Junio Valerio Borghese: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 18:
}}
Ufficiale di [[Regia Marina Italiana|Marina]], durante la [[seconda guerra mondiale]] entrò a far parte della [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª Flottiglia MAS]] e si rese celebre per alcune audaci imprese nel [[Mediterraneo]]. Come comandante della [[Xª Flottiglia MAS (RSI)|omonima unità indipendente]] aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]] combattendo a fianco dei tedeschi contro l'esercito anglo-americano e le formazioni partigiane. Al termine dell'attività bellica fu arrestato dal [[Comitato di Liberazione Nazionale]] e consegnato ai [[servizi segreti]] statunitensi che lo trasferirono a [[Roma]]. Nella capitale fu arrestato e processato per [[collaborazionismo]] e [[crimini di guerra]]. Il [[17 febbraio]] [[1947]] si conclude il processo; la Corte dichiara Junio Valerio Borghese colpevole del reato di collaborazione militare col nazista invasore, lo condanna ad anni 12 di reclusione, di cui 9 gli vengono condonati in virtù del suo glorioso passato militare, della sua attività per la salvaguardia delle industrie del Nord e quella del porto di [[Genova]], minacciati di distruzione dai tedeschi, oltre alla difesa della [[Venezia Giulia]] e dei confini orientali d'Italia. Inoltre si tenne conto dell'amnistia emanata da [[Palmiro Togliatti]], a quel tempo ministro della giustizia. Tra le varie carceri di [[Forte Boccea]], [[Regina Coeli]], [[Poggioreale]] e l'isola di [[Procida]], rimase in tutto in carcere quattro anni (fino al [[1949]]), contro i tre previsti dalla sentenza del 1949 (tenendo conto del condono). <ref>Sergio Nesi, ''Il processo'', in ''Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano''. Bologna, Lo Scarabeo, 2004, pp. 555-556.</ref>
Nel dopoguerra Borghese costituì gruppi clandestini armati, in stretto collegamento con [[Ordine Nuovo]] e [[Avanguardia Nazionale]], due organizzazioni di [[estrema destra]]. Nel [[1970]] fu tra i promotori di un tentativo di [[colpo di stato]], il fallito "[[Golpe Borghese]]" (noto anche come "golpe dell'Immacolata"), improvvisamente interrotto in circostanze tuttora non chiare. Borghese non nascose mai la propria aderenza politica al [[fascismo]] e il suo [[anticomunismo]], il quale veniva spesso esternato tramite dichiarazioni estreme (è famosa una sua intervista del [[1971]] alla televisione svizzera nella quale sosteneva la necessità di "sterminare" tutti i comunisti italiani i quali, a suo modo di vedere, costituivano un "eterno pericolo").
== Primi anni ==
|