Concupiscenza: differenze tra le versioni

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Il primo ad utilizzare il termine in questo senso è Platone, che, nella Repubblica, per la prima volta presenta una strutturata divisione dell'anima (nei dialoghi precedenti fa riferimento all'anima anche con maggiore insistenza, senza tuttavia effettuarne una divisione in parti, perciò si intende che si sia, in essi, riferito all'anima razionale).
L'anima per l'appunto concuscibileconcupiscibile è l'anima cui appartengono bisogni ed istinti propri per lo più dell'animalità, essa appartiene pertanto agli uomini che adorano collezionare denari ed averi, giacché con questi soddisfano i loro bisogni del cibo e degli amori. Si guardi ad esempio, per rafforzare l'immagine della concupiscenza per Platone, la metafora mitica della biga alata, mito dell'Ateniese che propone con forte evidenza la situazione dottrinalmente matura dell'anima umana, in cui la parte concuscibile è rappresentata dal cavallo nero che tende verso il basso, dirottando di conseguenza l'intero carro verso la parte sottostante. Nella "cristianizzazione" di Platone sarà frequente una riettura religiosa della tematica, giacché alla religione si attribuisce per antonomasia il dividere l'altura delle cose belle e divine dalla bassezza delle cose rozze ed incolte.
 
Leggiamo il termine "concupiscenza" anche nello Stagirita [[Aristotele]], il quale sostiene che il piacere umano ha sia una connotazione spirituale sia una materiale. Il [[piacere]] pertanto può essere provato sia per un bene spirituale sia per uno «sensibile», ma, mentre nei primi solo l'[[anima]] è in grado di recepirli, nei secondi tale piacere può essere recepito sia dall'anima sia dal [[Corpo (metafisica)|corpo]]. In questa prospettiva la concupiscenza designa il desiderio di questa seconda specie di piacere.