel collaudo di regressione per verificare che le modifiche non abbiano introdotto rallentamenti.
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