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Quindi sul finire del XIII secolo, a partire dall'anno [[1276]] venne cinto di mura il borgo del Molo, il quale si protendeva sul mare.
Partendo dalla [[Chiesa delle Grazie]], la linea muraria si allungò dietro la piazza dei Macelli e percorrendo la Malapaga raggiunse la torre del Molo, e di lì tornava a riunirsi con la vecchia cinta nel luogo detto ''Bordigotto'', antistante la chiesa dei [[SS. Cosma e Damiano]].
Un tratto delle prima citate [[Mura del Molo]], venne soprannominato appunto della “[[Mura della Malapaga]]” in quanto partiva appunto dalle omonime carceri per i debitori inadempienti.<ref>R. Delle Piane,
Per alcuni secoli, la difesa costiera di genova fu limitata alla cinta di mura sopra descritta, ampliata solo con la costruzione di una cinta muraria, che in linea con l'ampliamento delle mura interne del [[1320]] <ref> L. Grossi Bianchi – E. Poleggi,
Ancora nel [[1536]] furono approvati nuovi lavori di ampliamento della cinta muraria intorno alla città, è in questo contesto che si fortificano, il [[Molo di S. Tommaso]], la costa tra [[Carignano]] e il [[Molo Vecchio]], e venne edificata su progetto dell’ingegner [[Galeazzo Alessi]] tra il [[1550]] e il [[1553]], la [[Porta del Molo]] (oggi Porta Siberia).
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Il nemico, accampandosi a poca distanza dalle mura, avrebbe facilmente recato danni alla popolazione con l'uso dell'artiglieria.
Fu dunque decisa la realizzazione di una nuova e possente cinta muraria (l'ultima) nel [[1630]], che sfruttava, secondo le nuove tecniche difensive, l’anfiteatro naturale con vertice il [[Forte Sperone]], e scendeva lungo due crinali verso la foce del [[Bisagno]] e verso la [[Lanterna]]; lasciando l’abitato ben distante dalle mura in quanto la potenza sempre maggiore delle nuove artiglierie avrebbe facilmente causato danni alle case e ai suoi abitanti, se questi fossero rimasti ai margini delle mura, e seguivano la costa verso l'interno fino alla [[Porta del Molo]], l'attuale Porta Siberia. <ref>S.Finauri,
===Le premesse teoriche della difesa costiera===
{{quote|Tutti i luoghi che sono al lito del Mare, o non molto lontani, sono sempre in guerra. Perchè quando anco sieno in pace colle potenze confinanti, o vicine o lontane vi sono i corsari, pubblici et universali nimici. Dai quali è necessario ben guardarsi...<ref>
Con questa frase l'ingegnere [[Gabriello Busca]], nel suo trattato, pone il risalto una delle maggiori cause - la guerra di pirateria - che costringeva le popolazioni costiere ad escogitare ogni mezzo di difesa capace di affrontare una minaccia apparentemente perenne.</br>
Questa necessità , fu un'esigenza vitale, che dalla seconda metà del '400 al primo '600, in forme e modi diversi affrontarono vari architetti militari.<ref>
Il Busca, tendette a emanciparsi dal concetto di ''"città-darsena recinta"'', per proporre invece un sistema di torri d'avvistamento, [[batterie (militari)|batterie]], [[fortezze]] e grandi torrioni con cannoniere "a pelo d'acqua" <ref>
[[Gerolamo Maggi]], illustrò nella sua opera del [[1564]] ''Della fortificazione delle città..., Libro III'', come a queste opere fortificative, si potesse integrare un ingegnoso sistema di sbarramento all'entrata del porto.</br>Innanzitutto il Maggi consiglia di realizzare dei parapetti per cannoniere per offendere il nemico attaccante, e consiglia poi l'uso di ostacoli artificiali nascosti sott'acqua come catene e cassoni.
Ma soprattutto il Maggi puntava sulla costituzione di quanto più imponente [[flotta]] da guerra, che fosse in grado di contrastare un attacco, ma che in primo luogo dissuadesse i nemici da un eventuale scontro.</br>
I concetti del Busca e del Maggi, esulano da un concetto di città fortezza, anzi, puntano a una difesa integrata e mobile, da attuarsi con il supporto navale e terrestre, e grazie a diversi punti d'avvistamento e batterie dislocate lungo una costa più ampia della sola zona cittadina.
