Il conte di Montecristo: differenze tra le versioni
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==== La prigionia di Dantès ====
Verso le dieci di sera del [[1º marzo]] Edmond viene prelevato dalla [[prigione]] e portato al [[porto]], dove un battello lo porta verso il [[Castello d'If]], terribile prigione su una roccia in mezzo al mare. Edmond durante il viaggio è inizialmente ottimista sul suo destino, ma una volta venuto a sapere la meta del viaggio cade nello sconforto: arrivato al castello è rinchiuso in una cella. Il giorno seguente domanda al suo carceriere informazioni sulla sua condizione; per la disperazione arriva a minacciarlo se non gli darà una mano, e per pronta risposta viene rinchiuso nelle segrete:
{{quote|La porta fu chiusa, e Dantès camminò con le mani stese innanzi a sé fino a che urtò nel muro; allora si sedette e restò immobile mentre i suoi occhi, abituandosi un poco alla volta all'oscurità cominciarono a distinguere gli oggetti.
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==== Nell'ufficio di De Boville ====
Il giorno dopo Dantès si presenta, sotto le sembianze dell'[[Inghilterra|inglese]] Lord Wilmore (primo commesso della casa Thomson e French di [[Roma]]) dal [[sindaco]] di [[Marsiglia]], dal quale apprende che Pierre Morrel, per quanto onesto e probo, è sull'orlo della [[bancarotta]] ed ha un grosso [[debito]] con il signor de Boville. Edmond si reca quindi nell'ufficio di de Boville, che altri non era che l'ispettore cui Dantès aveva chiesto aiuto quando era rinchiuso al Castello d'If. De Boville conferma di dover ricevere duecentomila [[Franco francese|franchi]] da Morrel, ma di riporre poche speranze sul pagamento dato che il ''Pharaon'' non è ancora giunto in [[porto]], e che senza i soldi del suo carico Morrel non potrà pagarlo. Lord Wilmore compra il [[credito]] da de Boville, e chiede un favore all'uomo, che ricopriva ancora l'incarico di ispettore delle prigioni: poter vedere i registri delle prigioni, con la scusa di consultare le note su Faria. Riesce anche a venire a sapere, con sua grande gioia, che la sua fuga dal Castello d'If è stata archiviata con la sua dichiarazione di morte. Nei registri Dantès trova la denuncia scritta da Danglars, di cui si appropria; scopre inoltre l'inganno tessuto da Villefort, come Faria aveva intuito, e come lui stesso, divenuto adesso Procuratore del Re, avesse sfruttato (dopo la caduta definitiva di Napoleone) la petizione di Morrel per evitare che Dantès uscisse di prigione.
==== La salvezza di Morrel ====
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Vostro amico ''Alberto de Morcerf''
P.S. ''I believe now to Italian banditi''."</div>
Sotto queste righe erano scritte da mano sconosciuta le seguenti parole: <br />
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*'''Eugenie Danglars''' — Figlia dei Danglars, con animo d'artista, è promessa sposa prima ad Albert de Morcerf, poi ad Andrea Cavalcanti. Ma lei non ama nessuno dei due: è infatti uno spirito libero, non desidera il matrimonio, sogna una vita sola, magari dedicata all'arte del canto e della musica. Alla fine riesce a realizzare il suo sogno: scappa di casa assieme ad un'amica approfittando della confusione creatasi per l'arresto di Andrea Cavalcanti, lo stesso giorno in cui i due dovevano firmare il contratto di matrimonio.
{{quote|Eugenie Danglars era bella, ma (...) di una bellezza un poco sostenuta. I capelli erano di un bel nero, ma nell'ondulazione si notava una specie di ritrosia al [[pettine]]; gli occhi, neri come i capelli, sotto magnifiche sopracciglia, che non avevano che un difetto, quello cioè di aggrottarsi qualche volta, erano particolarmente notevoli per una espressione di fermezza rara in una donna; il naso aveva quelle proporzioni esatte che un bravo scultore darebbe alla statua di [[Giunone]], soltanto la bocca era un po' grande, ma con bei denti che davano risalto alle labbra, il cui [[carminio]] troppo vivo spiccava sul pallore del viso; infine, un neo nero posto all'angolo della bocca, e più largo del naturale, finiva col dare a questa fisionomia un'indole risoluta (...)
Era (...) una [[Diana]] cacciatrice, ma con qualche cosa di più fermo e di più maschio nella sua bellezza.}}
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*'''Abate Faria''' — [[Prete]] e [[scienziato]] italiano, in giovinezza fu [[precettore]] dei figli del [[Conte]] Spada, grazie al quale venne a conoscenza dell'immenso [[tesoro]] di famiglia. Mentre è imprigionato nel [[Castello d'If]], nel tentativo di scavare un [[tunnel]] che, secondo i piani, doveva condurre l'abate fuori dal castello, sbuca invece nella cella di Edmond Dantès, con il quale stringe amicizia. Diventato come un padre per Edmond, insegna al giovane le [[lingue]] e le [[scienze]], e gli rivela il suo tesoro nascosto sull'[[isola di Montecristo]]. Muore in prigione colpito da un letale attacco apoplettico. Edmond riesce a fuggire di galera sostituendosi al suo cadavere.
