Dorgali: differenze tra le versioni

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Nel [[X secolo]] era scomparso il centro urbano costiero di Nuraghe Mannu, Thurcali, chiamato dallo storico romano imperiale Claudianus "Cartagine Sulcos" (il cui nome romano comune Sulcali si deduce dal nome Thurcali con il quale i locali denominavano volgarmente questa città dato che la s e la th nel sardo antico erano intercambiabili per esempio Thiniscole per Siniscole, Thorres per Sorres, Sorralba per Torralba ecc. ecc.). Il porto di Thurcali era ubicato sotte le falesie di "Sos D'Orroles". Sulla montagna in agro di Dorgali i passi montani carreggiabili sul Monte Santo che dalle aree interne consentivano l'accesso all'area portuale costiera di Nuraghe Mannu erano quelli di Monte Ruiu (poco più a Sud del passo di Irghiriai secondo accesso di Gonone) e di Suttaterra (diramazione dalla S.S. 125 in prossimità dei confini con Urzulei). Il termine romano ''sulcos'' era riferito ai canaloni del [[Golfo di Orosei]] che fungevano da approdi. Sempre in questo periodo scompare il centro urbano costiero lungo l'orientale romana di Cares (Carese) i cui approdi erano invece collocati nelle insenature di Cartoe e di Osala e quindi raggiungibili senza passare le montagne. Il centro di Cares (o Qares in punico) era collocato in un'area limitrofa alle Terme Romane di [[San Giovanni Battista]], dove è presente la Chiesa dei Santi Giovanni Battista e Lorenzo Martire. Nella valle del riu di Siddai (o riu di Littu), che sfocia a Cartoe (da Qart'oghe foce della città in lingua punica), è stato ritrovato il congedo bronzeo di Tunila (visibile nel Museo Nazionale di [[Cagliari]]) e la targa bronzea del [[IV secolo]] dopo Cristo della locale caserma dei [[Vigili del Fuoco]] romani nel centro di Cares. Quest'ultima ricorda il finanziamento della caserma a cura del Prefetto dei Vigili dell'Urbe Egnatuleio Anastasio (visibile nel Museo Comunale di Dorgali). Sulla ''orientalis'' romana era presente la ''mansio'' di Viniolae (Viniola) a circa sei miglia romane a Sud di Cares nella località Sos Mucarzos. Nel V secolo crollò l'[[Impero Romano]] e dopo un periodo di dominazione vandalica e gota subentrò la giurisdizione [[bizantina]] che tra alterne vicente legate agli attacchi costieri dei [[pirati]] barbareschi [[mussulmani]] finì nel [[IX secolo]]. In un documento del XVI secolo in catalano riportato nella prima edizione del libro di Ottorino Alberti ''La Diocesi di Galtellì dalla sua sopressione alla sua ricostituzione'' quando si parla della Chiesa dei Santi Nicola e Sebastiano di Sena (oggi scomparsa) si fa riferimento all'antico Bisbat de Dorgaly (Vescovado di Dorgali) riferito probabilmente al periodo bizantino o successivamente a una locale abbazia (nullius episcopi) con l'abate dotato di funzione vescovile.
 
Con lo [[Scisma d'Oriente]] del [[1054]] la Sardegna abbandonò il [[rito]] greco [[ortodosso]] e passò al [[rito latino]]. Ai bizantini subentrò il potere dei [[Giudicati]]. Il [[papato]] per latinizzare la [[chiesa]] sarda inviò [[monaci]] continentali. I primi monaci latini arrivati a Dorgali (Sec. XI) sono stati i vittorini provenzali di lingua occitana dell'Abbazia di San Vittore di Marsiglia e di Sant'Onorato delle isole di Lerino, benedettini cistercensi (Cessione Giudicale di Sant'Andrea di Corte e Corte di Gisalle in agro di Dorgali per i vittorini e Santa Maria de Turris, oggi Santu Cristos, in agro di Galtellì per i lerinensi). I pisani sostituirono i cistercensi vittorini e lerinensi con i cistercensi di San Felice di Vada (Provincia di Livorno) e di San Giovanni del Giglio (Provincia di Livorno) più fedeli alla Repubblica di Pisa. Nel XIII sec. Gonario di Torres, amico di Bernardo di Chiaravalle, facendo rientro con una nave templare dalla Terra Santa approdava in un porto del Golfo di Orosei. Questo dopo aveva rischiato di fare naufragio e dopo aver invocato la Madonna si era salvato fondando poi per ringraziamento la Chiesa di Gonare sulla cima della montagna alla quale si era riferito inmare per orientarsi. Sarebbe poi diventato monaco del monastero cistercense francese di Chiaravalle fondato da San Bernardo. A Dorgali allora erano presenti tutti gli ordini ospedalieri. Il paese passò al [[Giudicato di Gallura]] e divenne la propaggine più meridionale del Giudicato. Il Giudicato di Gallura fu [[protettorato]] della [[Repubblica di Pisa]], il primo giudice fu un cittadino pisano Manfredi. Dorgali fu occupato per la Repubblica di Pisa nel [[XIII secolo]] dalle truppe pisane comandate da Lamberto Visconti, nobile [[lombardo]], sposato (nel [[1206]]) con Elena di Gallura. Secondo la tradizione Elena di Gallura fece restaurare la Chiesa di Sant'Elena di Scopeta sull'omonimo colle (esistono oggi solo i ruderi). I pisani consolidarono le fortificazioni del castro dorgalese (oggi quartiere di Sa Serra e Sa Porta) e per ragioni legate al controllo politico anche a Dorgali iniziarono a cercare sempre più di concentrare la popolazione in un unico centro urbano lavoro che verrà definitivamente portato a compimento dai successivi dominatori iberici.
 
