Guerra dei trent'anni (fase danese): differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m →Eventi politici e bellici: fix link |
|||
Riga 19:
La campagna vera e propria ebbe inizio nella primavera del [[1626]], quando Wallenstein operò per liberare una posizione fortificata tenuta da un suo sottoposto, il tenente Aldringen, dall'assedio messo in atto da Mansfeld; quest'ultimo fu duramente sconfitto nella [[battaglia del Ponte di Dessau]], sul fiume [[Fiume Elba|Elba]], in seguito alla quale le truppe imperiali occuparono la [[Slesia]]. Intanto, ad occidente, Tilly, dopo avere occupato la fortezza di [[Göttingen]] ed avere ricevuto rinforzi da Wallenstein, il [[27 agosto]] [[1626]] sconfisse duramente Cristiano IV nella [[battaglia di Lutter-am-Barenberge]]. La vittoria di Tilly sembrava decisiva: le truppe imperiali occuparono il Ducato di [[Meclemburgo]] e lo [[Holstein]] danese, e distrussero le ultime forze residue di Cristiano a Grossenbrode, il [[14 settembre]] [[1627]]. In dicembre, i danesi si ritirarono nelle isole del [[Mar Baltico]], e i cattolici occuparono lo [[Jutland]].
A questo punto agli imperiali bastava spazzare via gli ultimi nuclei di resistenza danese sulle coste del Mar Baltico e nelle isole per ottenere una vittoria completa, e per questo Wallenstein, nel gennaio [[1628]], fu nominato dall'Imperatore "Ammiraglio del Mar Baltico". Il compito, tuttavia, si rivelò molto più difficile del previsto: l'[[Battaglia di Stralsunda (1628)|assedio di Stralsunda]], cominciato il [[13 maggio]], fu tolto il 24 luglio dopo un insuccesso, a cui aveva contribuito l'appoggio dato alla città dalla [[Svezia]], che così otteneva un primo punto di appoggio in Germania. Ma questo non valse a risollevare le sorti della Danimarca, che venne nuovamente sconfitta il [[2 settembre]] a Wolgast.
Il costo della guerra si rivelò a questo punto proibitivo per l'Impero, specialmente considerando che erano pochi i vantaggi ancora ottenibili dalla sua prosecuzione; si giunse quindi ad un accordo, e Cristiano IV dovette firmare la [[pace di Lubecca]] ([[22 maggio]] [[1629]]) con la quale egli si impegnava a non inserirsi nelle vicende dell'Impero ottenendo in cambio la restituzione dei territori occupati.
Con la morte dei principali comandanti protestanti, il [[Ernst von Mansfeld|conte di Mansfeld]] e [[Gabriele Bethlen]], nel 1629, la guerra poteva terminare con una schiacciante serie di successi cattolici; l'Imperatore, tuttavia, nel marzo [[1629]], sotto l'influenza della [[Lega Cattolica]] e del suo confessore gesuita Lamormaini, emanò l'[[Editto di restituzione]], che imponeva la restituzione alla Chiesa delle terre secolarizzate dopo la [[pace di Augusta]]. Il provvedimento era stato preso per favorire i principi cattolici, ma il suo effetto fu disastroso dal punto di vista politico, perché suscitò la reazione dei principi luterani che erano rimasti neutrali, nonché della [[Svezia]], il cui intervento sarà determinante per i futuri esiti del conflitto (vedi la [[guerra dei trent'anni (fase svedese)|fase svedese]] della guerra).
===Eventi secondari nell'Italia settentrionale===
Riga 37:
La situazione si capovolse alla fine del [[1629]], quando intervenne un poderoso esercito [[Imperatore del Sacro Romano Impero|imperiale]], che pose l'assedio a [[Mantova]], costretta a capitolare e sottoposta ad un brutale saccheggio. Nel frattempo, una terribile epidemia di [[peste]], probabilmente veicolata dalle truppe tedesche, dilagò in tutto il nord Italia, colpendo particolarmente la città di Milano, che vide dimezzata la propria popolazione. Il sentimento della popolazione al passaggio dei [[lanzichenecchi]] e la tragedia dell'epidemia di peste sono efficacemente descritte da [[Alessandro Manzoni]] nei suoi [[Promessi Sposi]].
Determinante per la risoluzione del conflitto fu la situazione che andava maturando in
==Bibliografia==
| |||