Francesco Baracca: differenze tra le versioni

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==I duelli e la concezione del combattimento==
Partecipò a 63 combattimenti aerei, abbattendo 34 velivoli nemici, l'ultimo a [[Borgo Malanotte]] nei pressi di [[Tezze di Piave]], mentre stavano arrivando le truppe austriache, tanto che le nostre retroguardie in ritirata segnalarono al pilota di non scendere a visionare l'aereo abbattuto, dato l'imminente arrivo del nemico. Il suo primo abbattimento venne effettuato sopra il cielo di [[Gorizia]]: dopo vari minuti di ingaggio riuscì a portarsi con una [[cabrata]] in coda al velivolo avversario che, ricevuti 45 colpi, non ebbe scampo e precipitò. Baracca atterrò subito nei pressi dello schianto per sincerarsi delle condizioni del pilota nemico e congratularsi con lui per il combattimento. Questo gesto da parte di Baracca non fu isolato, infatti sosteneva «è all'apparecchio che io miro non all'uomo».
Partecipò a 63 combattimenti aerei, abbattendo 34 velivoli nemici, l'ultimo a [[Borgo Malanotte]] nei pressi di [[Tezze di Piave]], mentre stavano arrivando le truppe austriache, tanto che le nostre retroguardie in ritirata segnalarono al pilota di non scendere a visionare l'aereo abbattuto, dato l'imminente arrivo del nemico.
 
Partecipò a 63 combattimenti aerei, abbattendo 34 velivoli nemici, l'ultimo a [[Borgo Malanotte]] nei pressi di [[Tezze di Piave]], mentre stavano arrivando le truppe austriache, tanto che le nostre retroguardie in ritirata segnalarono al pilota di non scendere a visionare l'aereo abbattuto, dato l'imminente arrivo del nemico. Il suo primo abbattimento venne effettuato sopra il cielo di [[Gorizia]]: dopo vari minuti di ingaggio riuscì a portarsi con una [[cabrata]] in coda al velivolo avversario che, ricevuti 45 colpi, non ebbe scampo e precipitò. Baracca atterrò subito nei pressi dello schianto per sincerarsi delle condizioni del pilota nemico e congratularsi con lui per il combattimento. Questo gesto da parte di Baracca non fu isolato, infatti sosteneva «è all'apparecchio che io miro non all'uomo».
Questo gesto da parte di Baracca non fu isolato, infatti sosteneva «è all'apparecchio che io miro non all'uomo».
 
In una lettera scritta alla madre, egli espresse tutto il suo dolore per l'uso di pallottole traccianti, dopo avere visto un aviatore austriaco, avvolto dalle fiamme, gettarsi nel vuoto da alta quota. Baracca esprimeva la sua contrarietà perché le moderne armi d'ingaggio stavano rendendo più crudeli i metodi di combattimento.
 
==La scomparsa==
Morì durante una missione di mitragliamento a bassa quota, sopra Colle Val Dell'Acqua, sul Montello (tra Nervesa della Battaglia e Giavera del Montello), abbattuto probabilmente da un colpo di fucile sparato da terra, mentre con il suo [[SPAD S.XIII]] sorvolava le [[trincea|trincee]] [[Austria|austriache]], durante la [[battaglia del solstizio]] (giugno 1918).
 
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Il [[Vittorio Emanuele III di Savoia|re]] aveva mandato ai suoi genitori un telegramma che auspicava una risoluzione positiva, speranza che si infranse solo di fronte al ritrovamento del cadavere e dell'aereo caduto. La bara fu trasferita ad [[Istrana]], paese vicino all'Aeroporto di S.Cristina di Quinto da cui partì (all'ingresso della strada dove si trovava l'aeroporto si trova ancora l'ala del suo aereo). Al suo passaggio parteciparono le autorità civili e militari, oltre che la gente del paesino. Poi la salma venne trasportata a [[Lugo di Romagna]], dove si svolsero i funerali ufficiali.
 
==L'insegna personale==
L'insegna personale di Baracca, che l'asso faceva dipingere sulle fiancate dei suoi velivoli, era il famoso cavallino rampante, sul cui colore esatto esiste un piccolo mistero. Diversi indizi sembrano infatti indicare che il colore originario del cavallino fosse il rosso, tratto per inversione dallo stemma del 2° Reggimento "[[Piemonte Reale Cavalleria]]" di cui l'asso romagnolo faceva parte, e che il più famoso colore nero fu invece adottato in segno di lutto dai suoi compagni di squadriglia solo dopo la morte di Baracca.
 
