Angioplastica: differenze tra le versioni

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Praticamente qualsiasi vaso stenotico può essere sottoposto ad angioplastica: le applicazioni più comuni sono nel campo della cardiologia interventistica ([[angioplastica coronarica]], quindi delle arterie [[coronarie]]) e nel trattamento delle lesioni stenotiche delle arterie degli [[arti inferiori]] ([[claudicatio]]); il trattamento delle stenosi carotidee, molto utilizzato in passato, è stato progressivamente abbandonato in favore di trattamenti più stabili e meno gravati da complicanze (la lesione controllata della placca carotidea secondaria ad angioplastica può causare la migrazione distale di frammenti di trombo e quindi essere responsabile dell'insorgenza di TIA o ictus).
 
== Tipologia ==
=== *[[Angioplastica coronarica e infarto miocardico acuto ===]]
 
Secondo le linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) pubblicate a novembre 2008, l’[[angioplastica]] coronarica, se disponibile presso il centro, è la tecnica d’eccellenza in caso di [[infarto miocardico]] in cui il tracciato elettrocardiografico mostri un sopraslivellamento del [[tratto ST]].
Si parla di PCI primaria (primary PCI) quando l’angioplastica viene scelta come terapia preferenziale senza [[fibrinolisi]] concomitante o precedente. Questo tipo di opzione terapeutica può essere scelta solo nei centri dove esiste già un team di esperti cardiologi interventisti e relativo supporto. Fondamentale è la minimizzazione dei tempi tra la comparsa dei primi sintomi e l’inizio della procedura di rivascolarizzazione.
Si chiama invece PCI facilitata (facilitated PCI) l’angioplastica programmata eseguita a seguito del trattamento di fibrinolisi, così da minimizzare l’impatto dell’eventuale ritardo tra i sintomi e l’inizio della procedura. La PCI facilitata non viene attualmente raccomandata dall’ESC in quanto negli studi clinici randomizzati non è stato dimostrato, almeno fino ad ora, nessun particolare beneficio rispetto all’agioplastica primaria.
La PCI di salvataggio (rescue PCI), infine, è l’angioplastica effettuata, sempre in caso di [[infarto miocardico acuto]], per sopperire al fallimento della fibrinolisi, che non è stata sufficiente a disostruire l’arteria.
Oltre ai diversi trattamenti [[coagulazione del sangue|antipiastrinici]] e [[coagulazione del sangue|antitrombotici]] a sostegno delle procedure effettuate, esistono dei dispositivi collaterali che hanno lo scopo di migliorare la riperfusione (riapertura dei vasi e conseguente passaggio di sangue in tutti i vasi) del muscolo cardiaco in caso di infarto acuto. Tra questi sempre più importanza ricoprono i dispositivi di [[trombo-aspirazione|tromboaspirazione]]. Questi sistemi consistono in un piccolo tubicino (catetere), che viene inserito nelle coronarie per via percutanea, ossia utilizzando la stessa via di accesso dell’angioplastica. Tramite il catetere, prima di dilatare l’arteria, si tenta di aspirare il trombo, ossia il materiale solitamente molle che aveva ostruito la coronaria. Diversi studi dimostrano che questo trattamento migliora la condizione clinica dei pazienti nel breve, medio e lungo periodo.
 
== Collegamenti esterni ==