Specificità: differenze tra le versioni
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Con il termine '''specificità''', in [[medicina]], si indica la capacità di un test di dare un risultato normale ("negativo") nei soggetti sani<ref>Grifoni V., Diagnostica Medica, Parte prima. ''La Medicina Internazionale'', Milano : Raffaello Cortina editore, 1990, p. 40</ref>
== Statistica ==
In [[statistica|termini statistici]], la specificità di un test è la [[Probabilità condizionata|probabilità]] di un risultato negativo (P<sub>T</sub>) in soggetti sicuramente sani (M-), ossia P(<sub>T</sub> | M-) e si esprime come il rapporto fra i veri negativi e il totale dei sani. La specificità di un test sarà inversamente proporzionale alla quota di «falsi positivi», cioè dei soggetti sani identificati però dal test come malati. Un test molto specifico, in definitiva, diminuisce la probabilità che un soggetto sano risulti positivo al test. Nel caso in cui un test diagnostico non desse falsi negativi, e perciò la specificità fosse 1 (specificità massima) il segno è detto "[[Patognomia|patognomonico]]"
==Calcolo==▼
Supponiamo che un test di screening dia come risultato solamente due opzioni: positivo al test e negativo. Essere positivi al test equivale ad essere ammalato, ma indagini diagnostiche successive possono rivelare l'effettiva malattia o meno<ref>ipotizziamo che l'indagine diagnostica non possa commettere errori</ref>. Perciò si otterranno 4 tipologie di osservati: Sani Negativi (veri negativi), Sani Positivi (falsi positivi), Malati Positivi (veri positivi) e Malati Negativi (falsi negativi), rappresentabili così in tabella:▼
▲=== Calcolo ===
▲Supponiamo che un test
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