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Nel [[1904]], scavi archeologici intensi squarciano gran parte di piazza Stesicoro, in modi che, nel giudizio di [[Vitaliano Brancati]], la faranno somigliare alla tolda di una nave colpita di fianco. Lo scavo, secondo il direttore dei lavori Filadelfo Fichera, rappresenta un primo accenno di programma archeologico, edilizio e sanitario per San Berillo, sempre con l'idea di collegare il quartiere alla stazione. Sono i tempi dello [[zolfo]] e Catania è snodo fondamentale delle esportazioni, tanto per mezzo dei treni che per mezzo del nuovo porto: il collegamento risulta sempre più angusto, a misura che cresce la propensione industriale di Catania. Il Grande Albergo, in piazza Cappellini, è l'unico edificio di un certo rilievo: per il resto, San Berillo, nella sua povertà, corrisponde a quell'impulso di edilizia popolare che, con case basse e corti centrali, si reitera a nord (i quartieri Consolazione e Borgo): un'urbanizzazione caotica e fittissima. È proprio l'impulso commerciale dello zolfo ad indirizzare i notabili catanesi verso l'ipotesi dello sventramento ''à la'' [[Barone Haussmann|Haussmann]]: gli scopi principali sono favorire l’afflusso e il deflusso dalle stazioni, la circolazione di aria e di luce (ma anche di truppe, visto il favore con cui i catanesi vedono le imprese coloniali), abbattere i vicoli infetti (nel 1911 un'epidemia di colera fa molti morti) e sottolineare la magnificenza di grandi edifici e monumenti isolandoli.
A questo punto si susseguono una serie di piani di sventramento, di cui solo quello di Brusa verrà messo in opera. Nel 1913, un primo piano propone una demolizione radicale, che suscita molte perplessità, risolte dallo scoppio della [[Grande Guerra]]. Un piano di risanamento del [[1927]] si scontra con l'impossibilità di seguire una via dritta. Alcune proposte contenute dai progetti ''Alfa 1932'' e ''S.P.Q.C.'' (il primo di [[Luigi Piccinato|Piccinato]], Guidi, [[Giuseppe Marletta|Marletta]]; il secondo di Mancini, Paternò, Severino) confluiscono nel PRG del [[1934]], supervisionato da Giovannoni, che sembra trovare una formula adeguata, pur snobbando, con le sue prospettive essenziali, il monumento a Bellini. È, stavolta, la [[seconda guerra mondiale]] a fermare il processo. D'altra parte, benché i danni bellici non siano stati così imponenti o, se tali, solo altrove, il vecchio progetto di sventramento riparte con rinnovata energia, sull'ala dell'idea di risanare il quartiere dopo il bombardamento ([[1947]]): il piano di ricostruzione di Gino Nicotra intende sempre demolire San Berillo, riprendendo lo spirito modernista di Giovannoni. Esiste il vecchio problema della non corrispondenza tra l’anfiteatro e la stazione ottocentesca: Nicotra prevede un percorso leggermente curvo. L'aspirazione della Catania ormai "Milano del Sud" non si sente soddisfatta dall’intervento ''démodé'' di Nicotra, con il suo "culto dell'asse".<ref>La storia dello sventramento è così raccontata da Giuseppe Arcidiacono, ''San Berillo di Catania: da centro a periferia'', in ''[http://books.google.it/books?id=cnZ2IPi5XcAC&printsec=frontcover&source=gbs_v2_summary_r&cad=0#v=onepage&q=&f=false Architettura&Città n°2 - Società, identità e trasformazione]'', ed. Di Baio, 2007, ISBN 8874990952 p. 88.</ref>
====Il piano ISTICA====
Nel [[1954]], lo sventramento, infine, viene realizzato: la promessa di indirizzarsi alla stazione e al mare si produce, ma a baionetta, attraverso una linea spezzata, nei termini pensati dall’arch. Brusa della [[Società Generale Immobiliare]] di Roma (di proprietà [[Vaticano|vaticana]] e principale finanziatrice del Piano ISTICA). L'ISTICA (Istituto immobiliare di Catania) fu costituito il 27 novembre del [[1950]], con un capitale di 55 milioni di [[lira italiana|lire]] (di questi, 20 milioni della SGI, 20 del [[Banco di Sicilia]], 10 della Cassa di risparmio Vittorio Emanuele, 2,5 della [[Provincia di Catania|Provincia]] e 2,5 della [[Camera di Commercio]] locale). Il piano Brusa, inizialmente offerto a titolo gratuito e poi valutato e pagato 60 milioni di lire, fu recepito ''in toto'' dall'ISTICA e approvato dal Consiglio comunale il 3 marzo [[1951]], contestualmente alla costituzione dell’Ist-Berillo, cui viene affidata la realizzazione di un abitato che accolga i cosiddetti "deportati di San Berillo" (circa 30.000) in zona San Leone.
