Roberto Farinacci: differenze tra le versioni

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Parallelamente, e con molte analogie, cresceva in [[Romagna]] la figura di [[Dino Grandi]], che dello squadrismo di quelle aree era già indiscusso ''leader'': i due si sarebbero presto trovati in contrasto per la supremazia sulle frange violente del movimento prima e del partito poi. Ma mentre Grandi aveva già intrapreso su di sé un lavoro di sgrossatura che ne avrebbe presto fatto un fine [[diplomatico]] ed in pratica il gestore della [[politica estera]] italiana, Farinacci preferì dedicarsi alla ''leadership'' ed alla gestione di questa vasta componente; taluni hanno peraltro ipotizzato che il cambio di rotta di Grandi possa essere stato effetto di un accordo fra i due, eventualmente con la benedizione del Duce (con cui Grandi si era da poco definitivamente accordato riconoscendogli il comando in capo del movimento).
 
Lo squadrismo, del resto, ben si addiceva al carattere sanguigno di Farinacci, che pur essendo indubbiamente più che portato per la politica, la interpretava comunque con riferimenti di fisicità che solleticavano e sollecitavano il lato violento del [[regime]]. Fu in questa caratteristica che la sua figura venne distinguendosi sempre più visibile nel partito, venendo identificato, tanto dai fascisti quanto dagli oppositori, come il principale fornitore dei [[manganello|manganelli]] e dell'[[olio di ricino]] che segnarono il riflesso pratico della [[dialettica]] politica di quei frangenti.
 
La violenza squadrista che Farinacci praticamente promuoveva ormai scopertamente, legò inoltre il nome di questo gerarca all'[[omicidio]] [[Giacomo Matteotti|Matteotti]] nel [[1924]].
 
==I vantaggi del delitto Matteotti==