Partito Sardo d'Azione: differenze tra le versioni

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Lo stesso Lussu, resosi conto, al suo rientro in Sardegna dopo la grande guerra, che 3/4 del partito era dichiaratamente indipendentista, lasciò il partito nel [[1948]] per fondare il ''Partito Socialista Sardo d'Azione'', che quasi immediatamente confluì nel [[Partito Socialista Italiano]].
 
Nel Dopoguerra ebbe un certo seguito elettorale, fino a giungere a picchi del 10% e, fino alla fine degli [[Anni 1960|Annianni Sessantasessanta]], nel Consiglio regionale della [[Sardegna]], strinse perlopiù alleanza con la [[Democrazia Cristiana]], a lungo dominatrice della politica locale; solamente negli [[Anni 1970|Annianni Settantasettanta]], quando i suoi consensi elettorali andarono calando, il partito scelse l'alleanza elettorale col [[Partito Comunista Italiano|PCI]].
 
Negli [[Anni 1980|Anni Ottanta]], sull'onda di un nuovo spirito autonomista che cresceva impetuoso in [[Sardegna]], il Psd'az ottenne clamorosi successi elettorali, attestandosi nelle elezioni regionali del [[1984]] ad oltre il 13% dei voti, ma ottenendo successi ancor più clamorosi in città quali [[Oristano]] (quasi il 20%) e nei quartieri più popolari di [[Cagliari]] (oltre il 30%). L'esponente più prestigioso del partito, l'avvocato di [[Oliena]] [[Mario Melis]], già deputato, divenne presidente della giunta regionale della [[Sardegna]], carica che mantenne fino al [[1989]] in alleanza coi partiti laici ([[Partito Socialista Democratico Italiano|PSDI]], [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]]) e della [[sinistra (politica)|sinistra]] ([[Partito Comunista Italiano|PCI]] e [[Partito Socialista Italiano|PSI]]).