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=== L'Irredentismo e la prima annessione all'Italia ===
{{Vedi anche|Italia irredenta|Austria-Ungheria}}
Trieste fu, assieme a [[Trento]], il centro dell'[[irredentismo]]{{fact}}, movimento che, negli ultimi decenni del [[XIX secolo]] e agli inizi del [[XX secolo|XX]] aspirava ad un'annessione della città all'Italia. Ad alimentare l'irredentismo triestino erano soprattutto le classi borghesi in ascesa (ivi compresa la facoltosa colonia ebraica), le cui potenzialità ed aspirazioni politiche non trovavano pieno soddisfacimento all'interno dell'[[Impero austro-ungarico]]. Quest'ultimo veniva visto da molti come un naturale protettore del gruppo etnico slavo presente sia in città che in quelle zone multietniche che costituivano il suo immediato retroterra {{citation needed}}(che iniziò ad essere definito in quegli anni con il termine di [[Venezia Giulia]]). In realtà agli inizi del [[XX secolo|Novecento]] il gruppo [[etnia|etnico]] sloveno era in piena ascesa demografica, sociale ed economica, e, secondo il censimento del [[1910]], costituiva circa la quarta parte dell'intera popolazione triestina. Ciò spiega come l'irredentismo assunse spesso, nella città giuliana, dei caratteri marcatamente anti-slavi che vennero perfettamente incarnati dalla figura di [[Ruggero Timeus]]. La convivenza fra i vari gruppi etnici che aveva da secoli contraddistinto la realtà sociale di Trieste (e di [[Gorizia]]) subì, pertanto, un generale deterioramento fin dagli anni che precedettero la prima guerra mondiale.
 
Nel [[1918]] il [[Regno d'Italia|regio]] [[esercito]] entrò a Trieste acclamato dalla maggioranza della popolazione{{citation needed}}, che era di sentimenti italiani. La sicura imminente annessione della città e della Venezia Giulia all'Italia, fu però accompagnata da un ulteriore inasprimento dei rapporti tra il gruppo etnico italiano e quello sloveno, traducendosi talvolta anche in scontri armati. A tale proposito furono emblematici, il giorno [[13 aprile]] [[1920]], i disordini scoppiati a Trieste in seguito di un attentato contro l'esercito italiano di stanza a [[Spalato]], che aveva causato due vittime fra i militari. Durante i disordini, contraddistinti da un marcato carattere anti-slavo, un gruppo di [[squadristi]] triestini presidiò l'Hotel Balkan, ove aveva sede il ''[[Narodni dom]]'' (Casa Nazionale), centro culturale degli sloveni e delle altre nazionalità slave locali, che fu dato alle fiamme. «Il rogo...mostra con le fiamme, che ben si possono scorgere da diversi punti della città, la forza del fascismo in attesa<ref>Citazione tratta da Annamaria Vinci, ''Il fascismo al confine orientale'' sta in: [[Claudio Magris]] e [[Giovanni Miccoli]] (a cura di), ''Il Friuli-Venezia Giulia'', della serie ''Storia d'Italia, le Regioni dall'unità ad oggi'', Vol.I, pag. 423, Torino, Giulio Einaudi Ed., 2002</ref>».
 
Con la firma del [[Trattato di Rapallo (1920)|Trattato di Rapallo]] del novembre [[1920]], Trieste passò definitivamente all'Italia, inglobando, nel proprio territorio provinciale, zone dell'ex [[Principesca Contea di Gorizia e Gradisca]], dell'[[Istria]] e della [[Carniola]].