*'''Luigi Vampa''' — [[Bandito]] italiano e amico del Conte di Montecristo, aiuterà quest'ultimo nel suo piano di vendetta. <br /> {{quote|(...) è un bandito, vicino al quale i Decesaris e i Gasperoni sono specie di [[Chierichetto|chierichetti]]}} Nato da una famiglia di [[pastori]], ben presto mette in evidenza un'intelligenza fuori dal comune, ed il conte della zona si prende cura di lui insegnandogli a leggere e a scrivere. Comincia inoltre ad [[Scultura|intagliare]] piccoli oggetti destinati ai venditori di giocattoli; con il ricavato compra regali alla sua cara amica, la contadina Teresa, la sola che riesce a tenere a bada lo spirito ardente e burbero del giovane. A soli diciassette anni Luigi Vampa aveva fama di essere il più bravo contadino dei dintorni, oltre che un eccellente tiratore con il suo [[fucile]]. Nel medesimo periodo una banda di [[briganti]] si nascondeva sui [[monti]] vicini, guidata dal celebre Cucumetto, tanto audace quanto brutale; un giorno, mentre erano soli, Teresa e Luigi salvano la vita al capobandito, nascondendolo ai [[gendarmi]]. Un giorno Vampa incontra Sinbad il marinaio ([[Edmond Dantes|Edmond Dantès]]) che, persa la strada, lo ferma per chiedergli indicazioni. Tornato dove aveva lasciato Teresa, Vampa vede che è stata rapita: scorto il rapitore, lo uccide con un colpo di fucile; egli era Cucumetto, che si era invaghito della giovane la prima volta che l'aveva vista. A quel punto Vampa prende con sé Teresa e si unisce ai banditi, facendosi eleggere loro capitano: il [[brigantaggio]] permetterà a Luigi di garantire a Teresa, invidiosa della bella vita della [[nobiltà]] della zona, una vita [[Lusso|lussuosa]], seppur pericolosa. Il Conte di Montecristo ha occasione di aiutarlo in diverse situazioni, e questo gli permette di avere una sincera riconoscenza da parte del bandito, che gli si mette a completa disposizione. Durante il [[carnevale]] [[
*'''Gaspard Caderousse''' — [[Sarto]] e vicino di casa del padre di Edmond, partecipa - da [[Ubriachezza|ubriaco]] - al piano per incastrare Dantès. Dopo aver fallito come sarto, gestisce un [[albergo]] a [[Ponte del Gard|Ponte di Gard]] e collabora con dei [[contrabbandieri]]. Caderousse è il primo, fra i vecchi "conoscenti" di Dantès, ad essere rintracciato e ricontattato dal giovane marinaio dopo la fuga dalla prigione, e lo fa presentandoglisi sotto le mentite spoglie dell'abate Busoni. L'abate gli racconta come sia stato mandato dal giovane Dantès (essendo stato il suo confessore prima della prematura "morte") con l'incarico di scoprire la verità sulla sua ingiusta incarcerazione, e per dividere il valore di un enorme diamante da cinquantamila franchi (che aveva con sé) tra le uniche persone che lo avevano sinceramente amato: il padre, la fidanzata e i suoi tre migliori amici (Danglars, Fernand e lo stesso Caderousse). Il vecchio Gaspard, allora, inizia a raccontare come andarono veramente le cose all'epoca dell'arresto di Dantès, raccontando anche quello che fecero e riuscirono a diventare quelle persone "care" al marinaio, sottolineando come solo lui sia stato veramente amico di Edmond e, di certo, l'unico ad avere bisogno del diamante (essendo gli altri diventati molto ricchi). L'abate/Dantès, allora, decide di consegnare il diamante interamente a Caderousse. Ma la cupidigia di questo e della moglie Carconta è insaziabile e porterà all'omicidio del [[gioielliere]] a cui avevano venduto la [[gemma]], in modo da tenere per sé non solo il denaro corrispondente al valore del diamante, ma conservando pure la pietra preziosa. Arrestato parecchio tempo dopo, Caderousse viene rinchiuso in [[galera]] per complicità con la moglie, riconosciuta come colpevole materiale dell'omicidio. Liberato da [[Lord]] Wilmore (Edmond), che voleva far evadere il suo compagno di cella, Benedetto (figlio di Gérard de Villefort e della signora Danglars), Caderousse diventa un [[criminale]]. A [[Parigi]] ritrova Benedetto, che all'epoca si faceva chiamare Andrea Cavalcanti, e lo ricatta in cambio del suo silenzio: ma i [[soldi]] ben presto non gli sono più sufficienti, così decide di compiere una rapina nella villa del Conte di Montecristo. Dantès viene però avvertito da Andrea (tramite un biglietto "anonimo"); così, travestito da abate Busoni, lo coglie in flagrante per poi lasciarlo andare, sapendo che fuori c'è Benedetto che lo aspetta. Poco dopo, infatti, i gridi di Caderousse, [[Pugnale|pugnalato]] a morte dall'ex compagno di cella, richiamano Edmond: durante l'agonia Dantès riesce a fargli firmare la [[denuncia]] contro Benedetto e, rivelatosi a lui come Edmond Dantès, ne ottiene il sincero pentimento. <br /> Questo personaggio è differente dagli altri autori della [[congiura]], perché ha partecipato ad essa senza volerlo (era ubriaco), ma è troppo vigliacco (in quanto coinvolto, seppur involontariamente) per raccontare la verità. Edmond gli darà più volte la possibilità di redimersi dai suoi peccati, ma egli, mal consigliato e trascinato dalla cupidigia, dalla pigrizia e dall'orgoglio, continua a compiere malefatte.
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