Battaglia di Stalingrado: differenze tra le versioni

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== Considerazioni di critica storica ==
 
Per molti la battaglia di Stalingrado resta il simbolo della disfatta tedesca. In tempi recenti, tuttavia, la storiografia occidentale, riprendendo vecchie argomentazioni della propaganda bellica, ha nuovamento proposto una interpretazione della battaglia che ne riduce in parte l'importanza storica nel contesto complessivo della guerra mondiale <ref> AA.VV. ''Germany and the second world war,volume VI:the global war'', Oxford press 1991, pagg.1211-1215; E.Ziemke ''Stalingrad to Berlin:the german defeat to the East'',1986, 79-80 e 500-504. </ref><br/>.
L'argomentazione è nota: la VI Armata tedesca da sola teneva impegnate sette armate russe <ref> A,.Beevor ''Stalingrado'',Rizzoli 1998, pag. 302; E.Ziemke ''Stalingrad to Berlin:the german defeat in the East'', 1986, pag. 80. </ref>. Queste sette armate russe di fatto non potevano essere impiegate per ulteriori offensive e quindi erano bloccate sul posto. Se queste forze non avessero dovuto tenere accerchiato Paulus avrebbero potuto lanciarsi contro il precario fronte tedesco e sfondarlo.
 
Uno sfondamento in quelle condizioni avrebbe decretato la fine del fronte sud tedesco. Con la VI Armata che resisteva a Stalingrado i tedeschi, dopo il tentativo di Manstein, si stavano riassestando su un fronte più difendibile, anche se ci sarebbe voluto del tempo. Il fronte così accorciato avrebbe permesso di resistere con le forze disponibili <ref> In P.Carell ''Operazione Barbarossa'',BUR 2000, 734-736; E.Bauer ''Storia controversa della seconda guerra mondiale'',volume 5, DeAgostini 1971;, Apagg.Beevor ''Stalingrado'', Rizzoli 1998138-139. </ref>.
 
Il concetto che la resistenza della VI Armata fosse necessaria (e per certi versi anche 'decisiva') per mantenere agganciate cospicue forze sovietiche che altrimenti avrebbero potuto riversarsi contro il fronte tedesco e provocare un crollo definitivo non è nuova, ma risale addirittura ad Hitler in persona che lo utilizzò per motivare la sua spietata decisione di impedire sia una sortita dell'ultima ora (a fine [[dicembre]]) delle truppe accerchiate sia una loro resa a suo avviso prematura <ref> D.Irving ''La guerra di Hitler '' ,Ed.Settimo Sigillo 2001, 649-657; I.Kershaw ''Hitler.1936-1945'', Bompiani 2001, pag. 836. </ref>. Questo ragionamento (apparentemente non privo di logica e in parte condiviso da von Manstein, ma in realtà ingannevole e tipicamente hitleriano) si presta ad alcune critiche, al di fuori del fatto puramente umano legato alle sofferenze inflitte alle truppe accerchiate senza speranza di scampo. In primo luogo è indimostrabile il presunto effetto risolutivo di queste truppe sovietiche impegnate contro la sacca in ragione della loro non eccezionale consistenza numerica (circa 250.000 uomini <ref> AAA.VV.Beevor ''StalingradoGermany and the second world war:volume VI'',Rizzoli 1998Oxford press 1991, pag. 1161. </ref>), delle enormi difficoltà logistiche invernali anche per i sovietici e degli errori strategici che anche Stalin e lo Stavka spesso compivano (quando queste truppe furono impegnate dopo la resa del [[2 febbraio]], vennero dirottate malamente e con grande difficoltà sul fronte centrale e non ottennero alcun risultato di rilievo) <ref> G.Boffa ''Storia dell'Unione Sovietica'',parte II, Mondadori 1979, pagg. 105-106; J.Keegan ''Uomini e battaglie della seconda guerra mondiale'', Rizzoli 1989, pagg. 465-466. </ref>. In secondo luogo, è altrettanto vero che se Hitler avesse disimpegnato prontamente la VI Armata già in novembre invece di mantenerla a tutti i costi nella ''Fortezza'', oppure avesse sganciato il raggruppamento del Caucaso già agli inizi di [[dicembre]], senza aspettare le catastrofi dell'Operazione Piccolo Saturno, si sarebbe ottenuto un rafforzamento del fronte tedesco molto più cospicuo con conseguente ben maggiore solidità difensiva (oltre a salvare i soldati tedeschi accerchiati)<ref> Analisi dettagliata in AA.VV. ''Germany and the second world war, volume VI: the global war'', Oxford press 1991, pagg. 1170-1172.</ref>. [[File:Voldograd City (Den).jpg|thumb|350px|right|Volgograd: il [[Mamaev Kurgan]], 'la collina degli eroi'.]]
 