[[immagine:Francesco Baracca Lapide sul luogo della sua caduta.jpg|thumb|300px|left|Lapide all'interno del tempietto eretto sul luogo dove è precipitato]] Sul luogo dell'abbattimento esiste tuttora un monumento (vicino a [[Nervesa della Battaglia]]), con una dedica di [[Gabriele D'Annunzio]].
 
D'Annunzio, aviatore pure lui, era "amico" di Baracca e, nell'incontrarlo, cercava spesso di carpire il metodo usato per abbattere gli aerei nemici, quasi si trattasse di un trucco che il Baracca voleva tenere per sé. Lo stesso Baracca si rendeva conto che il D'Annunzio, poco convinto della tecnica di abbattimento che si concentrava sull'abilità del pilota, cercava ogni volta di rifargli le stesse domande, per trovare qualche contraddizione nella risposta.
 
In una lettera scritta alla madre, egli espresse tutto il suo dolore per l'uso di pallottole traccianti, dopo avere visto un aviatore austriaco, avvolto dalle fiamme, gettarsi nel vuoto da alta quota. Baracca esprimeva la sua contrarietà perché le moderne armi d'ingaggio stavano rendendo più crudeli i metodi di combattimento.
Qualche anno dopo il termine la Prima guerra mondiale, nel [[1923]], la madre di Francesco Baracca donò ad [[Enzo Ferrari]] il suo emblema che, modificato nella posizione della coda e del colore dello sfondo, ora giallo, prima ornò le macchine della scuderia da corsa della [[Alfa Romeo]], che Ferrari stesso aveva fondato nel [[1929]], e, quando questa si sciolse, andò a ornare le vetture della ditta che il Ferrari fondò subito dopo la [[seconda guerra mondiale]]: ancora oggi è il simbolo dell'omonima [[Ferrari|casa automobilistica]].
 
Meno conosciuto è il fatto che anche la [[Ducati]] utilizzò il cavallino rampante (pressoché identico a quello della Ferrari) sulle proprie moto dal 1956/57 al 1960/61. Il marchio fu scelto dal celebre progettista della Ducati [[Fabio Taglioni]] che era nato a Lugo di Romagna come Baracca.
 
[[immagine:Francesco Baracca Lapide sul luogo della sua caduta.jpg|thumb|300px|left|Lapide all'interno del tempietto eretto sul luogo dove è precipitato]] Sul luogo dell'abbattimento esiste tuttora un monumento (vicino a [[Nervesa della Battaglia]]), con una dedica di [[Gabriele D'Annunzio]].
 
==Il rapporto con D'Annunzio==
D'Annunzio, aviatore pure lui, era "amico" di Baracca e, nell'incontrarlo, cercava spesso di carpire il metodo usato per abbattere gli aerei nemici, quasi si trattasse di un trucco che il Baracca voleva tenere per sé. Lo stesso Baracca si rendeva conto che il D'Annunzio, poco convinto della tecnica di abbattimento che si concentrava sull'abilità del pilota, cercava ogni volta di rifargli le stesse domande, per trovare qualche contraddizione nella risposta.
 
==Intitolati==
L'odierno ex aeroporto militare con sede a [[Centocelle]] ([[Roma]]) porta oggi il suo nome ed è sede del [[Comando Squadra Aerea]] (CSA) e del [[Comando Operativo di vertice Interforze]].
 
L'attuale [[9° Stormo Caccia]] dell'[[Aeronautica Militare]], con sede a [[Grazzanise]] ([[Provincia di Caserta|CE]]), porta il suo nome ed emblema, che è anche presente negli stemmi dei Gruppi Caccia [[10° Stormo Caccia|10°]] e [[12° Stormo Caccia|12°]], mentre è presente a colori invertiti (cavallino bianco in campo nero) negli stemmi del [[4° Stormo]] e del [[9° Gruppo Caccia]].
 
==Il veivolo==
Il velivolo [[SPAD S.XIII]] di Francesco Baracca, recuperato e restaurato, è esposto provvisoriamente presso un centro commerciale a [[Castelfranco Veneto]].
 
==OnorificenzeLe onorificenze==
{{Onorificenze
|immagine=Valor militare gold medal BAR.svg