Infatti nel [[XIII secolo]] Dorgali non aveva l'attuale unitarietà urbana ma esso risultava diviso da due [[fiumi]] (Rio di San Giovanni Battista oggi quasi tutto Corso Umberto e un piccolo tratto di Via Dante a "S'Eremu", e Riu Sa Lepora oggi le vie: Galileo, Cavallotti, Cleopatra e Amsicora) in tre borghi, ai quali se ne aggiungeva un quarto più piccolo (è probabile che i borghi allora fossero conosciuti, nell'ordine, con i nomi di: Sena, Castrum, dove questi due borghi antichi oggi sono denominati rispettivamente "Gorito" e "Sa Serra-Sa Porta", poi c'era il terzo borgo Gonarium, oggi "Gonare", e il quarto borgo Sancta Maria Magdalena Thorpeiae, oggi "Sa Chejedda", il più piccolo. Questi antichi borghi di Gonarium e di Thorpeia oggi sono accomunati dai locali con l'unica denominazione che è quella di "Su Fundale"). Il nucleo originario e più importante di Dorgali è quello che nel Medioevo era costituito dalla fortificazione castrense (Castrum) dove tra l'altro erano presenti gli ordini ospedalieri (Sant'Antonio di Vienne e Ordine di San lazzaro). Vi erano poi anche i borghi distribuiti nelle campagne, oggi scomparsi, (probabilmente, da sud a nord, alla destra della sponda Cedrino, dando le spalle alla sorgente, Siffilionis: Filine, Scopeta: Iscopidana, Ortomurcato: Sor Mucarzos, S'Armulatha: Mulattai-Icorè-Isportana, Miriai: Mariscai-Iriai-Gurennoro, Corache: Oroviddo, Nurachi, Aghugheda: Cucchè, Villa de Muru: Muru. Da sud a nord, a sinistra della sponda del Cedrino: Ilohe, Hurulis, Isarlis, Dilisorre ecc.).
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Nel XII secolo fu istituita dal [[Papa]] su richiesta di [[Pisa]] la Diocesi suffraganea di [[Galtellì]] e di Castro. La seconda dizione di un vescovado in genere indica la sede precedente della diocesi di nuova istituzione. Allora molte incombenze patrimoniali [[ecclesiastico|ecclesiastiche]] continuavano ad essere gestite dal [[Vescovo]] di Civita ([[Olbia]]) con la propria mensa vescovile. L'ultimo paese a scomparire in ordine cronologico in agro dorgalese, e penultimo in [[Baronia]], fu Isalle che si estinse nel [[1567]]. La maggior parte dei villaggi dell'agro dorgalese scompaiono nella seconda metà del [[XIV secolo]] non solo per cause politiche ma anche per via della [[peste nera]], dell'esosità delle tasse aragonesi, della [[povertà]] conseguente agli eventi bellici allora intercorsi tra gli [[aragonesi]] e gli arborensi, dei furti e delle ruberie.
 
Il governo della [[Spagna]] iniziò con l'[[Aragona]] di [[lingua catalana]] nel [[1321]]; proseguì con la [[lingua castigliana]] dalla fine del [[secolo XIV]] e si concluse il [[1713]]. Gli spagnoli sostituirono i monaci cistercensi pisani con i mercedari, presenti a Gonare a Dorgali e con i frati minori francescani alcantarini a Sant'Antonio e alla Vergine di Gorito a Dorgali. Le tracce della cultura spagnola si protraggono per tutto il [[XVIII secolo]]. La Spagna subì nel [[1713]] il [[Trattato]] di UItrecht e perse la Sardegna che fu ceduta prima all'[[Austria]] e poi nel [[1718]] al [[Ducato di Savoia]] con capitale [[Torino]]. A Dorgali come in molti centri della Sardegna si continuò ad usare nei documenti ufficiali lo spagnolo fino ai primi decenni del [[1800]].
Nel [[1761]] Dorgali era in predicato di essere scelta dall'Arcivescovado quale sede della nuova Diocesi di Galtellì e Castro. Occorreva verificare se gli alloggiamenti della Casa Rettorale di Dorgali fossero sufficientemente dignitosi per ospitate il nuovo Vescovo. Ma, per le conseguenze di un esecrabile fatto di cronaca nera, che si verificò in quell'anno a Dorgali, e che interessò il Vicario Generale dell'Arcivescovado Don Francesco Cao, incaricato per l'incombenza e che allora risiedeva a Dorgali (Vice Arcivescovo), fu preferita dalla Chiesa quale nuova sede vescovile la futura città [[Nuoro]]. Nel frattempo per l'incombenza era stata già costruita a Dorgali la vasta [[Cattedrale]] di [[Santa Caterina d'Alessandria]] in stile neo classico piemontese i cui lavori erano iniziati nel [[1713]] grazie alla generosa donazione del notaio dorgalese Sebastiano Melis. La Chiesa fu ricostruita sull'impianto di una piccola Chiesa dedicata a Santa Caterina che però aveva la facciata orientata ad Ovest e prospiciente la Casa Rettorale.