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A differenza di altri romanzi della serie di Eymerich, in questo Evangelisti ha optato per un'atmosfera surreale e allucinatoria, per cui tutta la prima parte del romanzo sembra più la descrizione di un incubo che la narrazione di fatti (per quanto soprannaturali). Il romanzo, per ammissione dello stesso Evangelisti, attinge all'esperienza letteraria dello scrittore statunitense [[Philip K. Dick]], in special modo ai suoi due romanzi più psichedelici e deliranti, [[Le tre stimmate di Palmer Eldritch]] e [[Ubik]]. Ma Evangelisti ha saputo dare un tono del tutto suo alla classica trama dickiana di realtà illusorie e che cadono a pezzi: attingendo soprattutto alla patristica e a trattati teologici medievali (in alcuni casi esplicitamente citati nel testo), Evangelisti ha costruito un incubo del tutto personale.
Questa strutturazione onirica gli consente di scendere in profondità come mai prima nelle pulsioni che muovono la complessa personalità dell'inquisitore Eymerich, scissa tra una componente violenta, aggressiva e razionale, e una più umana e compassionevole, perennemente sottomessa alla prima. Il fascino di Eymerich, in questo come in altri romanzi della serie, sta proprio nel fatto che l'inquisitore catalano è in primis inquisitore di
Inoltre nel romanzo ritorna il tema dell'opposizione maschile/femminile già presente nel primo episodio della serie, [[Nicolas Eymerich inquisitore]]: in questo caso, una delle figure importanti per comprendere la vicenda è la dea pagana [[Ecate]], la divinità greca che presiedeva alle strade durante la notte, la cui statua veniva posta in ogni incrocio, ed incuteva paura essendo la guida notturna dei morti. Ecate amava stare accanto al sangue versato; e i Greci usavano in un giorno di fine mese lasciare, di notte, agli incroci delle strade, un piatto con del cibo per la dea. Molte situazioni ricorrenti del romanzo si spiegano con le caratteristiche della dea (che viene incarnata nel romanzo dalle tre giovani donne, Bendis, Brimo e Nokya), prima tra tutte il legame col sangue versato (che nella vicenda abbonda). Inoltre, il fatto di essere una dea delle strade, e quindi dei viaggi, e della notte, si riconnette a tutta la questione della pianta della nebbiosa città senza nome, la cui pianta ha occulti significati religiosi.
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