Musica modale: differenze tra le versioni

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==Diversi sistemi modali==
*L'etnomusicologia è stata una delle discipline che hanno rivelato all'Occidente che l'[[armonia tonale]] non era il culmine dell'evoluzione musicale umana, come sosteneva la mentalità eurocentrica e [[colonialismo|colonialista]], ma piuttosto un'isola tonale in un oceano modale estremamente variegato, seppur riconducibile ad alcuni principi di base comuni. In ogni parte del mondo esistono o sono esistiti sistemi di musica modale. Essi si presentano in forma "pura"arcaica presso società che non sono venute in contatto con l'influenzainfluenze occidentaleesterne (ad esempio popolazioni dell'Amazzonia o di altre parti del mondo in cui l'isolamento ha permesso la preservazione), oin forme pure anche di estrema complessità dove sia avvenuto uno sviluppo durante i secoli [Perinu 1981, cap. 1-2], e in forme ibride quando lc'influenza è stata parzialeun'influenza occidentale: ad esempio la musica persiana che attraverso varie vicissitudini politiche e culturali ha recuperato un'eredità musicale in declino, formando un sistema ibrido modale-tonale che ha dato nuova vita agli elementi modali compatibili con l'armonia tonale, mantenendo una propria specifica identità (musica [[radif]]) [Magrini 2002, 281].
 
*L'Africa è anch'essa un serbatoio di tradizioni musicali modali (anche a carattere religioso-iniziatico) che sono riuscite a sopravvivere parallelamente all'influenza occidentale. Nonostante esempi smaccati di omologazione culturale (specialmente la produzione discografica rivolta al mercato extra-africano), vediamo spesso convivere musicisti tradizionali che suonano strumenti tradizionali accanto a musicisti moderni che suonano musica influenzata dal contatto occidentale, con strumenti occidentali, riuscendo comunque a far emergere gli elementi fondamentali della loro tradizione musicale.
 
*Un esempio è la [[rumba africana|rumba congolese]]: partita dall'influenza della [[rumba]] caraibica e suonata su strumenti tipicamente occidentali come il [[basso elettrico]], la [[chitarra elettrica|chitarra]] e la [[batteria (musica)|batteria]], ha presto recuperato gli elementi forti della tradizione ([[polifonia]], [[poliritmia]], [[circolarità]], vocalità a chiamata e risposta) diventando un genere musicale tradizionale (anche se "modernotradi-modern") a tutti gli effetti. Anche la presenza di strutture armoniche occidentali (fondate principalmente sui gradi I, IV e V della tonalità) non ha impedito il ritorno a forme tradizionali: nelle sezioni chiamate [[rumba africana|sebene]] delle canzoni di [[rumba africana|rumba congolese]] suonate dai maestri di questo genere musicale, si riconoscono il suono e la tecnica degli strumenti tradizionali modali (come l'arpa e la [[sanza]] o [[kalimba]]), che i musicisti riescono a ottenere da chitarre elettriche, suonate in maniera [[polifonia|polifonica]] e [[poliritmia|poliritmica]], con [[fraseggio|fraseggi]] melodici ritmicamente circolari, ripetuti e sovrapposti (tipicamente tre chitarre più il basso elettrico [1]), in un contesto armonico basato sull'alternanza di accordi sui gradi I-IV-V, I-V o IV-V della tonalità, e sempre in bilico tra sentire modale e tonale [2] [discografia].
 
*In Kenya, il genere musicale tradizionale [[benga]] ha visto un'evoluzione per quanto quanto riguarda gli strumenti musicali, ma ha mantenuto il carattere modale (non ci sono successioni armoniche) con linee melodiche circolari ripetute che si sovrappongono in un gioco polifonico e poliritmico (anche qui tipicamente numerose chitarre e basso, ad esempio [[Daniel Owino Misiani & Shirati Jazz]]). Alcuni gruppi hanno unito strumenti occidentali agli strumenti tradizionali (ad esempio il basso elettrico assieme a due [[fiddle]] tradizionali a una corda [[orutu]], flauto, corno e percussioni, gruppo [[Kenge Kenge]]), riuscendo a mantenere una forte caratterizzazione tradizionale nella loro musica [discografia].
 
