Proairesi: differenze tra le versioni
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Il sostantivo greco ''proàiresis'' e i suoi derivati sono poco attestati prima della metà del IV° secolo a.C., ed anche nella seconda metà di tale secolo sono usati raramente dagli autori greci.
Il termine non compare negli scritti di [[Lisia]] (450-380 a.C.) né in quelli di [[Andocide]] (440-390 a.C.), ed è usato soltanto quattro volte da [[Isocrate]] (436-338 a.C.). [[Senofonte]] (430-354 a.C.) non lo utilizza mai; [[Platone]] (429-348 a.C.) lo impiega una volta soltanto, mentre esso non compare in nessun testo di [[Iseo]] (415-344 a.C.). [[Licurgo]] (396-325 a.C.) lo usa due volte; [[Iperide]] (390-322 a.C.) ed [[Eschine]] (390-315 a.C.) entrambi tre volte; [[Demostene]] (385-322 a.C.) alcune decine di volte, ma di nuovo non compare in alcun testo di [[Dinarco]] (361-291 a.C.).
In tutti gli autori citati, il termine ''proàiresis'' esprime sempre l’ ‘interesse personale’, l’ ‘intenzionalità’, il ‘deliberato proposito’, la ‘premeditazione’ delle azioni di un soggetto.
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*quello di atteggiarsi secondo [[Controdiairesi]].
==Bibliografia==
(1) Chamberlain C.: "The meaning of ''prohairesis'' in Aristotele's ethics" in ''Transactions of the American Philological Association'' 114 (1984) 147-157<br>
(2) Cassanmagnago C.: "Il problema della ''prohairesis'' in Epitteto" in ''Rivista di Filosofia Neoscolastica'' LXIX, 232-246 (1977) <br>
(3) Dobbin R.: "''Prohairesis'' in Epictetus" in ''Ancient Philosophy'' XI, 111-135 (1991)
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