Marja' al-taqlid: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FixBot (discussione | contributi)
m Bot: aggiungo template {{Avvisounicode}} (vedi qui)
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: sintassi e spaziatura dei link
Riga 6:
Ad essi si opponeva la corrente degli ''akhbārī'' che, insistendo sulla validità eterna e immutabile delle tradizioni ( ''akhbār'' ) degli [[imām]], rifiutava categoricamente l’utilizzo della ragione umana per stabilirne la validità e giudicare le affermazioni degli [[imām]].
 
La tesi, che i giuristi-teologi ''usūlī'' portavano a sostegno delle loro interpretazioni delle fonti trasmesse, era che non potevano essere applicate decisioni legali che fossero in contrasto con i principi razionali. Per il ''mujtahid'' (il giurista pienamente competente che pratica l’ [[Ijtihad|ijtihād]]), lo sforzo interpretativo autentico, ciò diventava quindi un dovere.
 
Il passaggio dalla figura del semplice ''mujtahid'' a quella, più autoritaria, del ''marjaʿ al-taqlid'' è segnato dall’opera di un giurista-teologo persiano, Āqā Muhammad Bāqir al-Bihbihānī, detto al-Wahīd (l’unico). Egli imponeva ai fedeli il rispetto delle deduzioni dei ''mujtahid'' che, essendo derivate da uno sforzo razionale, hanno una validità indiscutibile. Inoltre, riprendeva l’antica teoria secondo cui i giuristi sarebbero stati gli “eredi del Profeta” (concetto che sarà sviluppato da uno dei suoi allievi, Mulla Ahmad Naraqi, che parlerà per la prima volta del mandato del giurista a governare e che sarà ripreso dall’imam [[Khomeyni]], come ideologia fondante della [[Rivoluzione iraniana]] del 1978-79).