Fusione nucleare fredda: differenze tra le versioni

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Un secondo problema, non meno importante, è la presunta deposizione, sia in soluzione che sull'elettrodo di tungsteno, di atomi di elementi prima non presenti nella soluzione nel metallo, ma comunque prossimi al tungsteno nella [[tavola periodica]]<ref>T Ohmori, T Mizuno. "''Strong Excess Energy Evolution, New Element Production, and Electromagnetic Wave and/or Neutron...''". The Seventh International Conference on Cold Fusion, 1998</ref>, inducendo quindi vari autori ad ipotizzare che sulla superficie dell'elettrodo di tungsteno possano avvenire processi di [[Trasmutazione LENR|trasmutazione]]<ref>D. Cirillo, A.Dattilo, V. Iorio, ''"Trasmutation of metal to low energy in confined plasma in the water"'', aprile 2004</ref>.
 
==== Critiche sull'esecuzione delle misurazionimisure ====
 
La società EarthTech International Inc. (ETI)<ref name=ETI_Wreport /> tra l'inizio del 1998 ed il dicembre 1999, ha svolto tre cicli di test con il protocollo di Ohmori e T. Mizuno; nonostante la stretta collaborazione con gli autori giapponesi e l'oggettiva qualità del lavoro svolto, non è riuscita ad ottenere nessun risultato di guadagno energetico. Questo fatto, secondo i ricercatori dell'ETI può solo dipendere dall'oggettiva difficoltà nello svolgere corrette misurazioni sui dispositivi elettrolitici che operano in particolari condizioni, come quelle riscontrate nel protocollo testato. Ad esempio, a causa del forte rumore elettrico indotto dal plasma, non è semplice valutare con sufficiente correttezza l'effettiva energia utilizzata dal dispositivo per lo svolgimento della reazione. Non solo: non è neanche facilmente determinabile se l'errore sulla determinazione dell'energia sia in sovrastima o sottostima rispetto a quella realmente impiegata. Questa difficoltà si ripercuote direttamente nella determinazione del corretto rapporto tra energia spesa per la reazione e quella da essa prodotta in calore ([[Coefficiente di prestazione|COP]]).