Giulio Andreotti: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Carter Andreotti 1977.jpg|right|thumb|270px|Andreotti e il Presidente americano [[Jimmy Carter|Carter]]]]
 
In realtà, egli aveva in proposito teorizzato la "strategia dei due forni", secondo cui il partito di maggioranza relativa avrebbe dovuto rivolgersi alternativamente a [[PCI]] e [[PSI]] a seconda di chi dei due "facesse il prezzo del pane più basso". Sta di fatto che ciò produsse per lungo tempo un pessimo rapporto con [[Craxi]]: esso s'era degradato quando Andreotti aveva fissato le elezioni anticipate del 1979 ad una settimana dalle europee di quell’annoquell'anno (disattendendo la richiesta del [[PSI]], che riteneva di avere maggiori chance di trascinamento con la coincidenza tra le due date), ed era crollato definitivamente quando la vicenda di finanziamento illecito di correnti anticraxiane del PSI - che era dietro lo scandalo [[ENI-Petromin]] - fu (a torto od a ragione) ricondotta da Craxi ad ambienti andreottiani. Ne scaturì il veto ad incarichi di governo per tutta la successiva legislatura (quando - prematuramente - Craxi disse che “la"la vecchia volpe è finita in pellicceria”pellicceria"): si trattò dell'unico quadriennio della Prima Repubblica (oltre al periodo 1968-1971) in cui Andreotti non rivestì alcun incarico di governo.
 
===Gli Anni '80: Andreotti Ministro degli Esteri e per l'ultima volta presidente del consiglio===
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=== Andreotti e Dalla Chiesa ===
Ad avvalorare certi sospetti che legano Andreotti agli ambienti mafiosi vi è la lettera del Generale [[Carlo Alberto Dalla Chiesa]] datata [[2 aprile]] [[1982]] al presidente del Consiglio [[Giovanni Spadolini]] in cui scriveva che: «la [[corrente politica|corrente]] democristiana siciliana facente capo ad Andreotti sarebbe stata la ''famiglia politica'' più inquinata da contaminazioni mafiose.»<br />
Sempre Dalla Chiesa, nel suo taccuino personale scrive: «Ieri anche l'on. Andreotti mi ha chiesto di andare (da lui, ndr) e, naturalmente, date le sue presenze elettorali in [[Sicilia]], si è manifestato per via indiretta interessato al problema; sono stato molto chiaro e gli ho dato però la certezza che non avrò riguardi per quella parte di elettorato alla quale attingono i suoi grandi elettori.»
 
=== Rapporti con Michele Sindona ===
Secondo la [[Corte di Perugia]] ed il [[Tribunale di Palermo]]: “Andreotti"Andreotti aveva rapporti di antica data con molte delle persone che a vario titolo si erano interessate della vicenda del banchiere della [[Banca Privata Italiana]] ed esponente della [[loggia massonica P2]] [[Michele Sindona]], oltre che con lo stesso Sindona."[http://www.rifondazione-cinecitta.org/andreotti-sindona.html]
 
Tali rapporti si intensificarono nel 1976, al momento del crac delle banche di Sindona: [[Licio Gelli]], capo della [[loggia P2]], propose un piano per salvare la Banca Privata Italiana all’alloraall'allora [[Ministro della Difesa]] Andreotti. Quest’ultimoQuest'ultimo, nonostante le dichiarazioni pubbliche di stima verso Sindona, definito “il"il salvatore della lira," non riuscì a fare accettare il piano di salvataggio al [[Ministro del Tesoro]] [[Ugo La Malfa]]. In seguito, Andreotti negò ogni suo coinvolgimento, sostenendo che il suo interessamento per il salvataggio della Banca Privata Italiana era solo di natura istituzionale. Tuttavia, anche durante la lunga latitanza di Sindona all'hotel Pierre di New York, Andreotti continuò a mantenere contatti con il banchiere, pur rivestendo il ruolo di Presidente del Consiglio.
 
Solo dopo il falso rapimento di Sindona, la sua estradizione e conseguente arresto per bancarotta fraudolenta e per l'omicidio del liquidatore della [[Banca Privata Italiana]] [[Giorgio Ambrosoli]], Andreotti se ne distanziò pubblicamente.
 
Sindona morì avvelenato da un caffè al cianuro il [[22 marzo]] [[1986]] nel carcere di [[Voghera]], due giorni dopo essere stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Ambrosoli. Tale morte venne archiviata come suicidio, poiché le prove e le testimonianze riguardo il veleno utilizzato ed il comportamento di Sindona stesso facevano supporre un tentativo di auto-avvelenamento: tale atto sarebbe stato compiuto nella speranza di una re-estradizione negli Stati Uniti, paese con il quale l’Italial'Italia aveva un accordo sulla custodia del banchiere legato alla sicurezza e incolumità di quest’ultimoquest'ultimo. Sindona, quindi, avrebbe messo in scena un avvelenamento e sarebbe morto a causa di un errore di dosaggio.
 
