Lalla Fadhma n'Soumer: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
| Riga 54: La sconfitta contro un esercito così numeroso e con un armamento enormemente più efficiente fu inevitabile per i Cabili, i cui villaggi e le cui tribù caddero una dopo l'altra nel giro di pochi mesi. La prima grande tribù sconfitta fu quella degli At Yiraten, sul cui territorio già il [[14 giugno]] i Francesi cominciavano a costruire un forte (Fort Napoléon, in onore di [[Napoleone III]]), avamposto da cui controllare tutta la regione<ref>Sulla costruzione di Fort-Napoléon e della strada per collegarlo a [[Tizi-Ouzou]], molti dettagli si trovano in Carrey (1858): 95-109 (il volume contiene anche, allegata, una pianta del forte). Sul sito del forte esisteva fino ad allora il piccolo abitato di Icheraiouen, dove era nato il poeta [[Si Mohand ou-Mhand]], all'epoca fanciullo, che dovette trasferirsi con la famiglia in un villaggio vicino. Secondo Hanoteau (1867): 139, le famiglie dei residenti sarebbero state [[indennizzo|indennizzate]] con 250.000 franchi.</ref>. Una forte linea di difesa riuscì a respingere, ma solo provvisoriamente, gli attaccanti a Icherriden infliggendo loro gravi perdite ([[24 giugno]]: 44 morti, tra cui 2 ufficiali, e 327 feriti, tra cui 22 ufficiali<ref>I dati sulle perdite francesi provengono da Carrey (1858): 128 e coincidono con quelli di Hanoteau (1867): 140. Sulle perdite dei cabili non si hanno notizie precise. Secondo Carrey (''loc. cit.'') "Il pio fanatismo con cui i Cabili portano via i loro feriti e i loro caduti rende impossibile una valutazione esatta delle loro perdite. Ma 67 cadaveri dei loro, ritrovati sia dietro le loro barricate, sia nei dirupi della montagna il giorno stesso del combattimento e nei giorni successivi, testimoniano le perdite da essi subite". Bitam (2000): 108-109 conferma, sulla base di fonti orali attendibili, che i caduti vennero trasferiti per essere sepolti nelle rispettive tribù. Quelli della confederazione di Lalla Fadhma furono sepolti nella località di Aqchur, dove sarebbero ancora visibili delle tombe. Nel 2006 sarebbero state scoperte numerose sepolture di caduti a Icherriden (addirittura 650 secondo l'articolo di Abdenour Bouhireb "[http://www.lesoirdalgerie.com/pdf/2006/11/26/p04act.pdf Revoltes de Fadhma n'Soumer et el Mokrani - Des centaines de sépultures découvertes au village d’Icharidhen]", ''Le Soir d'Algérie'', dimanche 26 novembre 2006, p.4).</ref>), grazie ad un improvviso attacco a partire da trincee mimetizzate nel terreno. La tradizione vuole che anche Lalla Fadhma fosse presente alla battaglia, ed avesse ordinato ai combattenti di legarsi tra loro con funi perché nessuno fosse tentato di fuggire<ref>Il ruolo di pungolo dei combattenti da parte di Lalla Fadhma è ancora ricordato da un detto proverbiale, '' L'[[11 luglio]] questo ultimo ridotto della resistenza cabila venne preso d'assalto e conquistato. Le cronache sullo svolgersi degli eventi sono confuse. Si parla di corruzione e di tradimenti, il che è altamente probabile (muoversi senza guide in quelle regioni impervie sarebbe stato estremamente problematico). I resoconti di parte francese accusano lo stesso fratello di Lalla Fadhma, Sidi Tayeb<ref>Nel resoconto sulla resa degli ultimi combattenti ([http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k451325s ''Journal des débats politiques et littéraires'' 21/7/1857]), Randon parla del fratello "Si-Mohammed-Tayeb". Sui nomi dei fratelli, v. sopra.</ref> di avere venduto la sua tribù patteggiando in cambio il rispetto del villaggio dove era asserragliata la sorella con le truppe più fedeli<ref>Così, ad esempio, Carrey (1858): 270-271, che riporta quelle che sarebbero state le parole del fratello al generale Jusuf presso cui si era arreso: "... per provare la propria sincerità, si offre di condurli per facili sentieri fino alle cime che dominano il territorio della sua tribù, alla sola condizione che vengano risparmiati i villaggi del suo [[Caid|caidato]]".