Andrea Pozzo: differenze tra le versioni
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==Biografia==
Viene nominato anche come Del Pozzo, Dal Pozzo e Pozzi: sembra falsa la notizia in base alla quale il suo cognome originario fosse il tedesco Brunner, poi italianizzato. Ricevuta nella stessa città natia una prima educazione, si sposta a [[Venezia]], dove viene avviato alla pittura: pur non essendosi formato alla scuola di maestri conosciuti, ebbe modo di attingere alle fonti della migliore sensibilità artistica del tempo, ricevendo stimoli che rimarranno alla base della sua intera produzione artistica. La vita di questo artista è in perfetta linea con quella dei suoi contemporanei: intensa attività legata a numerosi e frequenti spostamenti che lo vedranno dapprima operante in diverse città del nord Italia.
Andrea Pozzo nasce a [[Trento]] nel [[1642]], pittore, teorico della prospettiva e architetto, noto in tutta [[Europa]], a [[Roma]] esegue opere notevoli affrescando la volta e l’abside della chiesa di S. Ignazio. Massimo esponente del barocco romano, mirabile creatore di effetti ottici di sfondamento spaziale e prospettico, con scene complesse di figure e architetture, muore dopo una frenetica produzione artistica, a [[Vienna]] nel [[1709]]. ▼
== Un capolavoro barocco a [[Cellore]]: l'altare di San Sebastiano ==
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Anche [[Verona]] adotta le direttive di guida del Papato, vengono chiamati da [[Roma]] diversi artisti molto famosi per le loro realizzazioni romane e tra questi Andrea Pozzo padre gesuita, che con [[Guarino Guarini]] influenzeranno in modo determinante gli architetti e i lapicisti veronesi che abbandoneranno i candidi marmi sanmicheliani per spiccate ricerche cromatiche con complesse realizzazioni plastiche.
▲Andrea Pozzo nasce a [[Trento]] nel [[1642]], pittore, teorico della prospettiva e architetto, noto in tutta [[Europa]], a [[Roma]] esegue opere notevoli affrescando la volta e l’abside della chiesa di S. Ignazio. Massimo esponente del barocco romano, mirabile creatore di effetti ottici di sfondamento spaziale e prospettico, con scene complesse di figure e architetture, muore dopo una frenetica produzione artistica, a [[Vienna]] nel [[1709]].
Dell’altare di S. Sebastiano colpisce la sua maestosa grandezza, a tratti compressa dai limiti circostanti dell’attuale collocazione, in origine posto nella chiesa omonima a Verona in via Cappello, distrutta nei bombardamenti dell’ultima guerra mondiale.
La linea curva evidenzia l’insieme e ricorre su tutti i piani di profondità: dalle balaustre, alle porte laterali con volute, all’abside centrale, fino agli elementi che sovrastano le colonne. Quest’ultime dominanti sono posizionate sfalsate su dei basamenti ruotati di 45 gradi, a spigolo vivo, per accentuare il senso della profondità e le vibrazioni luminose, scendono con i loro fusti e lesene fino al piano della Mensa dell’altare.
Nel contempo accentuano la verticalità dell’insieme, terminanti nei raffinati capitelli corinzi con volute e foglie d’acanto, che si avvitano nella fascia più alta e ne scaricano il peso.
Notevole è il risultato estetico dei marmi policromi, pregiati nella materia, con i loro colori sottolineano tutte le bande compositive dell’altare, rimarcando quadri modulari in successione ritmica e invitando l’occhio a percorrere lo spazio dal basso verso l’alto. Notevole è la sensazione che si prova muovendosi nel presbiterio, nel leggerlo nelle sue parti compositive da posizioni ravvicinate o dal basso verso l’alto dove si percepisce il suo dominio sullo spazio e sulle persone.
Al centro vi era collocata una grande tela del pittore veronese [[Antonio Balestra]], ora in [[Museo Civico di Castelvecchio|Castelvecchio]], al suo posto la statua di [[San Sebastiano]] opera del vicentino Orazio Marinali. La figura scolpita è in marmo bianco, si richiama nell’impostazione alla classicità, ma del barocco raccoglie l’inquietudine, le tensioni della tragicità dell’evento che si compie, le vigorose anatomie che creano a contatto con la luce effetti chiaroscurali morbidi o accesi, fanno risaltare la massa acromatica in netto contrasto con la varietà dei colori che la circondano.
