Depeche Mode: differenze tra le versioni

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=== ''Ultra'': La ripresa ===
In questo ambiente malsano Alan non resiste più e, nel [[1995]], lascia il gruppo. Una decisione sofferta per lui che lasciò sconcertati e impreparati Martin e FlecthFletch, che decidono comunque di andare avanti come gruppo senza cercare alcun sostituto. Il gruppo entra in studio nel [[novembre]] [[1996]] affidandosi alla produzione di [[Tim Simenon]], il quale porta con se un gruppo di collaboratori, tra i quali il [[batteria (musica)|batterista]] [[Christian Eigner]], per sostituire [[Alan Wilder]]. Sebbene la registrazione della musica proceda regolarmente, le condizioni psico-fisiche di Dave consentono di portare a termine la preparazione completa di una sola canzone. Perciò Dave ritorna a [[Los Angeles]] per cercare di disintossicarsi, ma il [[28 maggio]] [[1996]] un'[[Overdose (medicina)|overdose]] di [[speedball]] ([[cocaina]] più [[eroina]]) lo conduce praticamente alla morte clinica per tre minuti, prima di essere rianimato. Salvato in extremis e dimesso poi dall'ospedale, viene arrestato per tentato suicidio (reato in [[California]]) e possesso di droga. Ancora dopo verrà ricoverato in un centro specialistico dove riesce a disintossicarsi e a recarsi ai ''RAK Studios'' ove si trova la band per le registrazioni vocali.
 
I tre si affidano ancora una volta a [[Anton Corbijn]] per i video, le photo sessions e l'artwork dell'album. Il primo singolo è ''[[Barrel of a Gun]]'' (i cui primi versi non riprendono, come da taluni erroneamente ritenuto, le prime presunte parole pronunciate da Gahan al risveglio dopo l'ultima [[Overdose (medicina)|overdose]] <ref>Nelle principali e più attendibili biografie internazionali consacrate ai Depeche Mode, nonché in tutte le interviste concesse dalla band, non c'è alcuna traccia o menzione di questo aneddoto. C'è il pesante sospetto che questo equivoco, riportato solo da siti italiani e in uno special televisivo di [[MTV (Italia)|MTV Italia]], sia nato da un'errata interpretazione della recensione scritta dal giornalista Cameron nel febbraio del 1997 per Beat Magazine.