In realta l'argomento hitleriano (ripreso a volte dalla storiografia occidentale) serviva al dittatore tedesco anche e soprattutto per giustificare alcuni suoi chiari errori di valutazione strategica e per trasformare epicamente il significato della resistenza della sacca di Stalingrado anche a futura memoria <ref> W.Shirer ''Storia del Terzo Reich'', Einaudi 1990, pagg. 1417-1421; H.Gerlach ''L'Armata tradita'', BUR 1998, pagg. 368-374; I.Kershaw ''Hitler. 1936-1945'',Bompiani 2001, pagg. 847-848. </ref>.<br/>
Una parte della storiografia occidentale <ref> W.Churchill ''La seconda guerra mondiale'', volume 4, Mondadori 1951, 775-785; R.Cartier ''La seconda guerra mondiale'',Mondadori 1996, pagg. 135-136; G.L.Weinberg ''Il mondo in armi'', UTET 2007, pagg. 488-497. </ref> ha utilizzato questo argomento (ed anche dati statistici incompleti) per ridimenzionare il significato storico della battaglia, accentuando all'opposto la rilevanza di operazioni anglosassoni come la [[battaglia di El Alamein]] (dove furono impegnati in tutto non più di 40.000 soldati tedeschi e 60.000 italiani <ref> E.Bauer ''Storia controversa della seconda guerra mondiale'',volume 4, DeAgostini 1971, pag. 129 e pag. 230. </ref>); la resa in [[Tunisia]] (la cosidetta ''Tunisgrado''), con perdite complessive dell'Asse di circa 250.000 uomini <ref> B.H.Liddel Hart ''Storia militare della seconda guerra mondiale'',Mondadori 1996, pag. 608. </ref> (ovvero meno di un quarto di quelle della battaglia di Stalingrado) o la stessa [[Sbarco in Normandia|campagna di Normandia]] (combattuta quasi due anni più tardi, con la Wehrmacht ormai decimata dalle campagne sul fronte sovietico e ridotta ad impiegare anche i prigionieri di guerra <ref> R.Cartier ''La seconda guerra mondiale'', Mondadori 1996, pag. 264 </ref>).
 
Ovviamente l'importanza storico-politica delle vittorie anglosassoni in [[Africa]], in [[Europa]] nord-occidentale e nel [[Oceano Pacifico|Pacifico]] non va sminuita in senso contrario. Tuttavia dal punto di vista militare la lunga campagna di Stalingrado, come affermano ormai la maggior parte degli storici, anche occidentali <ref> J.Erickson ''The road to Berlin'',Cassell 1983, pagg. 43-44; D.Glantz/J.House ''When titans clashed'',1996, pag. 129; R.Overy ''Russia in guerra'',Il Saggiatore 1998, pagg. 194-197; G.Roberts ''Stalin's war'', 2007, pag. 119. </ref> rimane senza paragoni e sostanzialmente decisiva nella storia della seconda guerra mondiale in Europa.
 
== Documentari ==