Mostro di Firenze: differenze tra le versioni
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L'auto è parcheggiata in fondo ad una strada sterrata che si diparte dalla Strada Provinciale Sagginalese, contro il terrapieno di una collina.
Quando vengono aggrediti i due ragazzi sono seminudi, sul sedile posteriore della [[Fiat Panda]] di proprietà del ragazzo. L'omicida spara attraverso il vetro della portiera destra, colpendo Pia in pieno volto e uccidendola sul colpo. Viene colpito alla testa anche il fidanzato.
In seguito l'assassino inferisce con diverse coltellate sui corpi dei due ragazzi - colpendo due volte alla gola Pia e una decina di volte Claudio. Pia viene trascinata, già morta, fuori dalla vettura, in un vicino campo di erba medica, dove le vengono asportati il pube e il seno sinistro. La ragazza verrà ritrovata con il proprio reggiseno ancora serrato tra le dita della mano destra. La catenina che la ragazza portava è stata strappata ed è stato rubato il pendente a forma di croce. In questo caso la borsetta della ragazza non è stata frugata nè manomessa, presumbilmente perché nascosta sotto il sedile del passeggero.
I carabinieri verranno avvertiti da una telefonata anonima giunta prima dell'alba.
Anche in questo caso pare che la vittima femminile avesse subito [[molestie]] da parte di ignoti nei giorni precedenti al delitto. Un'amica di Pia, da questa conosciuta durante un soggiorno in Danimarca e che in seguito aveva intrattenuto con lei relazioni di corrispondenza, riferì tempo dopo di aver ricevuto dalla ragazza una lettera in cui Pia le parlava di un uomo che la infastidiva presso il [[bar]] in cui era assunta.
Tale fatto sembra peraltro avvalorato da un riscontro raccolto in una fase successiva al delitto; il gestore di una tavola calda in località [[San Piero a Sieve]] aveva dichiarato di riconoscere nei due fidanzatini uccisi, una coppia che nel pomeriggio del [[29 luglio]] [[1984]], poche ore prima dell'omicidio, si era fermata presso il suo locale. Subito dopo di loro, secondo il teste, era arrivato un "signore distinto", in giacca e cravatta, che aveva ordinato una [[birra]] e si era seduto all'esterno del locale, senza staccare gli occhi dalla ragazza. Non appena i giovani avevano terminato di mangiare e si erano avvicinati alla cassa, l'uomo aveva bevuto d'un fiato la birra e si era accodato a loro. Il barista, invitato a partecipare ai funerali delle vittime, non riconobbe il "signore distinto" tra i presenti. <ref>Nino Filastò, Storia delle merende infami, ed. Maschietto</ref>.
===8 settembre 1985: L'omicidio di Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot ===
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