Diversi osservatori, tra cui il giornalista e docente universitario [[Sergio Turone]], ipotizzarono che fu Andreotti a far pervenire la bustina di zucchero contenente il cianuro fatale a Sindona, facendo credere a quest’ultimoquest'ultimo che il caffè avvelenato gli avrebbe causato solo un malore. Secondo Turone, il movente del presunto omicidio sarebbe stato il timore che Sindona rivelasse durante il processo d’appellod'appello segreti riguardanti i rapporti tra politici italiani, [[Cosa Nostra]], e la [[P2]]: “fino"fino alla sentenza del [[18 marzo]] [[1986]] Sindona [aveva] sperato che il suo potente protettore [Andreotti] trovasse la via per salvarlo dall'ergastolo. Nel processo d'appello, non avendo più nulla da perdere, avrebbe detto cose che fin ora aveva taciuto."[http://www.rifondazione-cinecitta.org/andreotti-sindona1.html].
 
Va tuttavia sottolineato che tale ipotesi non è stata suffragata da alcuna prova concreta che implichi in alcun modo Andreotti nella morte di Sindona.
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=== Andreotti e il Golpe Borghese ===
{{vedi anche|Golpe Borghese}}
A seguito delle rivelazioni sull'indagine legata al tentativo di Golpe da parte di [[Junio Valerio Borghese]], il [[15 settembre]] [[1974]] Giulio Andreotti, all'epoca Ministro della Difesa, consegnò alla magistratura romana un dossier del [[Servizio Informazioni Difesa|SID]] diviso in tre parti che descriveva il piano e gli obiettivi del golpe, portando alla luce nuove informazioni. Il dossier fu redatto dal numero due del SID, il generale [[Gianadelio Maletti]], che avviò un'inchiesta sulle cospirazioni mantenendolo nascosto anche a [[Vito Miceli]], direttore del servizio. Scoperto il progetto Maletti fu costretto a scavalcare Miceli e a parlare direttamente con Andreotti.<br />
Andreotti così destituisce Miceli e altri 20 generali e ammiragli. Ma nel [[1991]] si scopre che le registrazioni consegnate nel 1974 da Andreotti alla magistratura non erano in versione integrale. Vi erano infatti i nomi di numerosi personaggi di spicco in ambito politico e militare, per cui Andreotti stesso ha recentemente dichiarato che ritenne di dover tagliare quelle parti per non renderle pubbliche, in quanto tali informazioni erano "inessenziali" per il processo in corso e, anzi, avrebbero potuto risultare "inutilmente nocive" per i personaggi ivi citati. Nelle parti cancellate vi era il nome di [[Giovanni Torrisi]], successivamente Capo di Stato Maggiore della Difesa tra il 1980 e il 1981; ma anche riferimenti a [[Licio Gelli]] e alla loggia massonica [[P2]], che si doveva occupare del rapimento del Presidente della Repubblica [[Giuseppe Saragat]]; infine si facevano rivelazioni circa un "patto" stretto da Borghese con alcuni esponenti della [[Cosa_nostra|mafia siciliana]], secondo cui alcuni sicari della mafia, che avrebbero ucciso il capo della polizia, [[Angelo Vicari]]. L'esistenza di tale patto sarebbe poi stata confermata da vari pentiti di mafia, tra cui [[Tommaso Buscetta]].
 
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Ad Andreotti sono stati anche attribuiti una nutrita gamma di soprannomi:
*Per via della personalità carismatica e pragmatica, è stato soprannominato '''Divo Giulio''' dal giornalista [[Carmine Pecorelli]], prendendo spunto da [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]], evidenziandone la "sacralità" nella [[politica]] [[italia]]na.
*È stato chiamato anche "Zio Giulio", sia per l'epiteto con il quale sarebbe stato conosciuto dai clan mafiosi secondo l'accusa rivoltagli al processo palermitano (Zu' Giulio, secondo i pentiti), sia per il tono paterno con cui tante volte - durante la [[Seconda Repubblica]] - si è espresso nei suoi discorsi, atteggiandoli ad uno stile '"super partes'" proprio di uno degli ultimi Costituenti ancora in vita.
*Soprannominato [[Belzebù]] in ambiente socialista, quando lo si volle distinguere da [[Belfagor]], denominazione applicata a [[Licio Gelli]].
*[[Indro Montanelli|Montanelli]] lo definì "l'onnipresente".
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* [http://www.senato.it/leg/14/BGT/Schede/Attsen/00000074.htm Scheda di attività senatoriale], sul sito istituzionale del Senato
<!-- *[http://www.antimafiaduemila.com/modules.php?op=modload&amp;name=News&amp;file=article&amp;sid=225&amp;mode=thread&amp;order=0&amp;thold=0 Omicidio Pecorelli] su antimafiaduemila.com -->
* [http://clarence.supereva.com/contents/societa/memoria/andreotti/ Gli atti del processo Andreotti]
* [http://www.pa.itd.cnr.it/web/progetti/Andreotti/Didattica/indice.html Gli atti del processo Andreotti usati come materiale didattico per gli studenti di legge]