...e allora senti cosa fò: differenze tra le versioni
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''L'osteria del tempo perso'' ritorna alle atmosfere popolari romanesche, descrivendo nel testo un tipico locale trasteverino, mentre la canzone successiva, ''C'era una volta (e ancora c'è)'', con un arrangiamento in stile anni '30, descrive il periodo del ventennio fascista affermando alla fine che i manganelli sono però presenti tuttora (nel coro della canzone è presente [[Ivano Fossati]], all'epoca anch'egli prodotto da [[Antonio Coggio]]).
''Bologna '77'' è uno dei brani più belli di Stefano Rosso: traendo spunto dai [[Fatti di Bologna dell'11 marzo 1977|fatti di Bologna dell'11 marzo 1977]] e dall'assassinio di [[Francesco Lorusso]], passando per la morte di [[Giorgiana Masi]], assassinata presso il ponte Garibaldi a maggio dello stesso anno e ricordata nella seconda strofa (« e poi primavera / e qualcosa cambiò, / qualcuno moriva / e su un ponte lasciò / lasciò i suoi vent'anni / e qualcosa di più... »), citando le musiche di quegli anni (come [[Lilly (album)|Lilly]] di [[Antonello Venditti]]), conclude che i giovani del [[Movimento del '77|movimento]], sono come «il sole che splende per te, / e il grano che nasce, / e l’acqua che va: / è un dono di tutti, padroni non ha».
Dopo ''Domani è un altro giorno'', brano minore, il disco si chiude con ''Letto 26 (seconda parte)'', in cui il cantautore cambia il testo originale della canzone: i nuovi versi, però, sono meno efficaci, e durante le esibizioni dal vivo degli anni successivi Stefano Rosso presenterà sempre questa canzone con i versi originali.
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