*Esempio molto rilevante di sistema musicale che ha mantenuto le forme originarie è la polifonia dei [[Pigmei]], nome usato (in passato anche spregiativamente), per indicare una serie di etnie diverse ([[BaAka]], [[BaMbuti]], [[BaBenzele]], [[BaBinga]], ecc.), ma con tratti comuni, che vivono nella vasta foresta equatoriale dell'Africa centrale. La musica del "popolo della foresta" è caratterizzata da temi musicali modali ("canzoni") che vengono usati come struttura di base per lo sviluppo di improvvisazioni polifoniche di grande complessità. Spesso nell'ascolto di tali improvvisazioni è difficile individuare il tema principale nell'intreccio delle voci che si stratificano con variazioni e controcanti ad andamento [[eterofonia|eterofonico]], [[polifonia|polifonico]] e [[contrappunto|contrappuntistico]]. Viene sempre mantenuta una grande libertà individuale nello sviluppo delle varie linee melodiche, fatto che rispecchia la struttura sociale di queste popolazioni [Titon 2002, 114].
 
*La musica africana ha raggiunto l'Occidente della modernità quando i primi schiavi neri sono stati portati in America. Nell'America del Nord gli schiavi, di etnie diverse e mescolati tra di loro perchè non potessero comunicare verbalmente, trovarono nella musica l'elemento di coesione e comunicazione extralinguistico, dal momento che tutte la tradizioni musicali dell'Africa sub-sahariana hanno elementi comuni che permettono la comprensione reciproca (modalità, polifonia, poliritmia, circolarità e chiamata-risposta). Il [[blues]] dei neri americani, a partire dai canti portati dall'Africa e attraverso i [[canti di lavoro]] e manifestazioni di socialità talvolta tenute lontano dall'occhio dei padroni, è riuscito a mantenere gli elementi basilari africani anche usando, da un certo momento in poi, quasi esclusivamente strumenti occidentali ([[chitarra]], [[armonica a bocca]], [[pianoforte]]) [Titon 2002, 127] [Lomax 2005]. QuestoSono hanate comportato formefotme ibridate con l'armonia tonale (ragtime, specialmentejazz) per[Polillo il1997, pianofortecap. 1-3], ma in ambito chitarristico troviamo esempichiari chiarissimiesempi di modalità, spesso con l'uso di accordature aperte, ma anche con quella standard. Si possono confrontare due esecuzioni di ''[[John Henry]]'' (una delle canzoni più importanti del folklore nero americano), registrate intorno agli anni '60 del '900, una di [[Pink Anderson]] (reg. 1950, accordatura aperta, bordone di tonica e linea vocale doppiata con la tecnica slide) e l'altra di [[Mississippi John Hurt]] (accordatura standard, tecnica fingerstyle, in cui la linea vocale è accompagnata da un intreccio poliritmico di chitarra senza alcun effetto tonale): in entrambe è presente l'accordo di tonica durante tutta l'esecuzione che accompagna il canto, su forme modali e ripetute dall'effetto ipnotico che ricordano da vicino, ad esempio, i canti accompagnati dalla [[kora]] dei [[jalolu]] [[Mande]], depositari della storia tramandata oralmente nelle popolazioni dell'antico impero del [[Mali]] in Africa occidentale [Titon 2002, 90]. Notevoli esempi simili sono i brani ''[[Mississippi Heavy Water Blues]]'' eseguito da [[Barbecue Bob]] (reg. 1927), ''[[Preachin' Blues]]'', ''[[Special Rider Blues]]'' e ''[[Pony Blues]]'' eseguiti da [[Son House]] (reg. originali 1930 e 1942), e ''[[Blow Gabriel]]'' eseguito da [[Reverend Gary Davis]] (reg. 1956) [discografia].
 
Tra i numerosi sistemi, quello [[musica classica indiana|indiano]] è quello forse più complesso e sviluppato, e paradossalmente anche facilmente paragonabile al sistema occidentale, dal momento che la scala musicale indiana fondamentale (in questo periodo storico) è virtualmente uguale alla nostra [[scala diatonica|scala diatonica maggiore]].