Il piano Istica, il 16 maggio [[1952]], viene poi inserito nel PRG dal [[commissario prefettizio]], appena dieci giorni prima delle elezioni amministrative che attribuiranno lo scranno di sindaco a [[Domenico Magrì]] e alla sua giunta composta da [[Democrazia Cristiana|DC]] e [[Partito Nazionale Monarchico]].<ref>Si veda, a tal proposito, una [http://legislature.camera.it/_dati/leg05/lavori/stampati/pdf/004_008001.pdf domanda di autorizzazione a procedere in giudizio] nei confronti dell'onorevole Francesco Pezzino del [[Partito Comunista Italiano]] richiesta da Magrì.</ref>
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gettito dell’[[imposta di famiglia]]. Ma il piano viene attuato in altra forma.
Il 27 giugno del 1969, infatti, interviene in materia una nuova [[legge regionale]], pubblicata cinque giorni prima della scadenza dei termini per ultimare il piano di ristrutturazione (15 anni). La legge
Il 5 agosto di 2004, il sindaco [[Umberto Scapagnini]] e l'assessore all'urbanistica [[Mimmo Sudano]] nominano una commissione di saggi, incaricata di trovare una
composizione per questa area di circa 80.000 m<sup>2</sup>. La commissione è composta da [[Antonio Catricalà]] (consigliere di Stato che dovette poi rinunciare per l'intervenuto incarico alla presidenza della [[Garante per la protezione dei dati personali|Autorità Garante per la protezione dei dati personali]]), [[Augusto Fantozzi]], docente di diritto tributario alla Sapienza, l’avvocato [[Giovanni Pellegrino]], già senatore [[Democratici di Sinistra|DS]], e da [[Nicolò Zanon]], docente di diritto costituzionale a Milano.
▲studiata la complessa vicenda, sostengono che «elementi essenziali del piano di risanamento sono:
l’adeguamento del piano alle disposizioni della legge 765 del 1967 e del decreto ministeriale
2 aprile 1968; l’adeguamento dalle esigenze della mobilità e agli standard di verde pubblico e
parcheggi; la destinazione delle aree edificabili per non meno del 50% alla realizzazione di
attrezzature e servizi pubblici; l’indice di densità fondiaria non superiore ai 5 metri cubi a
metro quadro; la riserva, infine, di un sesto dei volumi destinati alla residenza per l’esercizio del diritto di prelazione da parte dei proprietari espropriati".
Su questo giudizio ''[[super partes]]'', i proprietari hanno presentato uno schema di utilizzo. Il 30 maggio del [[2008]] è stata sottoscritta una composizione tra le parti dal commissario comunale [[Vincenzo Emanuele]] e ciò a soli quindici giorni dalle elezioni amministrative.<ref>Pinella Leocata, ''Contenzioso sorto 40 anni fa per il nodo della cubatura'', da ''[[La Sicilia]]'', 7 agosto 2009. Consultabile su [http://www.argo.catania.it/wp-content/uploads/2009/08/corsomartiri_storiacontenzioso.pdf argo.catania.it].</ref>
*http://www.comune.catania.it/la_citt%C3%A0/culture/monumenti-e-siti-archeologici/musei/archivio-storico/allegati/mostra_politic_catania.pdf
*http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/soprintendenze/vincoli/Paesaggistici/CARTELLA%20DECRETI%20E%20VERBALI%20VINCOLI%20PROVINCIE%20DELLA%20SICILIA/CATANIA/58%20-Rieperimetrazione%20del%20vincolo.pdf
==Note==
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