</ref>. Più probabilmente egli non fece che negoziare una resa, dopo la sconfitta militare<ref>In una corrispondenza datata 6 luglio (e pubblicata, tra gli altri, dal [http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k4513218 ''Journal des débats politiques et littéraires'' del 17 luglio 1857]), Randon scriveva: "... e di tante tribù irriducibili (''insoumises''), [...] ne restano solo tre, i beni Touragh, gli Illilten e i Beni Hidjer, scossi, esitanti e già in trattative (''en pourparlers'')".</ref>. Comunque sia, se anche accordi vi furono, i Francesi non li rispettarono, ed invasero il villaggio, scacciarono con la forza gli uomini e costrinsero Lalla Fadhma ad uscire dalla casa in cui si era rinchiusa insieme alle donne e ai bambini della tribù<ref>La cattura viene descritta da diverse fonti, tra cui Carrey (1858): 279-280. Se le versioni più ufficiali descrivono in termini di rispetto il momento della cattura, una relazione anonima di un combattente, pubblicata sul [http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k451331m ''Journal des débats politiques et littéraires'' del 27/7/1857], segnala che "tutti i soldati gridavano: ''Largo alla regina di Parma!'' e facevano sul suo conto mille motteggi buoni e cattivi."</ref>. Lalla Fadhma n'Soumer venne così fatta prigioniera insieme a circa duecento donne e bambini<ref>Un resoconto ufficiale parla di "duecento donne prigioniere e bambini in numero proporzionale" ([http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k4513265 ''Journal des débats politiques et littéraires'' 22/7/1857]). Secondo questo stesso resoconto "queste donne furono rilasciate l'indomani e rimandate alle loro case con delle buone parole".</ref>, che vennero poi inviati con lei in un campo di detenzione presso la Zaouia di Beni Slimane a Tablat, sotto il controllo di Si Tahar ben Mahieddin<ref>Hanoteau (1867): 127.</ref>, un ''bachagha'' (autorità locale) fedele ai Francesi<ref>Per i suoi servigi alla Francia (a partire dal [[1841]]), "Si Tahar-ben-Mahy-Eddine , bach-agha des Beni-Slimane" venne nominato nella [[Legion d'onore]], come cavaliere dal 1848, e come ufficiale dal [[1859]] (nomina per decreto imperiale in data [[23 aprile]] [[1859]] : cf. [http://books.google.it/books/pdf/Bulletin_officiel_de_l_Alg__rie_et_des_c.pdf?id=BFEMAAAAYAAJ&output=pdf&sig=OWQN5iTAAbRYyjHzrfez21CSb7U&source=gbs_summary_r&cad=0 ''Bulletin Officiel de l'Algérie et des colonies contenant les actes officiels relatifs à l'Algérie et aux colonies publiés pendant l'année 1859. Tome deuxième'' N 14-55], p. 134).</ref>. Oltre a ciò, i Francesi pretesero pesanti tributi in argento, in bestiame e in oggetti di valore, tra cui un gran numero di manoscritti della zawiya di Summer<ref>Le richieste francesi, secondo Robin (1901): 361 furono: 100.000 franchi in argento e gioielli, 82 buoi, 10 muli, 270 ovini, 50 fucili e "160 libri arabi di grande valore".</ref>. Secondo le indicazioni di Robin (1901: 361), oltre a Fadhma, vennero inviati a Beni Slimane anche i suoi quattro fratelli "e gli altri membri della sua famiglia, che formavano in tutto una trentina di persone". E anche laggiù essa continuò ad essere oggetto di incessanti e nutriti pellegrinaggi da parte di Cabili a lei devoti: "si contarono fino a 300 pellegrini in una sola giornata" (ivi). Riga 67: Lalla Fadhma n'Soumer morì nel settembre [[1863]], all'età di soli 33 anni, a causa di una "infiammazione al basso ventre che ha determinato gonfiore e paralisi delle gambe": una malattia contratta nel campo di internamento, in cui le condizioni di vita dovevano essere molto rigide. Non si conosce, infatti, nessuno che ne sia tornato vivo. Il fratello maggiore, Si Tahar, era morto già nel [[1861]]<ref>Tutte queste informazioni sulla fine di Lalla Fadhma e del fratello provengono da Robin (1901): 361.</ref>. [[Immagine:RANDON2.jpg|thumb|left|350px|Il Maresciallo Jacques Louis Randon ([[1795]]-[[1871]])]] <references/> ===Lalla Fadhma e il maresciallo Randon=== | |||