Ma ancora nei primi decenni del '600, l'eredità del [[Rinascimento italiano]], con il suo modello di città ideale, condizionava in Europa le scelte teoriche della difesa costiera delle città.</br>Le opere teoriche erano ancora legate al concetto di difesa circoscritta fondata sull'applicazione geometrica e del calcolo matematico.<ref>L.C.Forti op.cit. pag.11</ref></br>
==La difesa del Golfo nel XVII secolo== ▼
Molti autori ancora valutano l'arte delle fortificazioni come una disciplina scientifica, incontestabile, alla stregua di una legge matematica, con poligoni, bastioni simmetrici, modelli stereotipati e metodi costruttivi legati a concezioni ormai superate.</br>
[[Antoine de Ville]], diede inizio alla promozione su basi scientifiche della fortificazione moderna, fu il primo a rinunciare al modello di ''città-portuale ideale'', a favore di una difesa basata sull'analisi critica delle diverse situazioni ambientali<ref>Antoine De Ville, ''Les fortification du chevalier Antoine De Ville, contenant la maniere de fortifier toute sortes de places tant regulierement, qu' irregulierment,... .Avec l'attaque... .Puis la defense..., à Lyon 1628. Des Ports de Mer'', Chapitre LXIV, pp. 216-220</ref></br>
Il De Ville, capisce che bisogna sfruttare le diverse situazioni geografiche in cui sono poste le città portuali, analizzando le situazioni, ed edificando [[fortezze]] e [[torrione|torrioni]] , sfruttando i rilievi le scogliere e i [[promontorio|promontori]] che dominavano le coste, ed enunciando principi ugualmente validi, come il fiancheggiamento tra opere difensive e il dominio dall'alto sul porto.
Questo metodo fu utilizzato per molto tempo in molte città portuali europee, tra cui [[Genova]], anche a causa della crescita dell flotte nazionali e il continuo progresso dell'artiglieria delle nazioni ostili alla [[Repubblica di Genova|Repubblica]].
Le basi per la moderna tecnica difensiva, erano gettate, e d'ora in poi, innumerevoli scoperte e tecniche, si susseguirono nel corso dei secoli nell'evoluzione delle tecniche difensive costiere.
===L'assedio francese del 1684===
{{vedi anche|Bombardamento navale di Genova (1684)}}
Le “Mura Nuove” costiere di genova, dovettero però cedere sotto il [[bombardamento navale di Genova (1684)|bombardamento navale francese nel maggio 1684]]: la mattina del [[17 maggio]] centosessanta [[Marine Nationale|navi francesi]] formarono uno schieramento dalla [[Lanterna]] alla [[Foce]], per un totale di 756 bocche da fuoco, guardate ai lati da grosse imbarcazioni a remi occupate da moschettieri in assetto da guerra.
Il [[bombardamento]] causò danni ingentissimi, soprattutto a causa dei nuovi mortai da 330mm
Genova resistette ma nel timore di un nuovo attacco, il Governo genovese si rivolse alla [[Santa Sede]] e a [[Papa Innocenzo XI]] preoccupato delle complicazioni diplomatiche con la Corte di Francia.</br>
Durante questo assedio, comunque finito senza occupazione territoriale, furono chiari i limiti delle batterie costiere e in generale della difesa costiera del [[Golfo di Genova]], i pezzi erano obsoleti e di scarsa portata, mentre l'artiglieria francese <ref>All'epoca la più all'avanguardia</ref>, era nettamente superiore.</br>
Le batterie della [[batteria della Malapaga|Malapaga]], della [[Batteria della Lanterna|Lanterna]] e della Cava, non furono mai in grado di impensierire la flotta francese, il sistema di fortificazioni costiere, ai margini, troppo a ridosso dei limiti cittadini, non fermarono due sbarchi, a [[Sampierdarena]] e alla [[Foce]]. Oltre 4.000 [[soldato|fanti]] francesi presero terra, e seppur ricacciati in mare dalla tenacità dei difensori, dimostrarono la pochezza delle difese.
===L'assedio Austro-inglese del 1800===
===L'invasione francese 1796===
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==Note==
<references/>
==Bibliografia==
*Leone Carlo Forti, Fortificazioni e ingegneri militari in Liguria (1684-1814), Compagnia dei librai, 1992
*R. Delle Piane, Mura e Fortificazioni di Genova, Nuova Editrice Genovese,Genova 1984.
*L. Grossi Bianchi – E. Poleggi, Una città portuale nel mediterraneo - Genova nei secoli X – XVI, Ed. SAGEP, Genova.
*S.Finauri, Forti di Genova – Storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi - edizione 2007
*Gabriello Busca, L'Architettura Militare, Milano 1601, op. cons., Milano 1619.
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