Volontà: differenze tra le versioni

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Anche per [[Aristotele]] un'azione volontaria e libera è quella che nasce dall'individuo e non da condizionanti fattori esterni, purchè sia predisposta dal soggetto con un'adeguata conoscenza di tutte le circostanze particolari che contornano la scelta: tanto più accurata sarà questa indagine tanto più libera sarà la scelta corrispondente.
 
Nello [[stoicismo]] è centrale il tema della volontà del saggio che aderisce perfettamente al suo dovere (''kathèkon''), obbedendo a una forza che non agisce esteriormente su di lui, bensì dall'interno. EgliSiccome vuoletutto quelavviene chesecondo devenecessità, ela devevolontà quelconsiste chenell'accettare lacon favore il destino, qualunque esso sia, altrimenti si è comunque destinati a farsi suatrascinare stessada [[ragione]]esso glicontro imponevoglia. Il dovere stoico non è quindi da intendersi come un esercizio forzato di vita, ma sempre come il risultato di una libera scelta, effettuata in conformità con le leggi del Lògos. E poiché il Bene consiste appunto nel vivere secondo ragione, il male è solo ciò che in apparenza vi si oppone.
 
[[Plotino]], rifacendosi a Platone, sostenne analogamente che il male non ha consistenza, essendo soltanto una privazione del Bene che è l'[[Uno (filosofia)|Uno]] assoluto. La volontà umana consiste quindi nella capacità di ritornare all'origine indifferenziata del tutto attraverso l'[[estasi]], la quale però non può essere mai il risultato di un'azione pianificata o deliberata. Si ha infatti in Plotino la rivalutazione del procedere [[inconscio]], dato che il pensiero cosciente e puramente logico non è sufficiente. Lo stesso Uno genera da sé i livelli spirituali a lui inferiori non in vista di uno scopo finale, ma in una maniera non razionalizzabile, poiché l'attività giustificatrice della ragione prende ad agire solo ad un certo punto della discesa in poi.
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A lui si contrappose [[Giansenio]], fautore di un ritorno ad Agostino: secondo Giansenio l'uomo è corrotto dalla concupiscenza, per cui senza la grazia è destinato a peccare e compiere il male; questa corruzione viene trasmessa ereditariamente. Il punto centrale del sistema di Agostino risiedeva per i giansenisti nella differenza essenziale tra il governo divino della grazia prima e dopo la caduta di Adamo. All'atto della creazione Dio avrebbe dotato l'uomo di piena libertà e della «grazia sufficiente», ma questi l'aveva persa con il peccato originale. Allora Dio avrebbe deciso di donare, attraverso la morte e resurrezione di Cristo, una «grazia efficace» agli uomini da lui predestinati, resi giusti dalla fede e dalle opere.
 
===Nel pensiero moderno===
Nell'ambito della concezione religiosa della libertà il [[filosofia moderna|pensiero moderno]] ha assunto una visione razionalista con [[Cartesio]] che, identificando la volontà con la libertà, concepiva quest'ultima in senso intellettuale come scelta impegnativa di cercare la verità tramite il [[dubbio]].<ref>Cartesio, ''Principia'', I, 41</ref> Una cattiva volontà è ciò che può essere di ostacolo in questa ricerca e determinare l'errore.
 
Mentre però Cartesio si arenò nella duplice accezione di ''res cogitans'' e ''res extensa'', attribuendo assoluta volontà alla prima e passività meccanica alla seconda, Spinoza si propose di conciliarle in un'unica sostanza, riprendendo il tema stoico di un Dio immanente alla Natura, dove tutto avviene secondo necessità. La libera volontà dell'uomo dunque non è altro che la capacità di accettare la legge universale ineluttabile che domina l'universo.<ref>Cfr. Spinoza, ''Ethica'', V, 3.</ref>