La figura del santo è originata da direttrici circolari concave e convesse che determinano l’ossatura compositiva, la trasformano da blocco statico in dinamico. La testa è ruotata leggermente all’indietro, il volto verso l’alto sottolinea mirabilmente l’accettazione al martirio. La luce percorre le superfici esaltando le decorazioni con risultati dati proprio dall’insieme delle rientranze e delle sporgenze. Nelle scenografie barocche il tutto doveva concorrere a un vitale rapporto con lo spazio circostante, dove tutte le arti si fondono con risultati di notevole efficacia ed esuberanza come nell’altare di S.Luca a [[Verona]] di [[Andrea Zanoni]] datato [[1702]]. Sull’asse centrale di simmetria del nostro altare gli emblemi, segni rappresentativi dei valori cristiani.
In basso l’urna delle reliquie testimonia la fede vissuta, la Mensa con il tabernacolo impronta dell’Eucarestia viva, il tempietto-ciborio sorretto da angeli è la Gloria e nella parte più in alto lo Spazio Divino rappresentato dalla Madonna tra gli angeli sovrastato dal medaglione con il Bambino Gesù. Le sculture, che ornano l’altare in marmo bianco, dai putti reggi medaglioni, agli angeli berniniani, ai decori, alle volute ad onda, ai cartigli, alale colombe, alle corone vegetali o alle nuvole creano e completano lo spettacolo scenico. Nonostante il tempo, in questo luogo sacro si rigenera l’incanto di questa realizzazione marmorea che signorilmente nel suo sfarzo rende maestosa tutta la chiesa, non la sottrae alla preghiera e al silenzio della meditazione. Altro aspetto di non secondaria importanza è il fatto inimmaginabile che un altare di questa sorta possa trovarsi in un piccolo paese e l’abilità che i nostri nonni hanno avuto nel condurlo fin qui. Le ragioni che motivarono la Chiesa del [[XVII secolo]] verso questi monumentali allestimenti sono in parte superate, ma conservano inalterato tutto l’impatto emotivo e scenico che lo spettatore avverte nella loro grandezza, la bellezza della creatività dell’uomo tradotta in immagini e volumi.
== Le altre sue opere più importanti ==
Per poi passare a [[Roma]] ed infine approdare in [[Austria]]. Durante i suoi viaggi non mancò di lasciare il segno tangibile della sua presenza nelle città dove sostava: ne danno ancora testimonianza alcune opere custodite ad [[Arezzo]], [[Montepulciano]], [[Modena]] e [[Como]], località che videro l'artista all'opera soltanto per periodi brevi e passeggeri. ▼
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Nel [[1665]] giunse a [[Milano]], dove, presso la [[S. Fedele (chiesa)|chiesa di S. Fedele]], entra nella [[Compagnia di Gesù]], alle cui glorie celebrative sarà legata quasi l'intera sua produzione artistica: raggiunse soltanto il grado di coadiutore, in base al quale gli spetta il titolo di fratello e non quello di padre, che spesso gli viene ancora attribuito.
Proprio a Milano ebbe modo di continuare a perfezionare la sua formazione artistica, lavorando come aiuto del [[Francesco Maria Richini|Richini]].
Di qui si reca in [[Liguria]]: è attivo a [[Genova]], nella [[chiesa del Gesù e dei Santi Ambrogio e Andrea (Genova)|chiesa di S. Ambrogio]], dove realizza una ''Immacolata e S. Francesco Borgia'', e poi nella Collegiata di [[Novi Ligure]], dove troviamo una sua ''Predicazione di S. Francesco Saverio'', e infine a [[Sanremo]].
Certamente il lavoro che più lo impegnò – e lo ha consegnato ai posteri come elemento rappresentativo del [[Barocco]] romano – fu la realizzazione degli [[Affresco|affreschi]] nel soffitto della navata della chiesa di [[Sant'Ignazio di Loyola a Campo Marzio|San Ignazio]], culmine della sua incessante ricerca prospettica e figurativa, espressione dell'ormai raggiunta maturità artistica: sul soffitto piatto della chiesa realizzò in pittura prospettica delle architetture illusorie che, dilatando il campo visivo, incorniciano l'icona più espressiva dello spirito missionario di due secoli di storia della famiglia Gesuita. Per la stessa chiesa progettò l'altare dedicato a [[San Luigi Gonzaga]], mentre per la [[Chiesa del Gesù]] realizzò l'[[altare]] maggiore e quello dedicato al santo fondatore. I suoi capolavori romani hanno influenzato a lungo lo stile della decorazione interna delle chiese del tardo barocco nell'Europa cattolica.
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