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[[File:Marlowe-Portrait-1585.jpg|thumb|left|[[Christopher Marlowe]]]]
Sotto il regno di Elisabetta l'[[Inghilterra]] vide, nonostante gli attacchi dei [[puritanesimo|puritani]] che non gradivano l'arte teatrale poiché vi scorgevano i tratti dei attività ludiche che potessero allontanare i fedeli dal credo, una fioritura impressionante delle attività connesse allo spettacolo: l'associazionismo portò alla nascita di numerose [[compagnia teatrale|compagnie]] configurate come un organismo moderno con tanto di autore, attore e [[scenografo|scenografi]], che prendevano sovente il nome del nobile finanziatore ricevendone quindi una protezione più o meno ufficiale. Nacque la figura dell'[[impresario teatrale]], quando il teatro si configurò come una vera e propria attività commerciale: sorsero, nonostante le difficoltà del caso, [[teatro (architettura)|strutture teatrali]] debitrici nella forma e logistica delle vecchie sale dei nobili dove si svolgevano spettacoli di puro intrattenimento. Questi luoghi, chiamati ''playhouses'', erano aperti al [[spettatore|pubblico]] ed erano distanti, per rozzezza, dai raffinati teatri [[Europa|europei]] che stavano sorgendo nel resto del continente, il cui momento di massimo splendore fu rappresentato dalla concezione dello spazio del [[teatro all'italiana]]. Tra le numerose strutture teatrali vi erano il celebre [[Globe Theatre]], il [[The Curtain]], il [[The Rose (teatro)|The Rose]] ed altri ancora.
La produzione teatrale scritta destinata ad un pubblico d'élite prese il nome di ''[[University Wits]]'' (tradotto, ingegni universitari), intendendo con questa una schiera di [[drammaturgo|drammaturghi]] che alzarono il livello medio della [[drammaturgia]] d'epoca, inserendovi riferimenti colti e attingendo alla propria cultura universitaria. Tra questi vanno ricordati [[John Lyly]], [[Thomas Lodge]], [[Christopher Marlowe]], [[Robert Greene]], [[Thomas Nashe]], [[George Peele]].<ref>{{en}} [http://internetshakespeare.uvic.ca/Library/SLT/drama/greene.html University Wits], dal sito dell'Internet Shakespeare Edition dell'Università di Victoria.</ref>
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[[Drammi storici shakespeariani|Drammi storici]]: ''[[Riccardo III (Shakespeare)|Riccardo III]]'', ''[[Riccardo II (Shakespeare)|Riccardo II]]'', ''[[Enrico VI, parte I]]'', ''[[Enrico VI, parte II]]'', ''[[Enrico VI, parte III]]'', ''[[Enrico V (Shakespeare)|Enrico V]]'', ''[[Enrico IV, parte I]]'', ''[[Enrico IV, parte II]]'', ''[[Enrico VIII (Shakespeare)|Enrico VIII]]'', ''[[Re Giovanni (Shakespeare)|Re Giovanni]]''.
==Altri interpreti==
In particolar modo nell'età elisabettiana si ebbe la fioritura di numerose compagnie teatrali, come i [[The Admiral's Men]] o i [[Lord Chamberlain's Men]], oltre che di figure di spicco come gli impresari [[James Burbage]] e [[Philip Henslowe]]. Compagnie di giro, che si produssero in tournée europee furono quella di [[Robert Browne]]<ref name= Macleod> Joseph Macleod. ''Storia del teatro britannico''. Sansoni, Firenze 1958, pag. 23. </ref>, allievo del celebre attore [[Edward Alleyn]], altro celebre protagonista dell'epoca. Altra compagnia fu quella di [[George Webster]], mentre pare che un certo [[John Kempe]] fu celebre in [[Italia]] agli inizi del [[1600]].<ref name= Macleod />
Giunto il genere del [[masque (teatro)|masque]] al momento del suo massimo splendore, acquisì fama e importanza nel campo teatrale il nome dello [[scenografo]] ed [[architetto]] [[Inigo Jones]], al quale di accreditano importanti innovazioni in campo scenico quali l'inserimento dell'[[arco di proscenio]], fino ad allora non utilizzato in Inghilterra, o lo studio e l'applicazione delle [[quinta (teatro)|quinte prospettiche]] sul [[palcoscenico]].
Dal punto di vista della produzione drammatica, oltre a Shakespeare agirono per le scene numerosi autori, alcuni dei quali di stampo profondamente classicheggiante quali [[Samuel Daniel]], [[William Alexander]], [[Fulke Greville]], [[Lord Brooke]] e [[William Alabaster]], che si rifacevano ai moduli tragici [[Seneca|senechiani]]<ref>[[Masolino D'Amico]]. ''Storia del teatro inglese''. Newton & Compton, Roma 1995, pag. 34.</ref> e le cui opere, di rado rappresentate, erano destinate ad una cerchia elitaria distante dalle rumorose playhouses.
==Note==
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